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Algarotti, Francesco
Opere Del Conte Algarotti (Band 7) — Venezia, 1792 [Cicognara, 3-7]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28026#0288
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<i8o Lettere sulla traduz,

car l’autorità cle’commentatori e degFinter-
petri (che pur tutti convengono, per quan-
ti rivoltati io n’abbia, nella nostra senten-
za) che Virgilio è a sè stesso il miglior com-
mento che desiderar si possa giammai. Ma
quale strana serie d’inette cose non fa d uo-
po izihlzare al Caro per riferir pestis a’vil-
lani, come egli pur fa; a guisa di malo fi-
losofo, a cui convenga inilìe inezie dire per
sostenere immaginaria ipotesi ed alle leggi
di natura contraria? Assomigliar conviengli
i villani a’topi, del che nè pur vestigio è
in Virgilio. E che fan poi questi villani si-
mili a’topi? Stannosi a razzolar la terra asco-
si per le macchie, ove libera da ogni cul-
tura lussureggiar suole natura, se non quan-
to vassi alle macchie per far legna ,

Di quanta ofsensione non sarebbe egli
mai, caro il mio Ermogene, alEombra del
gran Virgilio il risapere, che fannogli pur
dire cjuassù i tracluttori suoi così inette co-
se come son qneste^ e in materia massime^
di cui sì clotto egli era., voglio ciir l’agri-
colturaj e che gli san maledire insino a’vil-
lani, sehiatta d’uomini ch’egli precìica neL
la diyina Georgica sopra tutti fortunata, e
 
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