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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 2.1896

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Fasc. III
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Loeser, Carlo: I quadri italiani nella Galleria di Strasburgo
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https://doi.org/10.11588/diglit.19208#0311
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I MADRI ITALIANI NELLA GALLERIA DI STRASBURGO

A Galleria di Strasburgo fu fondata recentemente come ap-
pendice alla nuova Università imperiale. Essa è destinata
a fornire alla cattedra della nuova scienza della storia
dell'arte il materiale d'osservazione e di elaborazione
nello stesso tempo. Giacche dall'arte è sorta Ja scienza
dell'arte, die già in parecchie Università di Germania
possiede la sua cattedra, al suo corredo conveniente si
richiede almeno un certo numero d'opere d'arte. E così
oggidì ogni Università ha bisogno, oltre che della sua
biblioteca e dei suoi laboratori, anche della sua galleria
di quadri. La nuova raccolta di Strasburgo, quindi, sod-
disfa ad un bisogno diverso, ha un significato differente
da quello delle Gallerie composte in tempi anteriori. Il
suo scopo non è nè di porgere un sicuro luogo di conservazione alle opere antiche dell'arte
antica indigena, nè di promuovere l'arte contemporanea per mezzo dell'esposizione pubblica
di una scelta di capolavori destinati a servire di modelli impulsivi agli artisti viventi.
E nemmeno debbono le opere quivi raccolte recare ai dilettanti un godimento, un piacere
diretto. Esse vi sono collocate a prò dello studioso, destinate ad allargargli il campo della
scienza, a insegnargli a stabilire delle verità nel regno del bello, a stimare il bello ideale
fondato sulla verità. L'indagatore principiante deve raccogliere da esse cognizioni, e, nello
stesso tempo, formare su esse il suo gusto, ammaestrarsi col loro aiuto per diventare cono-
scitore. Se in ciò riesce, allora si può parlare di una scienza dell'arte, che, sorta dall'arte,
riconduce di nuovo ad essa, promovendo il vero e il bello, e servendo perciò alla cultura
generale.

Per questo scopo si richiedono anzitutto dei quadri, e poi una determinata disciplina.
I nostri occhi hanno bisogno della pratica per guardare le opere d'arte in modo critico, e per
distinguerle secondo le loro qualità. Come il maestro di cappella deve formare il suo orecchio
musicale, così fa d'uopo che l'erudito di cose d'arte raffini in modo speciale le sue facoltà
visuali. Egli deve imparare a vedere, deve divenire «virtuoso di Gallerie». Se non riesce
in questo intento, il suo rapporto coi quadri rimane simile a quello di un maestro di cappella
sordo rispetto all'orchestra. E per raggiungere questo fine non saprebbero giovargli, da soli,
nè i libri nè le lezioni. Egli deve provvedere ogni giorno per la sensibilità del suo occhio,
deve averne cura speciale, esercitarlo finché riesca ad appropriarsi tutto quanto esiste di meri-
tevole di considerazione fra' quadri, disegni, stampe — diciamo tutto il mondo del colore
e della linea — e finché sappia dominarlo.

Alla domanda: «A che fine ci occupiamo della storia dell'arte?» la risposta adeguata
sarebbe: «Per l'amor dell'arte, ed anche della storia»; e non già perchè ci si voglia fare
 
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