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5z6 S A G G I O

te sarìano per avventura da lui rifiutate neî
tempo istesso, che surte gli fossero in men-
te; che già egli non potea esser cosi cer-
to, che le comportasse la lingua greca, co-
me la latina sua propria : a quel modo, che
se Dante continuato avesse il suo poema
in latino, non avrebbe osato dire di un
fiume, che nol sazia cento miglia ch corso:
ch' egli venne in luogo di ogni luce muto ;
maniere vive profonde brave^ colle quali
e con aitre ad esse somiglianti egli ha in-
gagliardito ia nostra poesia, A una lingua
forestiera, e sia pur vivente, non. si potrà
mai dare d’insoliti atteggiamenti; la non
sì potrà mai piegare fuori delsusato suo
corso. In essà altro finalmente non ti è
concesso, che seguire altrui ; altro esser
non puoi, che un yalente imitatore: e gl’
imitatori gli teneva Orazio in quel concet-

to ,

Potores ; vei cjuod maledicunc liberius„
vel

Fewida quod subtile exsurdant vina pa~
latum.

Sat. 8. lib. II.
 
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