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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. II
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0165

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RECENSIONE E CENNI BIBLIOGRAFICI

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nell'Albertina delle ricche serie di disegni originali del
Piazzetta, del Castiglione, del Novelli, di Francesco Ca-
sanova, del Simonini e finalmente del Bertoldi, maestro
di disegno di Maria Teresa, nelle quali, per le ragioni
suddette, non si poterono introdurre disegni di altri ar-
tisti. Per queste considerazioni e per combattere i con-
cetti erronei di autenticità e falsità, il Wickhoff, nel-
l'enumerare i fogli attribuiti ad un dato maestro, ha
dato il nome di disegni di sua mano a tutti quei dise-
gni autentici che portano chiaramente l'impronta ori-
ginale della sua mano, sia che ciò si conoscesse già da
prima o fosse riconosciuto soltanto da lui stesso, tenen-
dosi poi costantemente alla data denominazione.

Passando a spiegare più da vicino il vero catalogo
dei disegni, il Wickhoff fa notare come, per non ca-
dere egli stesso nel pericolo di ribattezzarli, abbia con-
servato gli antichi nomi che non furono mai cambiati
da quando esiste la collezione, ponendo le proprie at-
tribuzioni in forma di annotazioni. Ad ogni singola
scuola sta innanzi un elenco alfabetico dei pittori se-
condo la denominazione dell'Albertina, e poi seguono
i singoli artisti coi loro fogli registrati secondo il loro
numero d'ordine, come si trovano nelle mappe, corri-
spondente presso a poco anche all' ordine di tempo. Di
ogni singolo foglio è data una breve descrizione, la
quale contiene tutto quanto può render possibile l'iden-
tificazione dei disegni con quadri conservati. Seguono,
stampate in carattere più piccolo, le misure in centi-
metri, le indicazioni del colore della carta, del mate-
riale impiegato nel disegnarli e della tecnica, le even-
tuali iscrizioni e finalmente la segnatura e le notizie del-
l'inventario intorno alla provenienza. Sebbene questo
inventario non sembri sempre al Wickhoff degno di
fiducia, tuttavia egli ne tenne conto, perchè può darsi
facilmente che su qualche disegno si trovassero una
volta anche altri segni di collezionisti, che poi possono
essere andati perduti nell' attaccare i disegni sul car-
tone. Egli ha inoltre registrato anche le copie fatte dai
vari disegni, per quanto gli erano conosciute, e di ciò
gli deve essere specialmente grato chiunque ha impa-
rato per esperienza propria qua! cosa diffìcile e lunga
sia spesso il ritrovarle.

Quanto alle osservazioni critiche che, stampate in
carattere differente, si trovano, come abbiam detto, in
forma di note, 1' autore, come dice egli stesso, ritenne
innanzi tutto di dover dividere le copie dagli originali
e di indicare i quadri, incisioni, ecc., da cui i disegni
sono tolti. Per decidere poi se un disegno sia o no di
mano d' un maestro, egli confrontò attentamente i dise-
gni fra di loro e con quelli di altre collezioni, e per i
maestri del secolo xv, per i grandi artisti veneziani e
lombardi del Cinquecento e per i più importanti del
secolo xviii (come il Tiepolo ed il Canale), si credette
in dovere di dire di ogni disegno se esso possa essere
del maestro o se no a chi possa appartenere. Trattando
dei bolognesi e principalmente dell' immensa quantità

di fogli attribuiti ai Caracci, non gli fu sempre possi-
bile di procedere in questo modo; laonde egli cercò in-
nanzi tutto di stabilire quali sieno copie, poi di rile-
vare i disegni che senza dubbio sono di mano dei mae-
stri, e principalmente gli studi preparatorii di quadri
che ancora ci sono conservati, e si limitò a registrare
senz' altre osservazioni tutto il resto dei disegni in cui,
secondo la sua convinzione, non si trova più alcun di-
segno di mano di un maestro, e ciò per non fare delle
pure e semplici ipotesi. In simil guisa procedette an-
che nei casi in cui gli mancavano i necessari elementi
di confronto.

Se noi passiamo in rassegna questo catalogo, ci for-
miamo subito intorno al raggruppamento dei fogli una
idea affatto differente da quella dell'inventario dell'Al-
bertina. Anche in questa, come nella maggior parte
delle collezioni private, prevaleva la tendenza ad ascri-
vere quanto più si poteva ai grandi maestri, e perciò
si attribuiva loro senza una norma fissa tutto ciò che
si riteneva degno di loro, e d' altra parte si voleva che
fossero rappresentati anche gli artisti minori e nella
conveniente proporzione si facevano anche i loro nomi.
Secondo il Wickhoff invece, devono affatto escludersi
dalla collezione maestri come Gentile e Giovanni Bel-
lini, il Carpaccio, Giorgione, Palma il vecchio, Ti-
ziano, il Moretto, Paris Bordone, il Pordenone ed il
Mantegna al quale si ascrivono dodici disegni degli ar-
tisti più diversi; di ventitré disegni attribuiti a Paolo
Veronese, sono da ritenersi di sua mano soltanto tre;
dei ventotto attribuiti al Tintoretto, soli due; dei quat-
tordici che portano il nome dello Schiavone solamente
tre, e dei quattro detti del Luini, soltanto uno ; mentre
dei cinque che si dicono di Andrea Solari nessuno può
pretendere di appartenergli. Degli ottantanove fogli
ascritti al Parmigianino non ne rimangono che cinque;
dei ventisei che vanno sotto il nome del Correggio non
rimane che un abbozzo d'un apostolo della cupola del
duomo di Parma; così pure dei diciannove disegni at-
tribuiti al Domenichino non sono di sua mano che cin-
que, fra cui tre paesaggi, e dei trenta attribuiti al Pri-
maticcio soltanto tre portano manifestamente l'impronta
della sua mano. Invece fra tredici del Tiepolo se ne
trovarono dieci di sua mano, di uno dei quali, uno stu-
pendo disegno a pennello con la testa di un Russo, è
data anzi la riproduzione; così sono autentici i tre di-
segni di Leandro Bassano ed i quattro di Iacopo Bas- x
sano, ed anche di uno di questi ultimi, una bella testa
d' uomo veduta di dietro, disegnata con creta su carta gri-
gio-azzurra, è data un'eccellente riproduzione; così sono
autentici i quattro studi di paesaggio di Marco Ricci,
tutti quelli del Canova, i sei del Ligozzi ed i cinque
di Francesco Brizzi. Un buon risultato si ebbe dal-
l'esame dei disegni di Guido Reni, fra quarantadue dei
quali se ne trovarono diciotto di sua mano; fra gli altri
il Wickhoff assodò che quello segnato col num. 288,
in cui è disegnata in rosso, bianco ed ocra una testa di
 
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