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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. II
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0155

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NUOVI DOCUMENTI

Padri Thèologhi, et altri spirituali. .11 pensiero glie
parso bellissimo, è molto utile per tutti; stante questo
hà fatto il presente disegnio, et in sua presènza l'ha
fatto intagliare per poterne dare à molti, è mandarne
per J1 mondo a gloria del Sangue di Christo.

Epigrammi in onore
di Giovanni e (li Gentile Bellini.

Nei Carmina Illustriam poetarum italorum Fiorentice
trovatisi due epigrammi di Raffaello Lorenzini (voi. XI,
j). 468 e 469J : l'uno dedicato a Giovanni e l'altro a Gen-
tile Bellini. Eccoli :

Gentili Bellino pictori

Gentilem Venetum Bellini sanguine magni

Progenitum cado tollite, Pierides.

Vivit enim pictis quidquid ille facit tabellis,

Deque suis (mirum!) spirat odor violis.

Johanni Bello Bellino pictori alarissimo

Qui facis ora suis spirantia, Belle, tabellis
Dignis Alexandro principe pictor eras.

A. V.

Lorenzo Bernini in Francia.

Una lettera del padre Gian Paolo Oliva, generale dei
Gesuiti, al Padre Ferrier, confessore del Re di Francia
Luigi XIV, ci dà notizie della statua equestre eseguita
dal Bernini a Roma per essere situata a Parigi. La
lettera trovasi nella Biblioteca nazionale di Firenze
(3 - viii - Var. - Cod. 7 bis. 1487, lett. 212).

È noto come il padre Oliva, amicissimo del Bernini,
lo stimolasse a recarsi in Francia nel 1665, e come a
lui fossero dati minuti ragguagli, nel tempo in cui il Ber-
nini si trovò alla Corte francese, sì delle opere a cui
attendeva, come degli onori che gli erano prodigati.
Roma seppe della gloria del cav. Bernini in Francia,
appunto dalle lettere ricevute dal padre Oliva, di cui
diede pure conto il Baldinucci nella sua « Vita del
Cav. Gio. Lorenzo Bernino » (Firenze, mdclxxxii). Tor-
nato il Bernini a Roma, diede opera a fare la statua
colossale di Luigi XIV a cavallo, di cui dà ragguaglio
la lettera seguente gentilmente fornitami dal prof. Vit-
torio Zanoni :

A. V.

« Molto R.do in Ch.o Padre

« Si contenti V. 11. che per meglio dichiararle et le
contentezze mie et i miei stupori, a lei scrivo in quel

linguaggio, che essendomi nativo, mi soministra pari-
menti voci più proprie a' sentimenti conceputi. Fui a'
giorni dietro a rivedere il famoso colosso che il C.re
Bernino ha lavorato ad immortale gloria del Re Cristia-
nissimo. L'opera come nella mole supera (piante statue
ostenta Roma a' forestieri, così a mio parere non in-
vidia veruna anche di quelle che ammiriamo di Prassi-
tele et di Fidia. Il cavallo quantunque di marmo pare
che si muova e nitrisca, el Re parla et aggratia, tanta
è la vita che al simulacro di pietra ha dato lo scalpello
dello scultore. Questo grand'huomo per ben servire un
tanto monarca nell'effigie che lavora non solamente s'as-
sordò a' principi sovrani che l'invitavano senza misura
di prezzo a memorabili intagli, ma dimenticatosi degli
anni che conta, assistè all'impresa con infaticabile indu-
stria, superando stagioni et resistendo a chi tenta di mo-
derarlo nella fatica. Io non crederei l'amore con cui ha
dedicato la sua vita all'immortalità dell'opera se con i

i

miei occhi non l'havessi veduto, ancor che fresco da
mortali dissenterie ritornato, in dispetto de' medici e de'
domestici, nell'uso de' ferri e nel ripulimento del marmo.
È riuscito questo di sì consummata perfetione che
indubitatamente offusca tutti gli altri lavori del Cav.re
fonduti o scalpiti ; Però mi congratulo con la città di
Parigi, che presto ammirarà nella sua più famosa piazza
una macchina di cui l'Europa non ne vede né ne vedrà
migliore e per l'oggetto che rappresenta o per l'arte
con cui è figurata. Non altro manca a sì acclamato mi-
raculo fuor che la corona sul capo del principe rappre-
sentato. Delle due corone che veneriamo ne' Comandanti,
quella di gioie al Re la diede il nascimento, che l'espose
al mondo principe di tanti stati, l'altra di lauro a lui
la porgono tante piazze heretiche espugnate dalla sua
spada. Resta l'ultima dell'Olivo più gloriosa di tutte e
da tutti sospirata; ove in essa con la pace universale
fra' principi fedeli si cinga S. M.tà né a' suoi preggi
rimane che aggiungere, né alla statua può accrescersi
preggio per cui risplenda. Tale ghirlanda non si lavora
dal ferro et però dal Cav.re non si è sovraposta alle
tempie del simulacro et solo un Re carico di tanti
trofei può caricarsene col superare sè stesso, dopo
d'haver superati i nemici della Fede, mentre trionfa di
natione trionfante con tanto danno della religione fin
nell'ultimo oriente (sic). Appartiene a V. R.a offerire
con la santità de' suoi Consigli a sì potente Re, i rami
d'una corona che presso Dio et presso i buoni precede
a qualunque diadema, et la prego de' suoi santi sa-
crificii.

« Roma 27 9.bre 1673

« Servo in Christo
Gio. Paolo Oliva ».
 
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