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Archivio storico dell'arte — 2.Ser. 3.1897

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Fasc. III
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Nardini Despotti Mospignotti, Aristide: L'@architettura ionica in relazione a quelle dei popoli ariani dell'Asia anteriore
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https://doi.org/10.11588/diglit.19209#0205

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L'ARCHITETTURA IONICA

169

L'incrociatura e la sporgenza dei travi negli angoli degli edilìzi è dunque un fatto giu-
stificato, dirò anzi imposto dalle esigenze costruttive, non solo nell'età primissima in cui
l'architettura, come arte bella, non era entrata peranco nella mente degli uomini, sì anche
nell'età successiva del legno lavorato. Ma, per poco che noi vi riflettiamo sopra, sarà facile
convincerci come quel sistema venga più che mai ad imporsi anche nell'età secondaria della
costruzione mista, cioè nell'età del legno e della pietra.

Abbiamo già accennato nei precedenti capitoli come il trapasso dalla colonna lignea alla
lapidea dovesse portare gravi perturbazioni nell'armonia generale dell'edilizio e nelle propor-
zioni delle varie sue parti. Infatti, una colonna lapidea, per quanto si faccia svelta e leggera,
non potrà mai raggiungere la leggerezza della colonna lignea. Mentre l'altezza di questa
può spingersi impunemente ai 15, ai 18 diametri e più ancora, l'altezza della colonna lapidea,
specialmente in un tentativo primo, non si può far eccedere i 9 o i 10 diametri al massimo;
cosicché essa bisogna sia fatta il doppio circa più grossa dell'altra. Ora, l'artifizio ligneo della
copertura che vien sorretta da questa colonna ingrossata del doppio non ha affatto bisogno
di questo ingrossamento, epperciò, ad onta della mutata natura del suo sostegno, esso può
impunemente rimanersi qual'era. Ma tale rimanendosi la copertura o trabeazione che dir si
voglia, avverrà che questa al dirimpetto della colonna, la quale ha raddoppiato la sua gros-
sezza, apparisca la metà più esile di quello che era prima. Questa metamorfosi dal lato della
statica non guasta, ma dal lato estetico, venendo ad introdurre un enorme squilibrio di pro-
porzione fra il sostenente ed il sostenuto, bisogna pur confessare che costituisce una brut-
tura ed un vizio. E poiché è naturale che nell'età architettonica della costruzione mista il
sentimento del bello cominciasse già a manifestarsi fra gli uomini, e che fino d'allora l'este-
tica spiegasse le sue esigenze (imperocché la costruzione mista, accennando a un bisogno di
miglioramento, è già in sé stessa una conseguenza del sentimento estetico), così è anche
naturale che i costruttori di quell'età non tollerassero in pace quella bruttura, e che cercas-
sero di rimediarvi.

E i rimedi erano due:

1° 0 rassegnarsi a raddoppiare inutilmente il materiale ligneo anche nella trabeazione;
2° 0 studiare qualche temperamento che, senza bisogno di ciò, ovviasse al difetto.

A questo punto, per esser più chiaro, parlerò con un esempio. Supporrò d'avere un edi-
lizio di costruzione mista, vale a dire con le pareti e le colonne di pietra, e con tutta la
parte superiore di legname. Se, per ipotesi, il sommoscapo 1 di quelle colonne ha il diametro
di un metro, qual costruttore sarà così pazzo da posarvi sopra degli architravi lignei di
altrettanta spropositata grossezza e da sciuparvi un metro cubo di legname, mentre la metà
di esso basterebbe d'avanzo al bisogno? Naturalmente dunque agli architravi lignei di quelle
colonne egli assegnerà presso a poco la grossezza di mezzo metro, il che vuol dire che le
facce anteriore e posteriore di questi architravi rientreranno sul sommoscapo delle colonne
di circa 25 centimetri. Senza dubbio questa non é una bellezza a vedersi; ma nelle colonne
intermedie, non essendo troppo esigenti, forse si può anche tollerare, o anche si può masche-
rare con qualche acconcio ornamento posto sul capitello, che venga in qualche modo a favo-
rire il connubio. Ma nelle colonne angolari, com'è nel caso degli edifizi peripteri,2 i rimedi

zioni rustiche in legno è un costume che si è praticato
ab antiquo e che si pratica anche adesso. « Questo si-
stema, dice Perrot (op. cit., tom. V, pag. 372) è in uso
anche oggi nella Licia, e per poco che voi andiate a
visitare le alte valli della Savoia, voi lo troverete colà
impiegato nella costruzione delle case e dei granai ».

1 Per coloro che non sono famigliari col linguaggio
dell'arte, dirò che sommoscapo significa il diametro della
parte più alta del fusto della colonna; come, per con-

verso, imoscapo significa il diametro inferiore del fusto
medesimo; imperocché il fusto o scapo della colonna,
essendo rastremato, cioè assottigliato su in alto, per
questa rastremazione i diametri alto e basso della co-
lonna differiscono fra loro.

B Periptero si dice Pedifizio circondato tutto di co-
lonne, e diptero allorché le colonne lo circondano in
doppia fila.
 
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