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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. IV
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Venturi, Adolfo: La pittura bolognese nel secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0299

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ADOLFO VENTURI

corali, è probabile opera dello Zoppo. Nel mezzo vedesi la Vergine che adora il bambino steso a
terra, i santi Antonio Abbate a destra e Bernardino a sinistra. Ne' pilastrini che limitano il quadro^
quattro flg-ure di santi per ogni lato; nella cimasa, Dio Padre e due angioli; nella predella, i fatti
della vita di san Bernardino. Vi sono nel quadro i caratteri del dipinto del collegio .di Spagna, ma
migliorati : le mani ad esempio sono assai meglio disegnate e le pieghe più semplici. Ma v' è lo stesso
colorito e lo stesso fondo nelle due predelle, cioè altipiani e scogli arcuati di pietra. Un disegno,
che ricorda la Madonna di quest'ancona, quantunque essa si presenti rivolta in senso opposto, è
quello che, sotto il nome erroneo di Mantegna, si vede nella R. galleria degli Uffìzi. Gli scogli ad
arco, caratteristici dell' autore, si vedono in una piccola tavoletta della collezione Frizzoni a Milano
rappresentante san Girolamo che si batte il petto con un sasso, segnato MARCO ZOPPO PINXIT
(tav. 1). Così pure si riscontrano nel capolavoro del maestro, già indicato dal Vasari come esi-
stente a Pesaro, ora nella R. galleria di Berlino (tav. 2). Due parti della predella del mirabile
quadro erano a Gubbio nella collezione del Conte U. Beni. Il quadro porta scritto in un cartello
MARCO ZOPPO DA BOLO | GNA PINSIT MCCCCLXXI | I VINEXA. Un altro esempio delle forme
aggranchiate dello Zoppo si ha nella Deposizione di Cristo nel sarcofago, ora nella galleria na-
zionale di Londra (tav. 3).

Nella galleria di Bologna sono assegnati allo Zoppo due quadri, che non ricordano in alcun
modo il suo stile: l'uno rappresenta la Madonna col putto, nel mezzo; i santi Agostino e Gio. Bat-
tista, ai lati; l'Incoronazione della Vergine, ma d'altra mano, nella cimasa. Nel colore velato e
fosco, nel disegno aggraziato di fiorentino, nella modellatura a piani più semplici, non rammenta
nò lo Zoppo, uè la Scuola bolognese. L' altro quadro, rappresentante una sant' Apollonia (n. 352),
a tempera, era già nella chiesa di S. Giuseppe de' Capuccini fuori di porta Saragozza. F probabile
che fosse un gonfalone, perchè l'immagine della santa sta entro a una riquadratura dipinla, in
cui si vedono piccole storiette; ma nulla mostra i caratteri di Marco Zoppo, mentre tutto con-
corre a farvi riconoscere la scuola ferrarese.

Accanto alla forte natura dei ferraresi, Marco Zoppo è d'una grande inferiorità; ma al con-
fronto de' bolognesi suoi contemporanei, grandeggia con la sua scontorta figura. Il suo nome può
essere ricordato con onore, per essere stato il primo fra i bolognesi a sentire 1' arte rinascente,
a romperla con le forme rituali per seguire la grande scuola di Padova; ma di quella scuola egli
ha più i difetti che le virtù; ha la grammatica artistica, non la vita che irruppe nelle opere di altri
suoi condiscepoli, non il sentimento profondo dell' antichità classica che ravvivò le creazioni di
altri adepti dello Squarcione. Nel passato Marco Zoppo fu celebre specialmente come maestro del
Francia, ma oggi più niuno riconosce tale sua paternità artistica.

E supposto che il soprannome di Francia, gli venga da quello del maestro suo, orafo di cui
non rimane ricordo. Ci accadde di trovare un documento del 1484, in cui la duchessa Eleonora
d' Aragona, scrivendo a Bartolomeo de' Cavalieri, oratore estense in Napoli, gli raccomandava di
mettere, all' occorrenza, sossopra tutta Napoli, affine di trovare un orefice valente nel fare catene
collari e fornimenti da cintura; e lo pregava a consigliarsi col conte di Maddaloni e col vecchio
maestro Franzè orefice digno Era questo il maestro del Francia, rifugiatosi in età avanzata alla
corte aragonese? Tanto non è dato affermare per ora; ma certo il Raibolini, come tanti altri
maestri del secolo xv, fu iniziato nell' arte dell' oreficeria prima che nella pittura. 1 Dell' orafo si
mostrano due cosidette Paci nella Pinacoteca di Bologna, 2 e sono più propriamente due anconette
o Maiestati, come solevansi chiamare nel quattrocento quelle immagini sacre, vuoi d' argento vuoi

1 Iacopo Alessandro Calvi, nelle Memorie della
vita e delle opere di Francesco Raibolini detto il Fran-
cia pittore bolognese (Bologna, 1812), nota che il Fran-
cia si trova matricolato nell'arte degli orefici li 10 set-
tembre 1482, e che fu eletto massaro di quell'arte nel-
l'anno 1483 : dignità quella che non era concessa, secondo
gli statuti, ad artefice di età minore a trent'anni.

Vuoisi che una delle cosidette Paci fosse eseguita

per le nozze di una Bentivoglio con uno Sforza; l'altra
per le nozze di Bartolomeo Felicini con Dorotea di
Antonio Ringhieri. Ad un'altra pace del Francia accenna
il Gozzadini, fondandosi su una notizia desunta dall'an-
nalista Negri (1496j, là ove dice: « Vincenzo Budrioli,
« a nome del Bentivoglio, presentò lo Sforza (<Giovanni
« Sforza nel 1491) d'una pace d'argento eseguita da
« quel peregrino ingegno di Francesco Francia. »
 
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