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Archivio storico dell'arte — 2.1889

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Fasc. XI-XII
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Venturi, Adolfo: La galleria del Campidoglio
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https://doi.org/10.11588/diglit.17348#0496

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LA GALLERIA DEL CAMPIDOGLIO

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data 151?, dall'Anonimo Morelliano, come esistente in casa di M. Francesco Zio in Venezia, con queste
parole: « La testa di Cristo che assolve l'Adultera fu di mano di Iacomo Palma ». Quantunque l'identi-
ficazione non sia sicura, perchè la figura severa e meditabonda del Cristo non è in atto di assolvere,
e il quadro si dimostra incompiuto, pure non cade dubbio che il dipinto appartenga al Palina
Vecchio. Basti osservare la bella Adultera, con biondi capelli, sparsi sugli omeri (Tav. II, 1), e
con gli occhi chini, per riconoscere, nella loro forma prima, le donne con ricche forme e di un
vivo incarnato con lunghe chiome di un biondo dorato, che il pittore tradusse nella famosa Santa
Barbara di Venezia, nelle Tre Sorelle di Dresda, nella Bella di Tiziano del palazzo Sciami a
Roma. 1

La galleria non possiede alcun quadro di Giorgione, nonostante che questo nome appaia con
lettere maiuscole! ne' cartellini. Abbiamo già detto che al Dosso appartiene uno dei quadri che gli
sono attribuiti; e a Lorenzo Lotto si deve attribuire il ritratto designato come quello d'un monaco
(n. 74). Il berretto nero, tutto il costume e l'atto di preparare l'archibugio lo dimostrano invece per
quello di un gentiluomo, rappresentato da cacciatore. Si china su di un tavolo, su cui tiene un
archibugio e le palle per caricarlo, e guarda alla mira. Al fianco, sospesa a una catenella, tiene
una guaina con coltelli da caccia. Il colore biancastro, proprio del Lotto, e le dita rettangolari e
schiacciate caratteristiche del maestro, le ombre olivigne, assicurano che il quadro gli appartiene;
ma è del suo periodo avanzato, e manca dell'antica forza del pittore, quando al contatto di Gior-
gione il suo colore crebbe di forza, la sua fantasia di eccitabilità. E di Giorgione pure non è il
ritratto muliebre (n. 69), già da Crowe e Cavalcasene detto della maniera del Savoldo a rappresen-
tante Santa Margherita. E guasto da ritocchi e oscurato; ma ancora lascia riconoscere il Savoldo,
che il Vasari disse capriccioso pittore,-ina maestro nel rappresentare effetti di notte e di fuochi.
In un loggiato sta una dama seduta, con un libriccino nella sinistra, guardando come in atto di
meditare sulla lettura fatta. Ha capelli rossicci, carni di un rosso vivo, la veste verde, a bufi! sulle
spalle, maniche di broccato: è scollata, e il petto traluce sotto la mussola a ricamo che lo ricopre.
Dal loggiato si vede nel lontano la campagna e un bel cielo azzurro sparso di nubi. A sinistra
della dama sta, tenuta da lei per mezzo di una catena, una testa di drago, la quale fece a Crowe e
Cavalcasene ritenere che la dama rappresentata fosse santa Margherita (Tav. II, 4). Ma per i tratti
fisionomici della testa, l'abbigliamento della figura, e la mancanza d'ogni carattere iconografico
della santa siamo indotti a credere di essere innanzi a un vero e proprio ritratto. Forse la testa
di drago fu la divisa della dama. Aggiungeremo anche che la figura ricorda in qualche modo Eleonora
d'Urbino. Un terzo ritratto attribuito a Giorgione (n. 82) è una cosa veneziana del Cinquecento
avanzato, assai povera, come si vede nel disegno delle mani con dita disgiunte e stecchite.

A Paolo Veronese sono assegnati diversi quadri, parte abbozzi di quadri, come V Ascensione
(n. 195), la Speranza (n. 149), la Pace (n. 148); parte opera de'suoi erodi. Tale è la Sant'Anna,
la Vergine ed Angioli (n. 223), sotto un tempietto circolare, sostenuto da colonne corinzie e dietro
a cui si vedono cedri: opera probabile di Cadetto Caliari, meno vigoroso, ma imitatore del padre;
(ale è il Ratto d'Europa (n. 224), ripetizione con varianti fatta dalla bottega di Paolo del capo-
lavoro del maestro, che si vede a Venezia, e che egli esegui per il gentiluomo Iacopo Contarmi,
suo mecenate; tale infine una rossastra Maddalena (n. 154).

La peccatrice è rappresentata più fantasticamente da Domenico Robusti, tìglio del celebre
Jacopo (n. 20). La luce penetra di tra la nebbia a raggi india grotta, e illumina la Maddalena,
che ha l'aspetto disordinato di selvaggia, e i suoi occhi spalancati e tristi; si ridette sulla sua
chioma rossastra scarmigliata, sul vestito contesto di vermene, sul teschio, sul giaciglio di paglia
posto su rami d'albero, nell'acqua di una scodella sboccata. La Maddalena stringe le mani in alto
di fervida preghiera; e dietro a lei mostrasi l'azzurro della notte e il crescente lunare. Il
quadro è segnato OPVS. DOMINICI. TINTORETTI. È notevole in esso la carnosa modellatura delle
braccia, del braccio destro particolarmente, quantunque, abbia subito restauri. Appartiene al pe-
riodo migliore del maestro, e forse esso fu il quadro dipinto pel duca Vincenzo Gonzaga, e di cui

i Non facciamo parola di un debole ritratto, altri' della galloria, perchè l'attribuzione non ha fondamento
butto a Tiziano, esposto in una delle piccolo stanze di sorta.

Archivio storieo dell'Arte - Anno li. Fase. XI-XII. 2

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