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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. VI
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Ridolfi, Enrico: Di alcuni ritratti delle Gallerie Fiorentine
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0487

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DI ALCUNI RITRATTI DELLE GALLERIE FIORENTINE

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gliata in parte, quando fu fatta la foderatura del dipinto; il quale doveva essere molto lacero sulle
estremità, e venne rimpiccolito di qualche centimetro, specialmente dal lato della larghezza. Ciò
è reso evidente da una lista di colore oscuro, che a guisa di nastro lo circonda ora da ogni
lato, mentre vedesi pur da ogni Iato tagliata la tela originale. E forse quella mano poteva tener
qualche oggetto, al che sembrerebbe accennare la posizione dell'indice e del pollice che si ac-
costano.

Ma l'osservazione del Passavant non ha ragione per la mano destra che appoggia al petto,
la quale è dipinta di forte tono, con ombre calde giallognole, e per la forma elegante delle dita,
e per la fattura un tantino duretta rammenta assai le mani del Leone X. E alla manica di do-
masco bianco del papa si avvicina la grandiosissima manica della donna, di domasco bianco-vio-
laceo, con fodera e guarnizioni di raso giallo, dipinta però con maggior libertà, e con grande
energia, raggiungendo alla prima un effetto gagliardo e magistrale, ed un colorito così ricco e
vigoroso da far disperare assai chi debba copiarla.

E forse vero che non sono accuratissimi d'esecuzione vari accessori, come si vedono in altre
opere del Sanzio, nelle quali però non sempre fu sua l'esecuzione degli accessori; ma qui si po-
trebbe anche osservare che questo ritratto non era di commissione e da passare in dominio altrui;
ma bensì un ricordo da rimanere nello studio o nella casa dell'artista, e quindi la minor cura
di una gran finitezza.

Al Gruyer sembrò poi non bello il partito del velo, o meglio di quel panno di lana bianco-
giallastra che dal capo scende a fasciarle la parte destra della persona, raccolto sotto al braccio,
e che dal lato sinistro cade dietro le spalle, lasciando affatto liberi il braccio e la gran manica
stoffata; ma è da considerare che il fondo del ritratto, ora di un bigio caldo piuttosto pesante,
ò stato tutto ricoperto (e questo è davvero evidente) nel non coscienzioso restauro ; ed ha reso
secco e non gradevole, massime, da questo lato, il contorno esterno del panno, sormontandolo
anche in qualche tratto, e svisandolo.

Ma alle piccole imperfezioni ed ai guasti del dipinto son largo compenso le grandi bellezze
che esso presenta ancora, tali da fare sull'animo del riguardante la più viva impressione con
la meravigliosa vita che spira, con la larghezza della maniera, col grandissimo rilievo ottenuto
senza oscuri, con quella forza e quella ricchezza di toni singolarissime, qualità che farebbero
della Velata una delle preziose opere di Raffaello, quando pure non si avesse la sicurezza (che
ora la rende preziosissima) della persona raffigurata.

Della quale potrà restar dubbio se sieno veridici quei ritratti, in cui par di vedere la tecnica
di Raffaello, ma esserne affatto assente il suo pensiero; ma non rimarrà dubbio alcuno che rap-
presenti con ogni verità l'amata sua donna, quello che ci si mostra appunto dal suo pensiero
reso ricco d'espressione e di vita, e che troviamo poi sublimato e trasfigurato dal genio dell'ar-
tista in una delle più elette sue opere.

E se Firenze non potrà conservare quindi innanzi il nome di Fornarina al bellissimo ri-
tratto della Tribuna, additerà però l'unico autentico ritratto che esista dell'amata del Sanzio
nella Velata della Galleria Palatina.

E. Ridolfi.
 
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