LIBRO
Deì pittori e scultori sacceduti a Gmlio Ramano e di altri cìie cperarono in iantova
6sa alla estiazioae della Accademia Virgiliana.
CAPITOLO I.°
DE 1 PITTORI
Dopo avere rilevato nelle produzioni del bello visibile I' impronta dello spirito deì popolo
nolla sua religionc, ne’ suoi coslumi, nei suoi desidcrii; dopo avere riconosciute queste non curanti
delle bellezze interiori, ricercalrici di supcrflua erudizione, studiose della materia, progredire nelle
forme e scadere nei eoncetti; se volessimo ora continuare a discorrere di lulte le opere eseguite
dai pittori educati da Giulio e da altri che vennero poi, avremmo a notarvi gli stessi vizii moralì
e peggiori difelti nel meccanismo dell’ artc. Per le quali cose e per esserci prefissi ncll’ esporre
quesle notizie di riguardar rielle opere ai pregi della materia bcnsì, ma ancora più alla loro spi-
ritualità, e per essere pervenuti col nostro racconlo ad un’ epoca a noi più vicina e per ciò meno
oscura: noi ora parlando degli artefici vissuti dopo Giulio (1) e fmo a tutto il secolo dccimo ot-
tavo, rieorderemo soltanto coloro clie si elevarono in fama sopra gli altri o che per originalità
di pensieri e di maniere esercilarono in Mantova qualche influenza nella piltura.
Fra questi il primo che ci si presenta degno di memoria ò Ippolito Costa, il quale nato iri
Manlova al 1506 dopo avcre sludiala la piltura da Girolamo da Carpi, all’anno 1529 si pose
agli stipendii dei marcbesi Gonzaga con annua provvisione di lire 225,03, ossiano franchi 57,08.
Non può revocarsi in dubbio che dovesse egli allora sottoslare a Giulio Rornano dittalore nelle
arli e che ne dovesse imitare anche la maniera, menlre di ciò danno ampia prova lc opere presso
quel tempo da lui eseguite, e fra le altre quella in cui dipinsc Gesù dcposto da croce. (2) In
questo quadro infalli appariscono ricercate movenze, forme imitanti I' anlico, ombrc colorite di
opaco nericcio ed altri difelli proprii della scuola di Giulio. Pare però chc a tale servilità il
Costa si piegasse conlro gcnio ed astrctlovi solo dalla necessità, percliè all’anno 1538 lollosi
dagli stipéndiati del principe, si fece da solo cd aperso in patria una scuola originale , che
venne presto frequcntata da molti discepoli fra’ quali dal cremonese Bcrnardo Campi. II vero
e corretto disegno, la molta armonia e morbidezza di tinle con cui il Cosla ha dipinto cntro la
Cattedrale il marlirio di Santa Agata (5) danno sicura prova dell' esscrsi egli intcramente emanci-
pato dai modi usali da Giulio, e perciò non dubiliamo di ritenere errato il giudizio del Lanzi: »
(1) — Non diremo di lavori eseguiti in Mantova da Giulio Romano, avendone già scritto a lungo nella Storia della
vita e delle opere di questo arteficc. Mantova 1838.
(2) U quadro oggi si alloga entro la chiesa dedicala ai Santi Gervasio e Protasio, e da noi se ne dicdc disegno in-
tagliato fra i Monumenti Mantovani ccc.
(3) — 11 Vasari sci'issc che Battista Bertani era stato 1‘ inventore di questo dipinto.
Deì pittori e scultori sacceduti a Gmlio Ramano e di altri cìie cperarono in iantova
6sa alla estiazioae della Accademia Virgiliana.
CAPITOLO I.°
DE 1 PITTORI
Dopo avere rilevato nelle produzioni del bello visibile I' impronta dello spirito deì popolo
nolla sua religionc, ne’ suoi coslumi, nei suoi desidcrii; dopo avere riconosciute queste non curanti
delle bellezze interiori, ricercalrici di supcrflua erudizione, studiose della materia, progredire nelle
forme e scadere nei eoncetti; se volessimo ora continuare a discorrere di lulte le opere eseguite
dai pittori educati da Giulio e da altri che vennero poi, avremmo a notarvi gli stessi vizii moralì
e peggiori difelti nel meccanismo dell’ artc. Per le quali cose e per esserci prefissi ncll’ esporre
quesle notizie di riguardar rielle opere ai pregi della materia bcnsì, ma ancora più alla loro spi-
ritualità, e per essere pervenuti col nostro racconlo ad un’ epoca a noi più vicina e per ciò meno
oscura: noi ora parlando degli artefici vissuti dopo Giulio (1) e fmo a tutto il secolo dccimo ot-
tavo, rieorderemo soltanto coloro clie si elevarono in fama sopra gli altri o che per originalità
di pensieri e di maniere esercilarono in Mantova qualche influenza nella piltura.
Fra questi il primo che ci si presenta degno di memoria ò Ippolito Costa, il quale nato iri
Manlova al 1506 dopo avcre sludiala la piltura da Girolamo da Carpi, all’anno 1529 si pose
agli stipendii dei marcbesi Gonzaga con annua provvisione di lire 225,03, ossiano franchi 57,08.
Non può revocarsi in dubbio che dovesse egli allora sottoslare a Giulio Rornano dittalore nelle
arli e che ne dovesse imitare anche la maniera, menlre di ciò danno ampia prova lc opere presso
quel tempo da lui eseguite, e fra le altre quella in cui dipinsc Gesù dcposto da croce. (2) In
questo quadro infalli appariscono ricercate movenze, forme imitanti I' anlico, ombrc colorite di
opaco nericcio ed altri difelli proprii della scuola di Giulio. Pare però chc a tale servilità il
Costa si piegasse conlro gcnio ed astrctlovi solo dalla necessità, percliè all’anno 1538 lollosi
dagli stipéndiati del principe, si fece da solo cd aperso in patria una scuola originale , che
venne presto frequcntata da molti discepoli fra’ quali dal cremonese Bcrnardo Campi. II vero
e corretto disegno, la molta armonia e morbidezza di tinle con cui il Cosla ha dipinto cntro la
Cattedrale il marlirio di Santa Agata (5) danno sicura prova dell' esscrsi egli intcramente emanci-
pato dai modi usali da Giulio, e perciò non dubiliamo di ritenere errato il giudizio del Lanzi: »
(1) — Non diremo di lavori eseguiti in Mantova da Giulio Romano, avendone già scritto a lungo nella Storia della
vita e delle opere di questo arteficc. Mantova 1838.
(2) U quadro oggi si alloga entro la chiesa dedicala ai Santi Gervasio e Protasio, e da noi se ne dicdc disegno in-
tagliato fra i Monumenti Mantovani ccc.
(3) — 11 Vasari sci'issc che Battista Bertani era stato 1‘ inventore di questo dipinto.