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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. VIII-IX
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Gentili, Ettore: San Pietro di Toscanella
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0409

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366

ETTORE GENTILI

lasciando nel mezzo un passaggio di circa un metro. La transenna a destra lascia scoperta la
faccia interna dell'arco: non così la transenna a sinistra la quale nel suo mezzo sporge verso le
navate di quanto vi sporge tutta la gabbia della scala che la transenna va a rinchiudere appog-
giandosi alla faccia che prospetta la navata. Nell'angolo così formato la transenna è rialzata di
un altro metro, ed il sedile interno del coro servendo di piano, se ne ha una specie di ambone.

Così per il rialzo cagionato dalla costruzione della cripta o confessione, per la formazione
dell'ambone e per quella della transenna e del sedile, fu necessario sopprimere i gradini della scala
che dalla porta della gabbia, girando intorno al pilastro dell'arco santo, finivano nella nave sinistra
del bema. Onde è che per accedere alla gabbia conviene montare sul sedile del coro, da questo
al piano dell'ambone, e per due mal disposti gradini introdursi poi malagevolmente per la porti-
cina nella gabbia.

Ho trovato sopra e sotto al sedile, dietro alla transenna e giù nel pilastro dell'arco santo e
in quello dell'arco navale del bema, i fori in cui stavano infissi con regolarissime distanze i gradini
che furono tolti: ciò che sta a provare indiscutibilmente essere il rialzo del bema, la costruzione
del coro e dell'ambone posteriori alla chiesa primitiva longobarda.

E qui ci soccorre una data. Quasi nel mezzo del coro sta un altare quadrato cui sovrasta un
tabernacolo formalo da quattro colonne sormontate da capitelli semplici su cui girano gli archi
che sopportano un tetto a piramide quadrata tronca. Sulla fascia esterna sovra gli archi è scritto :
« Riccarclus praesul luscanus centum cellicus atque bledanus \ Sit Riccardus paradisi sede paratus.
Amen \ Ego Petrus presbyter hoc opus fieri jussi \ Anno ab incarnatione Domini millesimo
nonagesimo IH."» E nell'interno: « Petrus Pbr Bledan | Rainerius Pbr Urbivetan»..

E certo dunque che antecedente a tale epoca è la costruzione del coro, del rialzo della cripta,
della aggiunzione degli archi e quindi del primo rifacimento della facciata.

Che i due archi estremi sieno posteriori agli altri ecco le prove:

I quattro primi archi posano su capitelli romani antichi; i due nuovi su capitelli espressamente
scolpiti a vari ordini di foglie acuminate e ripiegantisi audacemente : opera singolare di mano
espertissima. Le transenne che chiudono le varie antiche arcate abbracciano interamente la colonna;
le nuove vi si appoggiano nelle l'accie interne.

La muratura sovra gli antichi archi è a filari di conci tutti di egual dimensione e perfetta-
mente ricorrenti; sovra gli archi nuovi la dimensione dei conci è differente, i filari non ricorrono;
una spaccatura in ambo le mura della nave maggiore a perpendicolo sulla prima delle nuove colonne
segna con evidenza il distacco tra il vecchio ed il nuovo.

Di più: gli antichi arcbi hanno larghezze irregolari; i nuovi misurano ciascheduno circa
quattro metri.

Anche nei nuovi archi vi è l'originale motivo decorativo dei conci sporgenti della prima serie
a formare sostegno alla seconda: ma qui l'artista ha profuso il suo lalento di scultore: i conci
sono più piccoli, più eleganti, adornati graziosamente di rosoncini e sempre in numero di nove
equamente distribuiti.

E su in alto gli archetti decorativi dello pareti della nave maggiore non sono portati come
gli antichi da colonnine, ma da pilastrini ineleganti e piatti.

All'esterno non solo son pilastrini quelli che reggono gli archetti della nave maggiore, ma
per quanto corrisponde allo spazio occupato internamente dai nuovi archi, le colonnine che reg-
gono gli archetti del muro delle navi minori si prolungano sino al suolo rompendo l'euritmia di
tutta la decorazione antica.

Chi ha fatto i bei capitelli arditi delle nuove arcate interne fece anche la facciata, meno la
porta centrale di cui parlerò più tardi.

Come in tulle le basiliche lombarde, la facciata dimostra schiettamente la divisione interna.
La fronte centrale corrispondente alla nave maggiore si protende di un mezzo metro dalle altre
due corrispondenti alle navi minori : è larga circa dieci metri e mezzo.

Ed appunto in questa parie cenlrale si manifesta una terza costruzione posteriore ad ambo le
altre: essa è evidentemente opera della insigne scuola dei marmorari romani, ed è così schiet-
tamente diversa dall'opera antecedente, creazione dell'autore dei capitelli delle ultime arcate interne,
 
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