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to a me non muterei per niente queirec-
celse ; piuttosto inuterei i’altro passo, Lo
stuolo un suon d’ alto lamento fe', come lo
avete inutato voi, per isfuggire la repeti-
zione di quel suon d’alto lamento, che tro-
vasi ancora neila seconda strofe ; se già non
yi piacesse più tosto quello che piacerebbe
anche a me, cioè di mutare alquanto i pri-
mi tre versi di questa strofe medesiraa, ac-
ciocchè si intenda più chiaramente essere
il desiderio vostro , non che il suono lamen-
tevole che hariempiuto l’Italia vada ancora
a riempier l’Arabia, ma che ii dolore an-
zi si dilegui del tutto. Dico questo, per-
chè rileggendo io l’ode vostra, mi è cadu-
to nell’anima che taluno possa con qualche
ragione prendervi equivoco, il che se lia,
male ne avverrà alla ode tutta, la quale
non potrà essere intesa in niuna altra par-
te, se in quei tre versi non lo è . Pensa-
teci alquanto. Piacemi bene che essa sia
piaciuta al signor abate Conti, il quale ha
tutto’l dì Orazio per le mani ; desidero che
piaccia altrettanto a questi nostri, a’quali
però, per quanto ho potuto raccorre da al-
cune poche parole di Ghedini e diYicini,
non
to a me non muterei per niente queirec-
celse ; piuttosto inuterei i’altro passo, Lo
stuolo un suon d’ alto lamento fe', come lo
avete inutato voi, per isfuggire la repeti-
zione di quel suon d’alto lamento, che tro-
vasi ancora neila seconda strofe ; se già non
yi piacesse più tosto quello che piacerebbe
anche a me, cioè di mutare alquanto i pri-
mi tre versi di questa strofe medesiraa, ac-
ciocchè si intenda più chiaramente essere
il desiderio vostro , non che il suono lamen-
tevole che hariempiuto l’Italia vada ancora
a riempier l’Arabia, ma che ii dolore an-
zi si dilegui del tutto. Dico questo, per-
chè rileggendo io l’ode vostra, mi è cadu-
to nell’anima che taluno possa con qualche
ragione prendervi equivoco, il che se lia,
male ne avverrà alla ode tutta, la quale
non potrà essere intesa in niuna altra par-
te, se in quei tre versi non lo è . Pensa-
teci alquanto. Piacemi bene che essa sia
piaciuta al signor abate Conti, il quale ha
tutto’l dì Orazio per le mani ; desidero che
piaccia altrettanto a questi nostri, a’quali
però, per quanto ho potuto raccorre da al-
cune poche parole di Ghedini e diYicini,
non