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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. VIII-IX
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Gentili, Ettore: San Pietro di Toscanella
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0405

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362

ETTORE GENTILI

nel maestoso insieme ecl in ogni suo, anche minimo, particolare, rivela l'opera dei maestri
eomacini 1.

Circa tre secoli dopo, approssimandosi il 1000, quando dovunque il sentimento religioso, quasi
a scongiurare la tenuità distruzione del mondo, sembra essere aumentato, il bel tempio parve agli
abitanti di Toscanella piccolo per l'affluire del popolo; non abbastanza sacro per la mancanza di
apposito luogo alla custodia di reliquie dei santi; ed incompleto perchè privo di divisione presbite-
riale. Il clero non era più il povero ed umile clero dell'ottavo secolo: disdegnava la folla cui sovra-
stava por cultura, per dignità di officio, per larghezza di censo.

La torma della chiesa primitiva cristiana derivata dalla basilica privata romana aveva un solo
piano: tre navi per i declivi dei tetti, e, come india basilica privata, una sola abside: nessuna
separazione. Poi, come le abitudini orientali cominciavano ad influire anche perchè molti ebrei
erano tra i convertiti alla nuova lede, una delle navi fu destinata alle donne. Coli'aumentare
della libertà religiosa ed il sovrapporsi del nuovo culto agli altri, maggiore fu anche l'influenza
e l'importanza del clero; ed ecco una seconda divisione: gli addetti al culto riservano per sé una
delle due navi degli uomini. E quando i padroni di una volta sono divenuti i rejetti del presente,
gli infedeli e forse i convertendi e i pentiti non ancora ammessi alle sacre l'unzioni, è tolto loro
di unirsi ai credenti: il portico, il nartex, il vestibolo devono essere a loro bastanti.

Ma il culto perde man mano la primitiva purezza: non è più collo spirito umanitario e di
fratellanza, collo opporsi alle violenze dei prepotenti pagani, collo spargere la santa parola della
pace e del bene che si diffonde la novella credenza: è all'immaginazione che si rivolge col l'ascino
del mistero e del sovrannaturale; le vinte idolatrie si infiltrano colle mistiche loro forme nei nuovi
semplici riti: ecco l'adorazione delle reliquie, ecco i miracoli, ecco le preghiere del clero in segre-
gati recessi; ed (seco per tutto ciò la costruzione delle confessioni e delle cripte. Le quali poiché
non possono essere sprofondate, senza diminuire la stabilità dell'edificio esistente, oltre le fondazioni
delle mura del tempio, hanno la conveniente altezza nel rialzamento del piano della chiesa. E
ima nuova maggiore separazione ed il clero se ne impossessa abbandonando la nave: ora egli
domina dall'alto.

L'aristocrazia clericale già si forma: le forinole del vecchio testamento ne sono incitamento:
coenim e leviti con tutte le loro divisioni e suddivisioni sono imitati; e ai maggiorenti è resa
necessaria altra separazione; cosi nel santuario si l'orma il coro da cui anche gli adepti, se non
consacrati, sono esclusi.

E man mano il popolo diventa un accessorio: sull'altare, sposiate per farlo soprasfare al depo-
sito delle reliquie della cripta, l'officiante, contro ogni tradizione orientale e di occidente, l'officiante

1 L'esistenza di questi maèstri in Tosoanolla ed il
loro relativo bonessere ci sono provati dal seguente
documento armatine (Reg. Amial. pag. 3, n. 4).

« In nomino Domini Dei Salvatoris nostri Josu Christi,
regnantibus dominis nostris viris cxcellentissiinis, Liut-
prando et Kliprando regibns anno regni eorum vigosimo
octavo et quinto, (an. dni. 739) mense decembri por indic-
tionom octavam felicltor. Constai me Rodpertu magistro
Comacinu vendidisse et vendidi tibi Opportuno casam cum
vinea, clausura, citina, terra, cultum et incultura, mobilom
et immobilem, omnem laborom voi adquisitum, quae
liabero visus sum in finibus istis tuscj.nensibus unde
suscipimus a te pretii prò ipsis rebus meis auri pensati
solidos triginta, in praefinito pretio sicut inter nos
bono animo couvenit (ita ut) ab liodierna dio in tua
sint potestate ipsae ros meae tara mobìles, quam immo-
biles, quas haboro visus sum in vico Diano, voi in
finibus tuscanensibus, vendendi, demandi, concambiandi:
et, id quod minimo credimus, si quoquo tèmpore alius

dominus exiorit, qui ipsas res meas omnos suas dicat
esso, aut a nobis voi haeredibus nostris molostatus
fueris, et ab unoquoque homine minime defondere potuo-
rimus, in re moliorata rem dtiplis bonis eondicionibus
eomponerc promittimus : quam vero chartulam vendi-
tionis Gansualdum acolythum notarium seriboro roga-
vimus. Actum Tuscania [ndictione suprascripta feliciter.

« Sig -f m. Rodiporti V, li. venditoris qui liane char-
tulam fieri rogavi.

« Sig -f m. Isiporti v. h. oratoris (?) tostis.

« Sig -|- m. Luponi v. h. qui tostis fui.

« Sig -p m. Rodicansi v. h. tostis. Rgo Augustinus (?)
in hac chartula venditionis rogatus a Rodiperto v. li.
venditore me testeni subscripsi -p Ego Gansualdus aco-
lythus notarius post traditam compievi et dedi ».

15 quell'Opportuno compratore è a sua volta citato
nello stosso Regesto Amiatino del Fattosela a pag. 1
n. 2, sotto l'anno 730 insieme con Peridco, quale con-
ditor monasturii S. Saturnini.
 
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