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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. V-VI
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Fumi, Luigi: La facciata del duomo d'Orvieto, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0228

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192

LUIGI FUMI

che era affidata a frate Benvignate soprastante della medesima. Sollecitato dal frate a venire, egli
indugiava e lilialmente scriveva non potersi per niente assentare da Orvieto, e consigliava si pro-
cedesse oltre nell'opera dal monaco. Perciò frate Benvignate fu dal consiglio di Perugia incaricato
di procedere innanzi senza la presenza ilei Buoninsegna. Poco più tardi a cura del monaco s'acqui-
stava in Orvieto il piombo per i cannelli di quell'acquedotto perugino. 1 Non molto tempo dopo
ecco apparire fra Benvignate nella fabbrica del duomo di Orvieto. Egli aveva titolo di operaio,
e gli fu data balia di mettere manovali, scegliendoli a preferenza Ira gli orvietani, se idonei. Il
più antico libro dei consigli del comune riporta nelle prime carte dell'anno 1295 la conferma di
Benvignate a questo ulficio come avevalo ottenuto in avanti. 2 L'anno della sua prima condotta non
è determinalo. Quindi agli 11 marzo 1300 i sette consoli delle arti preposti al governo della città
dovendo eleggere un buono e legale uomo che soprastasse all'opera di Santa Maria e facesse sol-
lecitare i maestri e li facesse lavorare, « facto diligènti scrutinio inter ipsos magistros », trovarono
essere utile fra Benvignate, e lo elessero a risiedere in delta opera coi maestri e a farli attendere
al lavoro. 3 Non sappiamo per quanti anni rimanesse ancora dal 1300 in qua. Porse egli dovette
cessare alcun tempo prima del 1310. 0 mancato per morte o per altro motivo impedito o assente,
gli orvietani si volsero al senese Maitani: lo addimandarono spesse volte, ed egli venne ad apporre
archi ili sostegno alle volte minaccianli e a fare il tetto. Così abbiamo l'indizio che sotto il monaco
benedettino l'opera era portata molto innanzi. L'ardita sua costruzione, specialmente nella nave
traversa che riceve la spinta dal congegno delle vòlte, determinò ben presto i segni di poca soli-
dità nelle pareti. Tuttavia l'opera era assai progredita. Ornata di belle decorazioni, Bonifacio Vili
nel 1297 vi pontificava, dicendo di essa come « multa; nobilitali* insigniis decoratur. » 1

Ma dal sapere che frate Benvignate spese molti anni nell'ufficio di operaio e di soprastante non
discende la conseguenza che di lui fosse il concetto architettonico. Conviene risalire ancora molto
più su di lui: ancora molto avanti all'anno 1295. E riandando a questo tempo anteriore, noi siamo
indotti a fermarci sul nome di un grande maestro di arte, de' maggiori che abbia avuto l'Italia.
Dico di Arnolfo di Cambio da (lolle, l'architetto di Santa Maria del Fiore.

Egli fu da Carlo I d'Angiò concesso ai perugini nel 1277 per scolpire quella fonte di sopra
ricordata in quell'anno stesso che in Orvieto si lavorava all'acquedotto. Correvano per ciò rap-
porti molto intimi fra orvietani e perugini. Arnolfo fu pagato dell'opera sua nell'anno L281. Quindi
libero dall'impegno con Perugia, nell'aprile 1282 morto in Orvieto nel convento di San Domenico
il cardinale francese De Bray dell'ordine de' predicatori, Arnolfo in Orvieto prendeva a scolpirne,
per la chiesa di San Domenico, un monumento che oltre al grande pregio artistico ha il suggello
dell'autenticità dello scultore, che vi ha inciso il suo nome. Arnolfo scultore era pure il grande
architetto del tempo. Era l'uomo « forte d'ingegno (dice il Selvatico) che s'inviscerò tutto nel nuovo
stile che allora prendeva voga in Toscana e lo convertì in una maniera propria ». Da Roma a
Napoli, a Perugia, a Orvieto, a Firenze, ovunque si ordinava un'opera di mole e di buon gusto,

l 11 Consiglio di credenza del comune di Perugia
ai 28 gennaio 1277 deliberava «quod habeatur magislor
qui fecit illuni fontem de Urbovctori ». 11 qual maestro
fu sollecitato con atto del 16 febbraio a tornare da
Orvieto per conferire sul progetto doli' acquedotto peru-
gino. Da un altro documento del 20 febbraio apparisco
clic maestro Buoninsegna da Venezia « qui fecit fiori
fontom do Urbovctori » proponevasi di fare si che la fonte
di Perugia riuscisse « etiam plus forte opus et plus
securum quam non est il'ud opus fontis do Urbovctori,
faciendo conductum de canellre do piombo sub terra et
super terram ubi Inerii, oportunum ». Diceva ancora di
esser pronto a fare i disegni. Ai lo aprile si legge
che, avendo fra Benvignate sollecitato « magistrum Bonin-
segnam de Venetiis nunc apud Urbemvotorom cornino-
rantem, ut omni mora postposita venirot Porusium ad

opus diete vene, et ipso magister scripserit dieto fratri
Benvignate quod ad presons venire non poterat; tamen
interim procederei in opero secundum quod de eius
procodent volontato ; ideo petit dictus frater Benvignate
certificar! per consilium eomunis Porusii utrum placeat
dieto Consilio quod dictus frater Benvignate procodat
in opere, videlicet ad facieridum fieri opus eanellorum
sine presentia ipsius magistri. » La proposta fu appro-
vata; e quindi fu mandato in Orvieto a comperare
piombo per il condotto di Perugia (Arch. del comune di
Perugia, Annali ad an. e. 124, 130t, 131, 184t, 200, 20Q.

2 Arch. del comune, Rif. 1295. ottobre 26, e. 93.
V. Luzi, op. cit., pag. 325.

3 Arch. detto. Rif. 1300, marzo 11, c. 63. V. Luzi»
op. cit.. ivi.

4 Luzi, op. cit pag. 324.
 
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