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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. I
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0066

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42

Luca Beltrami - La Torre del Filarete nella fronte del
castello di Porta Giovla verso la città - (Estratto dal-
1''Archivio storico lombardo, Anno XV, fase. IV,
1888) ■ Milano, tip. Rortolotti di Giuseppe Prato, 1889.

Fra i ricordi monumentali che ci restano degli Sforza
a Milano, è il castello di porta. Giovia; ed ora che ven-
nero cominciate alcune costruzioni in piazza Castello,
il signor Beltrami, valoroso cultore delle patrie memo-
rio, viene con questo suo articolo ad illustrare una delle
parti più importanti di quel monumento, la torre del
Filarete. Non è nuovo questo studio por il Beltrami,
poiché egli pubblicò già un bel volume sul castello degli
Sforza,1 volume che fu una battaglia vinta, avendo sal-
vato (pie' gloriosi resti da distruzione.

La torre del Filarete, che occupava la parto cen- j
tralo sul ponte del castello, non lascia apparentemente ]
alcuna traccia. Essa difondeva l'ingrosso del castello
dalla parte della città. La costruzione di questa torre,
cominciata verso il 1452, fu affidata dal duca Francesco
all'Averulino, detto il Filarete. Il Beltrami parla lunga-
mente nel suo volume sul castello, delle vicende di
quella costruzione, e dei contrasti sorti fra l'architetto
fiorentino e gli architetti milanesi. Lo notizie di fatto
clic dai documenti nel nominato volume riportati si
possono trarre, si restringono alle seguenti: «al disopra
dello stemma o ducale che decorava la porta d'ingresso,
coll'emblema sforzesco dell'angelo e del cane, era stata
riservata una insenatura, alta braccia '.i e profonda brac-
cia 1, per adattarvi un fregio in terra cotta a colonnette
intagliate, alternate con teste di bue; al disopra del
piano delle cortine - alto braccia 22 - la torre si in-
nalzava per contenere una camera, ad uso di guarda-
roba, coperta a volta, raggiungendo al piano dei piom-
batoi un'altezza di braccia 40 circa ossia ni. 24. »

La polvere conservata nella torre, che serviva di
deposito alle munizioni, scoppiò nel pomeriggio del 28
giugno 1521.

Parecchi cronisti parlarono della catastrofe avvenuta
per la scoppio poderoso, ma, dice il Beltrami, scarse
sono le notizie che si possono trarre da quelle narra-
zioni sulla decorazione della torre. Il Guicciardini dice
solo che era « una torre di marmo bellissima, fabbri-
cata sopra l»,porta, nella sommità della (piale stava
l'orologio. » Francesco Baufo aggiungo qualche parti-
colare, riferendo che « in torre de mezo verso Li piaza
di S. Maria, gli era su el dottor Sant'Ambrosio con di-
verse armi ducali di malmore. » L'esistenza di statue
dei protettori della città, e degli stemmi ducali è con-
fermata da altre descrizioni della catastrofe.

Il Beltrami, dopo le notizie dato della torre nel suo
volume, ebbe occasione di fare altre ricerche. li in fatto
da una delle finestre che si aprono nel fondo dietro la
figura della Vergine col bambino in un quadro di scuola
leonardesca, il Beltrami trovò la rappresentazione del

1 11 Castello di Milano all'epoca degli fjforza. Milano,
1885,

front»; di un castello limitato da due torri rotonde ed
avente in mezzo una torre rettangolare. Como apparo
dallo schizzo riportato nel fascicoletto, la torre centrale,
dopo la merlatura, si innalza con due ordini minori di
costruzione, coperti da cupolino con banderuola. Era
facile, dice il Beltrami, avendo riguardo all'epoca e alla
scuola cui appartiene quel quadro, riconoscere la rappre-
sentazione sommaria del fronte del castello, con in
mezzo la torre del Filarete. E ad avvalorare questa in-
duzione, si presentò al Beltrami una singolare circo-
stanza. Essondo andato a rivedere la cascina Pozzobo-
nolla, costretto da un uragano a ripararsi sotto il por-
ticato che unisce la cappelletta alla casa di abitazione,
scrostando l'intonaco recente di un muro, trovò in di-
segno graffito la rappresentazione di un castello, che
era evidentemente quello degli Sforza.

Cosi segue il Beltrami a dare altre brevi notizie
sulla fronte del castello al principio del xvi secolo.

Se il Beltrami trovasse in ogni paese d'Italia imi-
tatori intelligenti, quanta messe per la storia dell'arie !

Italo Palmarini

Donatello in Pisa, documenti pubblicati da Leopoldo
Tanfani Centokainti - L'opera di Santa Maria del

Fiore - Notizie raccolte da Clemente Lupi - Pisa,
tip. di Francesco Mariotti, 1887.

In un fascicolo di splendida edizione, che fa onore
alla tipografia che lo ha stampato, sono raccolte queste
due buone monografie, interessanti per la storia del-
l'arto. I tipografi toscani avevano in cuore di pubbli-
I caro un bel volume su Donatello, e sulle vicende con-
secutive dell'Opera di S. Maria del I?iore, in occasione
dello scoprimento della facciata del grandioso monu-
mento. Ma tale lodevole divisamente andò fallito ; e per
cura del sig. Filippo Mariotti, furono messi in luce
questi due lavori che avrebbero dovuto far parte del
volume.

I documenti che vengono pubblicati su Donatello
tratti dall'archivio pisano, riguardano il suo soggiorno
a Pisa, e, dal lungo tempo che ivi si fermò, il Cento-
fanti vorrebbe arguire che l'infaticabile picchiapietre
fiorentino, si applicasse anche ad altri lavori. Sarebbe
importante il poter avvalorare questa supposizione con
più chiari documenti.

Quelli ora pubblicati dal Centofanti sono tre.

Nel primo, Giuliano di Colino da S. Giusto, pagando
a Pippo di maestro Giovanni di Gante alcune somme
per aver lavorato una cappella di marmo nella chiesa
del Carmine di Pisa, nomina fra' testimoni, maestro
« Donato di Nicolò » (1425, 29 nov. - 1426, ott. 14).

Nel secondo, lo stesso Giuliano, facondo altri paga-
menti a Maso dipintore, nomina puro come testimone
« maestro Donatello marmoraio da Firenze » - (1426,
20 febbr. - 26 die.)
 
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