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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. II
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Ricci, Corrado: Fieravante Fieravanti e l'architectura Bolognese nella prima metà del secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0132

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CORRADO JUCCI

L'incendio è ricordato in tutte le cronache di Bologna. Fileno dalle Tuate scrive: « Adì
17 settembre 1425 se aprese il f'ugho in le stalle del Comun de Bologna et arseno tutte che
non fimo succorse per paura de tractato et arse il curdure verso il Podestà e due Botteghe
verso le Scudclle ». 1 Nella Cronaca Varignana l'incendio è segnato al 15 settembre e si dice
che bruciò « la mazore parte del churdure che vegnja sopra la piaza ». 2 II Bolognini aggiunge
che delle due botteghe distrutte dall'incendio « una era di uno barbiero e una di uno speziale ».!5
Inutili altri particolari. I medesimi cronisti notano la ricostruzione. Fileno dalle Tuate scrive:
« Adì 26 de novembre se comenzò a fare el Palazzo delli Signori che era brusato e fello co-
menzar el Legato e felli l'arme del Papa Martino in le volte e in li pilastri ». 11 Yarignana
avverte: «Se cominzò a hedificare lo dito palazo in volta che in prima era de Ugnarne ». Il
Guidotti ripete che nei pilastri fu messa l'arma di Martino V, raschiata poi con tutte le altre
esposte al pubblico, nei moti della rivoluzione francese nello scorcio del secolo passato.

L'architetto di questo palazzo non era noto in Bologna prima del 1886. 4 Gaetano Milanesi,
che pure avea pubblicata la lettera di Iacopo dalla Quercia conservata nell'Archivio dell'Opera
del duomo di Siena, lettera in cui si ricorda Fieravante come autore del nuovo palazzo, era caduto
in errore credendo che si trattasse della residenza dei Notari. 5 Ma Iacopo parlava chiaro: « Ed
è vero che qui in Bolognia è un altro maestro, il quale si chiama Fioravante, quale à fatto uno
palagio belissimo al Chardinale e Lechato di Bolongnia, molto ornato. ... ed è di buono ingenio ed
adatasi più al pelegrino che non fa l'altro, quanto a la forma de le chose, e simile pocho aopera
chazuola od altra manualità, ma molto fa far bene sua opera. A questo ò parlato e penso verrà
per fin chostì, dove le Reverenzie vostre voglino : ed a informazione di quello che di lui vi
scrivo, qui fia una sua lettera e per voi fia intesa e deliberare poterete, chome vi parrà ». Lo
scritto di Fieravante non fu trovato o pubblicato dal Milanesi. La prima parte della lettera di
Iacopo spiega però la ragione delle sue raccomandazioni e fa sapere che Giovanni da Siena, che
si vide occupato a distruggere e a riedificare il castello di Galliera nel 1411 e nel 1414, era
passato ai servizi del marchese di Ferrara: « Per lo fante vostro ò riceviuto due vostre lettere. . . .
l'ima sopra al fatto del maestro del difìzio e della muraglia avete a far fare per la Logia di
San Favolo ; avisandomi d'un maestro senese, el qual deb'essere in paese, sofiziente a la facienda.
E per vostro aviso lo ditto maestro, el qual m'è noto, si chiama maestro Giovanni da Siena;
lui è a Ferrara chol Marchese e si li chompone uno chastello molto grande forte dentro da la
città e si li dà duchati 300 l'anno e le spese per 8 bocche : e questo so di certo : quanto si
venisse chostà, di no, penso: e non è maestro chola chazuola in mano, ma chonponitore e'ngiengiero ».

Non sembra che nò Giovanni nò Fieravante andassero a Siena pei lavori della loggia di
San Paolo nò per altri. Fieravante, del resto, lavorava ancora nel palazzo. Ne fa fede il libro
delle spese che ho rintracciato nell'Archivio di Stato in Bologna, dal quale si rilevano parecchie
notizie importanti per la storia dell'Arte. Il libro fu cominciato col 9 settembre 1429, col giorno
cioè in cui gli Anziani ricominciarono i lavori lasciati interrotti dal legato. Questi, che era Lu-
dovico cardinale di Santa Cecilia, francese, avea nell'agosto del 1428 passato un brutto quarto
d'ora! I Canetoli e molti di loro parte, durante una sollevazione, erano penetrati nel palazzo
pubblico mettendosi dietro a monsignor di Santa Croce vescovo di Bologna, cui s'erano aperte
le porte. I Canetoli « gridando viva el puovolo e le arte si preseno lo cardinale et si rubono tucto
el palazo et cossi quello del podestà, et poi menono lo'dicto Legato in chasa de misser Marcilo
da Canedolo et poi si feno nove signuri ». Uscito di quella specie di prigionia, Ludovico era stato
sollecito a prender la via di Roma, ma intanto il suo palazzo, non per anche compiuto e già
saccheggiato, rimaneva là in uno stato pressoché di ruina mentre Fieravante procurava di far pro-

1 La Via delle Scodelle era una delle vie formate la Cron. Rampona n. 431, t. II; la Cron. del Guidotti
dal caseggiato che fu demolito per far largo alla fonte n. 788, ecc.

del Nettuno. 4 Corrado Ricci, Guida di Bologna, Bologna, 188(ì,

2 Mb. nella Bib. Univ. Boi. n. 432. p. 99.

1 Ms. nella Bib. Univ. Boi. n. 81 — Cfr. anche la 5 Documenti per la storia senese, 11. 744 e seg.

Cron, anonima n. 1409; la Cron. del Saraceni n. 1324;
 
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