Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 3.1890

DOI Heft:
Fasc. II
DOI Artikel:
Cavazza, Francesco: Il palazzo del Comune in Bologna
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0125

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
IL PALAZZO DEL COMUNE IN BOLOGNA

118

esistente l'u costruito alla metà del secolo xvi per opera di Galeazzo Alessi ; si compone di quattro
grosse colonne d'ordine toscano che si ergono sopra due altissimi zoccoli, le colonne reggono un
maestoso architrave ornato di triglifi e di metope, e sull'architrave un balaustro forma il balcone.

Del 1580 poi fu innalzata al di sopra della ringhiera la grande e non bella ancona che oggi pure
conservasi, otturando per tal guisa certamente una o più finestre archiacute del Palazzo. Questa
ancona fu costruita per contenere la grande statua in bronzo del Papa bolognese Gregorio XIII,
opera condotta con larghezza da Alessandro Minganti scultore bolognese, salutato da Agostino
Caracci per quella sua maniera di modellare come un Michelangelo incognito.

I loggiati del cortile apronsi in grandi archi compressi poggianti sopra grossi pilastri ottagoni
di mattoni visti, coronati da ricchi capitelli in macigno, in cui è scolpita una vaga dora di
cardi e rosolacee che fanno contorno ad alcuni scudetti dai quali furono, alla fine del secolo scorso,
tolti gli emblemi araldici.

Molte analogie fra questo Palazzo e quello della Mercanzia, bell'edificio della prima metà del
secolo xv, fanno ritenere le due fabbriche opera dello stesso architetto Mastro Fioravanti 1 padre
di quell'Aristotile che divenne celebre ai servigi del Duca di Milano per le sue opere di regola dei
canali lombardi, e che lavorò nel Kremlino di Mosca.

Se non che mentre il Palazzo Pubblico è opera certa di Fioravante non può attribuirglisi con
sicurezza il Palazzo della Mercanzia. Dicevo certa la prima opera perchè Iacopo della Quercia (1428),
allora in Bologna ed occupato a scolpire gli ornamenti della porta principale della chiesa di San
Petronio, scriveva a Bartolomeo di Gio. Ciechi a Siena: Qui in Bologna è un Maestro il qual si
chiama Fioravante quale à fatto un palagio delissimo al Cardinale e Lechato in Bolognia, molto
ornato ecc. 2

Continuando a dire delle vicende del nostro Palazzo Comunale aggiungerò che si ebbe fino
da quando si costruì la facciata nel 1425, o non molto appresso, il concetto di unificare i due
edifizii con una sola facciata; infatti come erasi già da tempo costruito il muro a scarpa alla
base di entrambi gli edifici, così parimente si prolungò anche al disopra del Palazzo della Biada
il ballatoio in macigno e la merlatura, che coronavano la parte nuova del Palazzo.

Pei' certo era intendimento di chi reggeva in quel tempo il Comune di proseguire il coordi-
namento delle due facciate, il che per altro mai si verificò, ritengo per cagioni economiche.

In una pittura del Cignani, esistente nella sala del Palazzo detto Farnese, che rappresenta
l'ingresso di Paolo III in Bologna, vedesi dipinta, come se fosse condotta a termine, l'unificazione
del Palazzo, la qual cosa dimostrerebbe che anche nel secolo xvn l'idea non era del tutto abban-
donata.

Nel 1444 fu fatta innalzare la torre dell'orologio o, per dire più esattamente, fu costruito il
torneino per collocarvi la campana alla cima della grossa torre già esistente nel Palazzo della
Biada, e fu dato incarico a Giovanni di Evangelista da Piacenza ed a Bartolomeo di Gnudolo
orefici di fare l'orologio che soltanto nel 1451 fu compiuto.

Interessantissima è la descrizione che dell'orologio dà il rogito del contratto avvenuto fra gli
Anziani e gli artefici.3 La sfera, entro un quadrato, doveva suddividersi in più circoli destinati a
comprendere le indicazioni delle ore, dei mesi e delle variazioni della luna; ai quattro angoli del
quadrato dovevano sporgere le immagini degli evangelisti, scolpite, dipinte e dorate. Era inoltre
stabilito che al disopra della sfera sporgesse una grande mensola all'intorno ornata di figure di
angioli scolpite in legno, esse parimenti dipinte e dorate, e che sulla mensola sedesse una statua
della Vergine col putto. Dinanzi a questa, uscendo da una piccola porta aperta da un lato della
statua, dovevano al battere della campana passare le figure dei Re Magi precedute da statuette
di angioli suonanti chi la tibia e chi il cembalo, fermarsi in atto di omaggio, e rientrare per altra
porticina consimile aperta dall'altro lato della statua. Finalmente era convenuto che più in alto,
in mezzo ad una raggiera dorata, si ponesse la figura del Padre Eterno contornata dalle statue di

1 Corrado Ricci. Guida di Bologna, pag. 97.

2 Archivio del Duomo di Siena.

3 B. Podestà. I primi orinoli pubblici in Bologna.

V. Atti e memorie delle Deputazioni di Storia Patria
per le Romagne. Serie I, Anno Vili.

Archivio storico dell'Arte - Anno III. Fase. 1II-IV.

4
 
Annotationen