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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. V-VI
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Rossi, Umberto: La collezione Carrand nel Museo Nazionale di Firenze
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0261

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LA. COLLEZIONE CARRAND NEL MUSEO NAZIONALE DI FIRENZE

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altro piastrine d'argento vi sono i seguenti nomi: LIODORO GABRIELI S. — SER FRANCESCO
ROSCIO S. — SCINDICI S. NICOLAI D. M. È lavoro ricco, elegante e ben composto, che a primo
aspetto si giudicherebbe di parecchi anni anteriore alla data che porta incisa.

Oreficeria civile. — In questa categoria avrebbero dovuto essere compresi anche i gioielli, se
il sig. Carrand non avesse creduto di fare di essi una classe a parte, raccomandandola anche nel
suo testamento, come Si è detto; però, tolti quelli, non rimane gran cosa, e, fatta eccezione di pochis-
simi, quasi tutta la serie è composta di oggetti del secolo decimosesto.

Vi sono parecchie placchette di rame e una stella della stessa fattura, vuote internamente e
forate in guisa che vi passa un nastro, le quali mi paiono foggiato in Spagna da artefice moresco
e sono ornate di filograne e di smalti cloisonnès con arabeschi in gran parte caduti; e ve pure
una croce, la quale è evidentemente formata con cinque placchette di identica lavorazione, e che
forse non ha mai servito ad uso religioso1: questi curiosi saggi dell'arte ispano-moresca sono assai
interessanti, e per gli smalti eseguiti secondo un procedimento antichissimo e usato solo dai popoli
orientali e per l'accuratezza dei particolari, di disegno assai variato e insieme a linee generali
uniformi.

Tre cofanetti ci offrono esempio di quegli oggetti di lusso che furono tanto in voga nel cinque-
cento e di cui le gentildonne d'allora ornavano i loro studioli insieme ai libretti miniali, ai lavori
d'agemina, ai ricami e alle stolte preziose venute d'oriente. Il primo, di velluto rosso, è guarnito
da rapporti in bronzo dorato raffiguranti arabeschi, colonnine, e cartelle in cui sono incise scene
del nuovo testamento, l'annunciazione, la visitazione, il presepio, l'apparizione dell'angelo ai pastori
e l'adorazione dei Magi; lo sfile delle figure e più ancora quello degli ornamenti mi persuadono
ad assegnarlo all'arte dell'alta Italia. Un altro, tutto di bronzo dorato, è fatto a guisa di cassettina,
con fregi a fogliami imitati dall'antico, che, secondo un uso frequente all'epoca del Rinascimento,
racchiudono dei piccoli medaglioni con leste d'imperatori romani. L'ultimo è ancora più ricco e
sembra eseguito in Francia dopo che gli artisti italiani introdottivi da Francesco primo e da'suoi
successori inaugurarono colà quel nuovo stile che si chiama comunemente rinascenza francese ; il
corpo del cofanetto, rinforzato agli angoli da quattro svello colonnine, posa su quattro sfingi acco-
sciate ed è adorno da tre lati con mascheroni e fregi a cartocci; nel quarto lato è un bassorilievo
con Leda in atto di abbracciare il cigno; il coperchio ornato nella stessa guisa porta due placchette
in una delle quali è espresso un cervo, forse impresa del proprietario, nell'altra Venere che insegna
a Cupido a tirar l'arco. La sveltezza delle proporzioni, la grazia e la correttezza degli ornamenti
e più ancora la perfetta esecuzione dei bassorilievi, fanno di questo cofanetto uno dei più preziosi
pezzi della serie, degno in tulio di un grande artista; peccato che l'assoluta mancanza di notizie
sulla provenienza degli oggetti Carrand ci tolga di poterne conoscere il nome, meritevole davvero
di un posto onorato nella storia dell'arte.

Alla scuola francese è pure da attribuirsi un astuccio da ventaglio di bronzo dorato, sul quale
in mezzo a svariati fregi son raffigurate delle muse con diversi strumenti musicali; una cornicetta
d'argento cesellato, con Dori, mascheroni e ornali a cartoccio, di buon lavoro; un bicchiere d'argento
sulla superficie del quale entro cornici di fiori e fruita son rilevati un leone, un cavallo e un cervo;
un grosso piede di candeliere con mascheroni a sbalzo e finalmente quattro frammenti con arabeschi
che dovevano appartenere all'ornamentazione di qualche piccolo stipo o cofanetto.

Una coppa in argento dorato è adorna di fogliami e di piastrine niellate con arabeschi; il
calice è costituito da una noce di cocco intagliata con rappresentazioni erotiche e il coperchio è
sormontato da una slanciata figurina dell'occasione. Farò menzione anche di due capi di cintura
con delicati trafori, che portano la data del 1597; di uno scaldamani sferico lavorato a rosoni, clic
ritengo di fattura veneziana; e di tre placche, una delle quali di bronzo dorato e cesellato porta
al centro una balestra e sembra abbia servito come insegna di corporazione; un'altra d'argento reca

l La croco consta di cinque placchette una (lolle
quali termina con appendice a fiore dì giglio: l'arte-
fice che la composo, sembra non avesse a sua disposi-
ziono altre placchette simili ; perciò prose l'impronta del

fiore, ne fuse tre copie in bronzo, mal riuscite, e lo
appiccicò grossolanamente alle Ire altre estremità della
croce, che apparo cosi ancor pili evidentemente opera
raccogliticcia.

Archivio Storico dell'Arte, - Anno II, Fase. V-VI,

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