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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0052
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44 Pensìér.1

stanclosi, dalla severità antica , lian fatto scà-
Ìa al libertinaggio del Borromini e della
scuola moderna : e quel suo famoso det-
to, che le seste bisogna averle negli oc-
chi, ìl quale è in bocca di tutti gli scul-
tori e pittori, gli ha resi nemici capitali
della fatica ; non considerando essi, ché
Michelàgnolo intendeva, che il gusto deì
pittore dee esser fondato sulla dottrina, é
che non può avere le seste negli occhi chi
non le ha avute lungo tempo tra inano .

Per dare un esempio in mille della va-
ritetà di maniere che ha la nostra lingua
sopra la Francese , bastino quelle tante ,
con che noi possiam rendere il c est a di-
re ; cioè , cioè a dire , et è a dire , che è
a dire , che è il medesimo che dire , che è
quel medesimo , che è lo stesso a dire, che
'vale a dire , che tanto è a dire , che tan-
to importa , ec. Non si direbbe egli, che
corre tra una lingua e Taltra la medesimà
disferenza, che tra un mandolino e un
gravicembalo ?

La più malignà vendetta , che sia statà
mai presa, è quella che prese il duca d
Urbino contro de Medici che gli aveano

tolto
 
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