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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0257
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X» I V E R S I .

249

©gm ornarnento poetico , cbe non ispendo-
no una parola più cbe non bisogna ad es-
primere i rnagri loro concetti, i Quaccheri
del Parnaso?

JNiente vi ha, cbe dia. più rnala voce ad
un uomo nel inondo, quanto Fesser catti-
vo giuocatore. E in fatti coloro che meglio
furono educati prenclono moltissima guar-
dia, quando perdono al giuoco, che non
si legga negli atti difuori, se clentro se ne
dolgono. La libertà piace sopra ogni cosa.
Ella è quasi un fondo cornune, sopra il qua-
le ognuho fa assegnamento .

Pare ad aicuni, che un gran disetto nel-
Ja legislazione di Licurgo sia Laver prescrit-
to a’Lacedemoni cli non finire ii nemico,
di nou aver fortezze, di non aver porti di
anare. Senza finire il nemico non si posson
fare, dicon essi, de’rapidi conquisti ; sen-
za sortezze non si possono conservare, nè
si possono estendere senza navigazione. Ma
Licurgo, si potrebbe rispondere, voleva sem-
pre viva la virtù de’Lacedemoni : conser-
yando loro de’possenti nemici sulle braccia,
yoleva che le più forti cittadelle sossero i
petti loro, nè volea che i loro costumi cor-

rotti
 
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