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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. III
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0240

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MISCELLANEA

203

zione, perchè nel cenno che rie detti l'altra volta
sono corso involontariamente in varie inesattezze.

E la prima è quella della dimensione, perchè
questa tavola, di forma quadrilatera, è alta ni. 2.45
e larga m. 1.88. Essa è quasi del tutto occupata
da cinque grandi figure, una posta nel mezzo e
le altre due ai lati su due piani. Nel centro sta
la Vergine maestosamente seduta in un trono di
legno dalle forme massiccie, che stacca in un fondo
di luce, nel mentre sorregge il Bambino, che è dol-
cemente adagiato sul ginocchio destro. 11 volto della
Vergine, leggermente inclinato da questa parte,
è serio e devoto, e nell'acconciatura e Bell'espres-
sione arieggia a quella assai più bella — che
Luca dipinse nel grandioso polittico arceviese. Ha
la medesima larghissima scollatura sul seno, benché
il manto soverchiamente la ricopra, lasciando cosi
vedere poidiissima parte della testa. Ciò natural-
mente non le aggiunge leggiadria. Essa è vestita
di un'ampia tunica scura (die le scende sino ai
gradini del trono, coprendola interamente e lasciando
appena scorgere le estremità dei piedi, studiosa-
mente — in (juesto punto — lasciati scoperti. Anzi,
un lembo della veste, in mezzo a questi, scende
ancora, leggermente coprendo le scorniciature del
gradino del trono, dove, a grandi lettere dorate,
leggesi la iscrizione relativa al committente Gia-
como Simone Filippini. Credo utile riportarla, per-
chè l'altra volta non fu data esattamente, scio-
gliendo i nessi delle lettere che forse il tipografo
non possiede:

JACOBI SIMONIS DE PHILIPPINIS AERE
DEO ET OIVAF. MARIAE DICATVM
FRATHE IÌEKNTA1ini>'" VIGNATO QVARN0 PROCVRANTE

M*D*rni

Questo gradino del trono posa sopra un basa-
mento sporgente che arriva sino a terra, e che
ricorre per tutta la larghezza del quadro, formando
così ai lati due ripiani, sopra i quali stanno quattro
santi seduti sul dinanzi e due indietro ritti in
piedi, disposizione questa simmetrica e di frequente
adoperata dai pittori per lavori di commissione. A
destra vediamo seduto S. Simone con gli occhi
volti verso la Vergine, occupato a sfogliare le pa-
gine di un libro che tiene semiaperto sopra un
ginocchio. Lì presso, dietro a lui, sorge in piedi
S. Giacomo Maggiore, primo vescovo di Gerusa-
lemme, che ha in mano un libro aperto e nell'altra
un nodoso e grosso bastone, istrumento del suo
martirio. Questo santo fu scambiato con S. Giuda,

come l'altra volta fu asserito; ma è evidente che
in questa parte più nobile del quadro, il già nomi-
nato committente, avesse voluto effigiati i santi del
suo nome.

A sinistra sta pure seduto il serafico Bonaven-
tura, la cui testa, volta verso la Vergine, è certo
la più espressiva. Veste l'abito cardinalizio, ed il
grande e rotondo cappello gli sta in terra, presso
i piedi. Tiene esso pure un libro aperto sulle gi-
nocchia, e colla destra sembra che ne sollevi le
pagine. Dietro a questo santo vedesi ritto nella
persona S. Francesco avente in mano il solito libro
che tiene appena aperto con le dita, mentre con
la sinistra scopre un lembo della sua tonaca per
far vedere le stimate del costato. La figura del po-
verello d'Assisi con la testa leggermente inclinata
e con lo sguardo sommesso a terra è d'una espres-
sione assai mite, mentre vigorosa è quella del santo
Bonaventura.

L'impressione d'insieme di quest'opera è po-
tente e grandiosa; forse rendono un po' di monotonia
tutti quei libri posti in mano ai santi, quantunque
il pittore siasi studiato di disporli in vario modo,
e le teste dei due apostoli Giacomo e Simone, con
l'ampia tunica, con la lunga capigliatura, che ina-
nellata, scende sin sopra gli omeri, e con la barba
rotonda, somigliano un po' troppo fra loro. Forse
quest'opera, che pure ha molti pregi, fu affrettata
nei primi mesi del 1508, allorquando al Signorelli,
per la splendida prova data l'anno innanzi nella
dipintura del grandioso polittico per la chiesa prin-
cipale di Arcevia, si affollarono commissioni di quadri
da Arcevia e dai luoghi vicini, come da Fabriano e
da Iesi, le quali tutte non potè disimpegnare stante
il breve tempo che ancora tra noi si trattenne.
Perchè è ormai provato con documenti che Luca
si trattenne in Arcevia circa un anno, dalla metà
cioè del 1507 alla metà del 1508; ed infatti da
noi si partì sulla fine di giugno di quest'anno, dopo
avere ricevuto il finale pagamento dell'altro quadro
figurante il Battesimo di Cristo fatto per la fra-
ternità di S. Giovanni anch'esso in brevissimo tempo.
Durante questo periodo, per la sua grande opero-
sità, trovò modo di lasciarci ben cinque importanti
opere, due delle quali oggi sono andate misera-
mente perdute, e furono: una gran Croce dipinta
ed un quadro col protettore di Arcevia, S. Me-
dardo vescovo di Noyon, ambedue per la chiesa
omonima. 1

1 Ecco sino ad oggi le notizie da noi rinvenute e le
date certe, desunte da documenti archivistici, intorno al
 
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