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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. V
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0412

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NUOVI DOCUMENTI

399

spettiva del cortile acciò potiate valervene. Se vi sarà
cosa che non intendiate avisatene che si dichiarerà
ecc. Mant. 17 nov. 1579 ».

Come si vede, il Tintoretto aveva saltato a pie pari
la difficoltà che incontrava nel dover rappresentare una
duplice azione, smembrando in due quadri il soggetto
fornitogli sull'impresa del Duca Federico a Milano: e
in seguito alle osservazioni del Sangiorgio avrà ben
volentieri profittato del permesso di sopprimere la parte
riguardante il marchese di Pescara, piuttosto che rifon-
dere da capo l'arduo lavoro. — Dell'ultimo quadro, che
il Sangiorgio approvava pienamente, non si riesce a
indovinare il tema: il Duca Francesco ebbe vita breve
ed oscura, fu quasi sempre sotto tutela: in qual fatto
memorabile poteva spiccare la sua meschina figura?
Forse si volle consacrare il ricordo delle nozze solenni,
che egli celebrò con Caterina d'Austria: ed è perciò,
probabilmente, che l'8 dicembre il Tintoretto riceveva
un disegno « del piazzo del castello » eseguito dal Pede-
monte.

Nel maggio 1580 i quattro dipinti erano condotti a
termine: ma la fretta impaziente del Duca s'era intanto
calmata; e a Monsignor Moro fu scritto che pel mo-
mento il Tintoretto poteva soprassedere dal idearsi a
Mantova per collocare i quadri. Si attendeva a far le
cornici : e il pittore doveva profittare dell'indugio per
rivederli, onde « meglio finiti di quel che furono gli
altri » potesse portarli a Mantova. 1

Sulla fine del settembre i quadri erano a posto : e
il Sangiorgio, critico incontentabile, aveva però recla-
mato degli altri ritocchi, come risulta da questa sua
importante lettera al Zibramonti, consigliere intimo del
Duca :

« Il Tintoretto che ha portato qui li quattro quadri
delli SS. Duchi Federico et Francesco gli ha hormai
racconci in molti luoghi conforme a quello che io gli
ho avvertito, et a me pare che riescano belli secondo
la sua maniera che non finisce. Gli altri primi li furono
pagati cento scudi l'uno, havendoli messo lui il tutto.
Questi io crederei se così l'A. S. comanderà che si
potessero pagar alla rata misurandoli. Egli prenderà
volontieri a fare la sala delli Capitani et se ne ispedirà
in assai manco tempo di quello che potesse fare ogni
altro pittore. V. S. sia contenta vedere quello che S.
A. comanda intorno a- ciò, stando massimamente che
m. Hippolito Andreasi vole andare a Roma. Mantova
29 sett. 1580».

Ci manca la risposta del Zibramonti : ma non sem-
bra che l'offerta del Tintoretto, di supplire l'Andreasi
in altri lavori di decorazione al palazzo ducale, fosse
accettata, poiché il Sangiorgio, prendendo atto degli
ordini del Duca, scriveva il 3 ottobre queste secche
parole :

« Finito che havrà il Tintoretto di racconciare li

quattro quadri ch'egli ha tatti lo farò pagare con ba-
vere avertimento a quello she V. S. m'ha scritto d'or-
dine di S. A. ».

E si può quindi arguire che il pittore fosse conge-
dato senz'altro; tanto più che di suoi ulteriori rapporti
con Mantova non resta notizia.

Gli inventari, pubblicati dal D'Arco, 1 della Galleria
Gonzaga registrano queste opere del Tintoretto :

(1627) Una battaglia navale L. 60
N. S. Ecce Homo » 36

(1631) Nelle camere contigue all'appartamento del
Duca Carlo di Nevers vi erano:

« Nell'una apparata di corrami d'oro di Spagna con
frisi d'oro e pittura di vari paesi di mano del Tinto-
retto: nell'altra con paramento di velluto cremisino et
brocato d'oro all'Indiana i quadri delle imprese fatte
dal M.se Federico Gonzaga grandi ».

« Nell'appartamento maggiore di castello le stanze
erano adorne di quadri di pittura così attacati nelli
muri come nelli frisi: et in una vi erano quadri grandi
di mano del Tintoretto con varie imprese di guerra... ».

(1665) Otto quadri del Tintoretto.

E su quella battaglia navale e sulle varie imprese
di guerra — ben distinte dai fasti del Duca Federico —
che dobbiamo ora soffermarci. Fin dalla prima lettera,
da noi prodotta, si è visto che il Tintoretto aveva
eseguito per Mantova alcuni quadri, che lasciavano a
desiderare quanto ad accuratezza, ma erano di uguale,
se non maggiore, importanza di quelli commessigli nel
1 579. Qual era il soggetto de' primi dipinti, che gli erano
stati pagati cento scudi l'uno? E ovvio congetturare
che si trattasse di altri fasti gonzagheschi, e che insomma
il Tintoretto avesse avuto l'incarico di comporre un'intera
serie di quadri storici, celebranti le glorie della augu-
sta Casa.

Di pugno dello stesso Sangiorgio noi abbiamo tro-
vato — insieme con l'altra, indirizzata al Tintoretto —
la seguente minuta :

Nel quadro del march. Gio. Francesco si pingerà come

« Essendo Gio. Francesco Gonzaga S.re di Mantova
con titolo di capitano fu creato Marchese da Sigi-
smondo Imperatore et n'ebbe il titolo et le insegne in
Mantova su la piazza di S. Pietro, ove fu fatto un
gran cattafalco regalmente ornato, sopra del quale
ascese l'imperatore, et havendo avanti di sé esso Gio.
Francesco con molti suoni di trombe et tamburri lo
creò et lo fece gridare Marchese, et li diede uno scudo
con l'arma delle quattro Aquile in campo bianco di-
stinto da una croce rossa.

« In questo quadro hanno da essere ritratti al natu-
rale il suddetto Imperatore Sigismondo et il Marchese
Gio. Francesco.

« S'ha da imitare in qualche parte la prospettiva della

1 Bertolotti, ib. p. 157.
 
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