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S 0 P îl A O'RAs IÒ. Sio

îûente j che non Faveano neppure essi me-
desirni . Non ci è uomo , si dice prover-
biaimente , che dianzi agli occhi de’ suoi
valetti sia un eroe ; e non ci è secolo au«
reo , dire anche si potrebbe , per gli occhi
del contempqraneo . Qual ritratto non ei
fa Platone degli scioli e dei sofisti, che
aveano la voga a’ tempi di Pericle e di Fi-
lippo ? M. Antonio Flaminio nel bel mez-
zo deli’aureo secolo di Leone scrive a mes-
ser Luigi Carlino , che subito che 1’uomo
nelle sue composizioni schiva i vocaboli
barbari e frateschi, pensayano ch’egli scri-
yesse ben latino . L di qui nasce , egli ag-
giunge, che non solamente il volgo , ma
eziandio molti che per le città hanno fa-
ïïia di buona dottrina e di buon giudizio ,
âmmirano lo stile di Erasmo , del Melan-
tone , e di certi nostri italiani, i quaîi non
seppero mai, nè forse mai sapranno , ciò
ehe sia bellezza proprietà eleganza purità
e copia della lingua latina (x). II Serlio si
duole , egualmente che il buon Yitruvio ,

come

(1 Lettera di M. Antonio Flaminio a jnes-
ser Luigi Carlino ,

To: IY. K k
 
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