Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 7.1894

DOI Heft:
Fasc. I
DOI Artikel:
Recensioni
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0098

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
K'KCKXSTOXI

59

Come sintassi per verità non può so non lasciare
alquanto da desiderare. Del resto fa duopo ripor-
tarsi a quei tempi noi (piali si usava di uno stili»,
di un modo di esprimersi alquanto diverso dal
nostro, e l'uso del latino frammisto all'italiano era
di prammatica.

Quello che risulta chiaramente, non ostante
certe espressioni un po'ambigue e confuse si è,
che Leonardo da Vinci ebbe ad eseguire realmente
il quadro della Madonna delle roccie per la chiosa
di San Francesco in Milano. Questo poi viene ci-
tato successivamente dalle Ghdde della città, come
quell'opera che aveva avuto il suo compimento con
l'aggiunta di due figure d'angeli ai lati, i quali
come si vede furono dipinti dall'ormai noto mila-
nese Ambrogio de Predis.

Ora all'atto pratico quello che importa di sta-
bilire si è, a quale delle due Madonne, a quella di
Parigi o a quella di Londra, tuttora esistenti, vada
applicato il tenore del documento, per quanto con-
cerne in ispecie il grande maestro fiorentino. A
prima vista si avrebbe a vedervi una testimonianza
indubbia a favore dell'esemplare che trovasi da
parecchi anni incorporato alla grande Cfalleria na-
zionale di Londra. Ne riceverebbe conferma l'opi-
nione già manifestata in proposito da una parte
della recente critica germanica, che essendosi, oc-
cupata molto di Leonardo ha ritenuto di dover
mettere in prima linea l'esemplare di Londra in
confronto di quello del Louvre. Ma se è giusto che
non convenga contentarsi di un'apparenza del vero,
noi crediamo che un ulteriore studio dell'argomento
senza idee preconcette debba condurre precisamente
ad una conclusione contraria (vedi fototipia).

I documenti intorno ad opere d'arte, massime
quelli più remoti, possono facilmente dar luogo ad
equivoci e quindi ad interpretazioni erronee, ove
non vengano intesi in armonia colle opere stesse alle
(piali si riferiscono. Ed è importante anzitutto che
si badi di non applicare un documento, spettante ad
una data opera, ad altra che a quella fosse stata so-
stituita. Ora nel caso concreto noi reputiamo sia
accaduto per l'appunto questo fatto. In proposito lo
scrivente non saprebbe se non riconfermare quanto
trovasi stampato nella sua monografia intorno alla
Galleria nazionale di Londra, inserita nel suo
volume Arte italiana del Rinascimento, 1 là dove
esprime il suo sentimento nei termini seguenti:

1 Arte italiana del Jiinuscimento, saf/yi critici di Gustavo Fkiz-
zoni (con :W tavole in fototipia). — Milano, fratelli Dumolard
editori, 1891, pag. 260.

" (piando si siano debitamente confrontati fra loro
un dipinto coll'àltro, cosa oggi sensibilmente age-
volata mediante le ottime riproduzioni fotografiche
della ditta Braun, non è altrimenti lecito di stare
in forse e di dubitare a quale dei due sia da dare
la preferenza, come sola opera originale di mano
del grande maestro. Come non riconoscere infatti
nell'esemplare del Louvre la sovrana finezza e per-
fezione d'indole tutta toscana, nell'altro invece una
edizione posteriore d'impronta lombarda, eseguita
quindi da qualche allievo in Milano? Le forme de-
licate e vivamente sentite che si osservano nel
primo, tanto nei visi quanto nelle estremità, nelle
pieghe e financo nelle erbe e nei fiori che ador-
nano il suolo, corrispondono in tutto al concetto
del più peregrino degli artisti, quelle dell'altro, più
gonfie, meno intese, meno elette in genere, agl'in-
tendimenti di pittore subordinato, per quanto si
voglia diretto seguace del maestro. Fra le varianti
poi da notarsi nel confronto di un dipinto con
l'altro emerge quello del braccio destro dell'an-
gelo inginocchiato dietro il bambino Gesù, il cui
gesto dimostrativo rivolto verso il San Giovanni
inginocchiato dal lato opposto sotto la protezione
della Madonna costituisce un motivo, che ha il va-
lore come di un intercalare di Leonardo, quale si
riscontra anche nel suo Cenacolo e in parecchi
suoi disegni. 1 Ora noi non ci peritiamo di osser-
vare che l'esistenza di questo motivo, visibile nella
tavola del Louvre, riesce altrettanto caratteristica
in un originale del maestro, quanto meno è am-
missibile l'avesse inventato il copista, il (piale in-
vece lo trovò superfluo e volle sopprimerlo nel di-
pinto che ora trovasi a Londra. „

Che se ci si avesse a rispondere tali osserva-
zioni essere ormai rese vane dal fatto, che il nuovo
documento legittima innanzi tutto il quadro di Lon-
dra, il quale è quello appunto proveniente dalla
chiesa di San Francesco, dov'ebbe a trovarsi fin
verso la fine del secolo scorso, noi replicheremmo
che nessuno saprebbe pur negare la possibilità, che
in origine l'esemplare di Parigi si fosse trovato in
quella chiesa e che solo più tardi fosse stato sosti-
tuito da quello che ora trovasi a Londra. E il ra-
gionamento in favore di tale versione sarebbe il
seguente: Se è vero che il documento riferito ap-
partiene all'incirca all'epoca fra il 1484 e il 1494,

1 Si pensi al gesto di San Pietro nel Cenacolo. IVi disegni
si osservi fra altri quello dell'unita figurina .1, con una ma no
di struttura ossea, tanto analoga a quella dell'angelo nel
quadro primis ivo.
 
Annotationen