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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. IV
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Venturi, Adolfo: La pittura bolognese nel secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0307

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294 ADOLFO VENTURI

vasi lo schizzo della figura del Redentore, ritagliato e guasto. L'incisione finissima del quadro
vedesi nella raccolta bolognese, e in altri gabinetti di stampe, e vuoisi eseguita da Francesco
Francia medesimo. Si hanno pure del quadro due antiche copie, una in Inghilterra ad Hampton
Court e l'altra con molte varianti a Modena, nella R. Galleria Estense, e porta il nome di Luigi
Angussola di Reggio: ALOIS.vs ANGUSOL.vs P. M. CCCCC. XII. -— Nella galleria di Berlino, oltre
la citata Madonna del Senatore Bianchini, si vede la Madonna e Santi (con la scritta FRANGIA
AVRIFABER. BONON. 1502), che già era nella chiesa di S. Cecilia dei Minori Osservanti in Modena.

A Pietroburgo, nella galleria dell'Ermitage, vedesi uno splendido quadro attribuito al Francia,
una madonna col Bambino in trono, due Santi ai lati e due angioli alla base di esso; a Parigi,
nel Louvre, un Cristo in croce, quello dipinto per il San Giobbe di Bologna, e una Natività; a
Londra, nella Galleria nazionale, l'ancona e la lunetta già nell'altare della cappella Buonvisi in
S. Frediano di Lucca, e una Madonna col Bambino fra due Santi; a Madrid, un san Sebastiano
presso il duca di Fernan Nunez. Bologna è sempre la città più ricca di pitture del suo maestro,
e oltre quelle delle sue chiese, molte, in parte ridipinte, ne tiene nella Pinacoteca, a cui anche è
pervenuta recentemente per acquisto una Madonnina e santi, di piccole proporzioni, un vero
gioiello. 1 Quest'abbozzo del catalogo delle opere del Francia ne dice dell'instancabile operosità sua,
che noi ammireremo vieppiù considerando insieme con le pitture le monete coniate, i getti di
medaglie, le incisioni. E tuttavia non potremo vedere tutta l'opera della vita dell'artista, chè più
non ci è dato di ammirarlo come architetto, qualità attribuitagli dall'annalista e pittore Negri
(all'anno 1496); e appena possiamo l'arci un'idea di lui come scultore, ma non comprendere le
lodi che gli prodigano, come tale, i contemporanei Salimeni, Achillini e Buzio. Anche in fatto di
pittura, venne meno la più grande opera pittorica del Francia, la decorazione del palazzo Benti-
voglio distrutto nel 1507, ove vedevasi Giuditta al campo di Oloferne e una disputa di filosofi.

Come artista officiale dei Bentivoglio, il Francia dovette metter mano a differenti operazioni.
Ora per le nozze di Lucrezia d'Este con Annibale Bentivoglio dovette apparecchiare tazze gem-
mate, piatti d'argento e d'oro, lampadari d'argento a fogliami e a fiori ; ora per un torneo, do-
vette apprestare targhe con divise e figure e probabilmente barde dipinte per cavalli. Una bellis-
sima targa bentivolesca, dipinta dal Francia, trovasi ora a Bologna, presso il marchese Rodriguez;
e in fatto di barde, ricorda il Vasari quelle da lui fatte pel duca di Urbino, sulle quali era dipinta
una selva in fiamme, « e fuor di quella usciva quantità grande di animali aerei e terrestri ed alcune
figure: cosa terribile, spaventosa e veramente bella che fu stimata assai per il tempo consumatovi
sopra nelle piume degli uccelli e nelle altre sorti d'animali terrestri, oltre la diversità delle frondi
e rami diversi, che nella varietà degli alberi si vedevano. »

Il Francia, come maestro, sarebbe pur degno d'essere meglio conosciuto. Si ammette general-
mente, come verosimile, che nell'insegnamento fosse coadiuvato dal Costa; poiché Tamaroccio,
Amico Aspertini, il Chiodaiuolo tengono più del Costa che del Francia. Ma nei registri che il
Francia annotò, il Malvasia lesse duecento eventi nomi di giovani artisti, accorsi alla bottega di lui; 2

1 V. Cantalamessa, art. nel periodico Lettere ed Arti
di Bologna, sul quadro recentemente acquistato.

" Nomi di scolari del Francia, ricordati dal Mal-
vasia, nella Felsinei Pittrice (Bologna, M.DC.LXXVIII) :
Zovano da Milano, Francesco Bandinelle da Imola, Gio.
Borghesi da Messina, Geminiano da Modena, Bartolo-
meo da Forlì, Zuan Maria da Castelfranco, Zuan Emili
da Modena, Zuan da Pavia, Alessandro da Carpi, Ni-
cola Pirogentile da Città da Castello, Nicoluccio Cala-
brese, Ludovico da Parma, Gio. da San Giovanni,
Timoteo della Vite, Chiodarolo, Bagnacavallo, Inno-
cenzo da Imola, Mastro Biagio, il Cotignola, gli Asper-
tini, Marc' Antonio Raimondo, Giacomo, Giulio e Gian
Battista Francia, Tric Trac Bolognese, Zanobio, il Pa-

nigo, Guido Rugieri, Virgilio Barun (l'Orlandi scrive
Bruni, ma invece Barun o Baroni, pure ricordato dal-
l' Achillini, era il cognome del pittore), il Zardo, il
Bucchini, Lorenzo Gandolti, Francesco Palmieri, Gia-
como di Rossi, Annibal dall' Er. « Et altri, » scrive il
Malvasia, « senza line, ascendenti nelle vacchettine di
Francesco lino al numero di dugento venti, e i quali
perciò mai aurian Une. » Di Giacomo Forti, altro pittore
che appartenne alla scuola del Francia, vedevasi nel-
P Esposizione di Bologna, sezione dell'arte antica o di
arte retrospettiva, un ritratto ma guasto da ridipinto.
Di Simone Spadi, altro discepolo del Francia, trovasi
a Berlino, nella R. Galleria, un' ancona con la scritta
SIMONIS • SPADI 1 • OPVS ■ 1504 (Cfr. W. Bodk,
 
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