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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0030
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sa Pensieri

cii musica, quando si mettono a comporre
nn’aria patetica, avessero scritto sul leggio
del gravicembalo quel motto di Cicerone :
lacrima nihil citius arescit.

Donde mai viene che i Greci, nazione
fornita di organi cosi dilicati, amavano tal-
mente il canto delle cicale? Anacreonte le
chiama dolci profeti della state; Omero qua-
lifica la voce loro di voce fiorita, di 'voce
gigliata, secondo che traduce il Salvini; e
Teocrito per lodare il canto di un pastore
lo mette sopra quello di una cicala, come
noi lo mettereinino sopra quello di un ros-
signolo, o di un Egiziello. Yirgilio chia--
jna le cicale rauche; e con orecchio men
fino dei Greci diede loro un epiteto. assai
più giusto ,

In Erancia i tanci libri popolari che es^
cono giornalmente inluce, formano agliuo-
mini lo spirito, come i sarlori formano la
vita alle donne.

Quante volte non avviene nelle cose le
più importanti quello, che nell’ordinare 1’
opera in musica si praticava altre volte in
nna corte d’Italia? II compositore e il poe^
ta doyeano mirare unicamente a formare

un
 
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