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Algarotti, Francesco; Algarotti, Francesco [Hrsg.]
Opere Del Conte Algarotti (Band 10) — Venezia, 1794 [Cicognara, 3-10]

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https://doi.org/10.11588/diglit.28030#0119
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111

V A R I E .
cw a farsi sentire quel male, iiorirono in
Toscana quei due chiari scrittori il Davan-
zati ed il Salviati. L’uno, oltre a varie sue
operette benissimo scritte, tradusse, come
a lei è ben noto , con quella sua sugosa
brevità Cornelio Tacito , che è quasi un
miracolo della nostra lingua ; e 1’altro non
mancò certamente dipurità, benchè cades-
se nell’eccesso della minutezza . A questi
due succedette il Galilei scrittore classico
non meno nello stile, che nei concetti ;
il Segneri, al cui quaresimale niuno altro
v’è che di gran lunga si accosti; il Maga-
lotti medesimo , che per gli suoi Saggi dell'
accademia del Cimento ha meritato un co-
si distinto luogo tra gli scrittori della no-
stra lingua ; il Redi, a cui non è meno de-
bitrice la italiana favella, che gli sia la sto-
ria naturale e la medicina; il Dati il Mar-
chetti il Beliini, e parecchj altri, i quali
attaccandosi al dottore del Papa al Bonarot-
ti al Salvini, e agli altri di questa nostra
età, ben pare che meritino il belloelogio,
che dà Cicerone ad Erodoto ed a Tucidi-
de. » Non ostante che cadessero, dic’egli,.
53 nel tempo dei sohsti, che inciyettito avea-

» no
 
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