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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. III
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Reymond, Marcel: Opere di Rubens in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0190

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MARCEL REYMOND

Credo importante di dare qui la lista dei grandi lavori fatti da Rubens in Italia.

1602, Roma. Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme: L'esaltazione della Croce — La coro-
nazione di spine — La Crocifissione (questi tre quadri sono oggi all'ospedale di Grasse).

1603, Roma. I dodici Apostoli — Eraclito e Democrito (oggi in Ispagna).

1604, Mantova, 1°: La Trasfigurazione (oggi nel Museo di Nancy)— 20 : La Trinità (oggi
nella Biblioteca di Mantova) — 3°: Il Battesimo di Cristo (oggi nel Museo di Anversa).

1606, Roma. Chiesa Nuova: San Gregorio (oggi nel Museo di Grenoble).

1608, Roma. Chiesa Nuova: 1° Corona di Angeli — 2° San Gregorio, San Maurizio, San Pa-
pieno — 3° Santa DomitiUa, Sant' Achilleo, San Nereo.

La città di Roma possiede un piccolo quadro appartenente al periodo del 1610; è la Visi-
tazione della Galleria Borghese. Questo quadro, al quale si presta ordinariamente poca attenzione,
è un'opera di Rubens, ed un'opera interessante dal punto di vista storico. E la prima idea dello
sportello della Deposizione dalla Croce d'Anversa. Qui la composizione è più semplice che nel
quadro d' Anversa. 11 servitore ed il suo asino che stanno avanti alla scala, sono stati rimpiazzati
da una domestica, e ci manca la domestica ritta in piedi sulla scala. Il gruppo dei quattro attori
principali è quasi il medesimo. Il quadro non ò uno schizzo, un primo abbozzo fatto per la com-
posizione d'Anversa; ò un'opera molto avanzata e compita nelle sue menome parti. Essa è no-
nostante d' un valore secondario. Abbiamo già il Rubens con la sua ricerca di tinte vive e va-
riate, ma nulla fa ancora prevedere le meraviglie future.

Se non si avessero documenti relativi ai tredici quadri del palazzo Rospigliosi, rappresen-
tanti il Cristo e i Dodici Apostoli si sarebbe molto imbarazzati a determinarne la data. Si trova
in questi quadri uno strano miscuglio d'arte fiamminga e d'arte bolognese. Bolognesi per i vio-
lenti contrasti delle ombre e delle luci, per il carattere un po' volgare delle figure, questi quadri
sono fiamminghi per la trasparenza e lo splendore del colorito, per la grande abilità dell'esecu-
zione. La principale preoccupazione di Rubens sembra che fosse, come nei suoi primi anni, quella
di rischiarare violentemente le figure; ma si mostra fiammingo, trovando per ogni vestiario i
toni più differenti e più rari. Infine, l'abuso dei tocchi di bitume nelle ombre è uno dei segni
delle opere dipinte dal 1610 al 1620. Noi sappiamo che i quadri del palazzo Rospigliosi sono
stati fatti nel 1617, su quelli di Madrid dipinti nel 1603, di cui Rubens aveva conservati
gli schizzi. I quadri di Roma, fatti in parte da uno scolaro, sono stati terminati da Rubens, che
nel 1618 li offrì in vendita a lord Dudley Carleton. Farò notare come un'interessante partico-
larità che in questa serie Rubens ha dipinto il suo ritratto e quello di suo fratello Filippo. Filippo,
fratello di Rubens, era a Roma nel 1603 come precettore dei figli del presidente Richardot.

La Visione di san Francesco del Museo del Campidoglio è un' opera di fctile rubenesco, copia
o opera dello studio del maestro, certamente di valore molto secondario. Non vi ha di notevole
se non la testa del santo, di una bella espressione che sola ricorda la maniera di Rubens.
Notando i difetti di questo quadro, non voglio parlare che della povertà dell'effetto generale,
della pesantezza del colorito, ma non voglio nemmeno fare allusione alla triste figura del Cristo,
colle ali alle spalle e ai fianchi. Questa figura non è potuta uscire dallo studio del Rubens, e
se non è un'aggiunta posteriore sarebbe una prova certa che il quadro non ò di Rubens.

Debbo dire che i signori Bode e Burckhardt non contestano l'attribuzione di questo quadro
a Rubens e lo classificano verso il 1615.

Alcuni critici fiamminghi hanno peusato che il JRomolo e Remo del Museo del Campidoglio
fosse dipinto dal Rubens quando soggiornava a Roma. Io al contrario credo che questo quadro
sia d'un' epoca molto posteriore e si ricolleghi alla vera maniera fiamminga di Rubens verso
il 1620. Tutto lo attesta, lo stile del paesaggio, il vestiario dei servitori, la maniera con cui la
lupa è dipinta, e sopratutto il colore bianco e roseo dei bambini. Ma esso ò di una epoca in
 
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