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Algarotti, Francesco; Algarotti, Francesco [Hrsg.]
Opere Del Conte Algarotti (Band 10) — Venezia, 1794 [Cicognara, 3-10]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28030#0030
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S2 L E T T E ït Ê

simi tocchi quelle sue poesie, che ardono

sancora veramente, e son piene di faville.

Ai più potrà parere per avventura, che
il Rucellai nelle Api, il Tasso nella Geru-
salemme, sieno più imitatori di Virgilio,
che non fu Dante nella Commedia : ma chi
ben considera vedrà agevolmente , come
quegli appresero bensi varie cose da Vir-
gilio ; ma uno le snervò con la fiacchezza
dello stile, l’altro con l’afsettazione le in-
femmini. Laddove Dante non ne prese cosa
niuna particolare , ma seppe col forzuto suo
stile esprimere il carattere virgiliano di poe-
tare : nel che appunto sta la eccellenza del-
la imitazione , che dee essere del genere,
e non mai della specie .

Nel contrafsare ancora ad esprimere col
suono del verso certe cose si rassomigliano
i nostri poeti. Non pare a lei similmen-
te, che al

. . procurnbit humi bos ;

, atque oculis Phrygia agmina circumspexit;

Tam multa in tectis erepitans salit horrida
grando ;

perte
 
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