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Arco, Karl
Delle arti e degli artefici di Mantova: notizie (Band 2) — Mantova, 1857

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https://doi.org/10.11588/diglit.33346#0133
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ANNOTAZIONI

127

(1) — Appoggiati a quanfco scrisse l’Affò abbiamo accenuato nell'lstoria di Giulio a pag. G5 cbe que-
sti ebbe dai Parmigiani l’incarico di eseguire alcuni lavori. Posteriormente il benemerito signor Gualandi
col mandar fuori stampata al 1845 una nuova raccolta di lettere artistiche non solo ci offerse la prova di
quanto era stato da noi asserito, ma ancora la indicazione delle opere state allora commesse al Pippi. Dei
documenti pubblicati dal Gualandi uno è questo da noi riferito (Bologna. Vol. II p. 3 e segu.); gli altri sono
1°. Una lettera scritta al 15 di marzo del 1540 con cui Giulio accompagna ai Rettori della fabbrica la scrit-
tura teslè riferita. 2.° Altra lettera del 4 aprile per la quale Francesco Mazzola si lagna con Giulio del-
l’avere assunta un’impresa che a lui prima era stata affidata. 3°. Altre due lettere scritte da Giulio all’ll
ed al 26 di maggio, con una delle quali rifiuta continuare il lavoro, se il Mazzola non sì dichiari con-
tento ch’io faccia tale impresa, coll’ altra promette di porsi all’opera e di farla finita al più presto.
Dalle illustrazioni del Prof. Amadio Roncbini ci vien fatto conoscere che i presidi della fabbrica in Parma
al 1540 avevano incaricato Giulio a dare il disegno dei dipinti con cui volevano ornare la vòlta della chiesa
della Steccata, perchè il Mazzola, a cui era stato commesso quel lavoro fino dal 1531, non vi si era ancora
prestato. Ma il Pippi impedito da infermità e dal dover attendere ad altri lavori in occasione dei magni-
fici funerali clie in Mantova si fecero (essendo morto in quell’anno il Duca Federico) non potè fare com-
piuto il cartone promesso, onde questo venne tenninato da Miclielangelo Anselmi, il quale ben conosceva
il concetto di Giulio.

La invenzione del Pippi fu poi dipinta dal medesimo Ànselmi, il quale all'anno 1547 atlendeva ancora
a compierne l’esecuzione quando per volontà dei committenti dovette variare molte cose già fatte ed intro-
durvi non poche riforme.

(2) — Gian Francesco Testa si trova nominato valorosissinio architetto, e dal Campori detto anche
intersiatore recando a prova di ciò il contratto fatto da lui coi monaci di San Pietro in Modena, col quaie
assumeva l’esecuzione degli stalli del coro nella loro chiesa con sedici quadri pcr ogni lato di sopra; opera
che fece compiuta al 1543.

_ N. 167. —

Cessioae di possesso di ana casa fatta all’ 11 di genaajo del 1541 dallo Spedale di Mantova
ad Anntmciata Obicelli. (1) (.Inedita)

In Christi nomine, amen. An 1541, indict. XIV die martis II mens. jannuary, tempore ecc.

Ibi magnif. leg. doct. D. Bernardus Nuvolonus honor. rector hospitalis sequens formam in-
vestiturae alias factae Comino do Columbis de pelia terrae aquisita ab infras. investita, receptis
sold. 20 loco unius paris caponum pro bonorantia cum carta papirea quam tenebal in suis mani-
bus investivit D. Annuntialam fil. q. Dominici de Obicellis uxorcm Magistri Ruberli pictoris (2)
habit. Mantuac recipiens pro se et hacredibus medietatem pro diviso petiae terrae casamentivae
cum una domo sopra cuppata et solerata cum duobus apothecis, revolto et puteo sita in conf,
monticel. alborum Mantuae penes ccc.

Ego Christophorius Stanghellini civis notarius pubblicus ecc.

ÀNNOTAZIONI

(1) — Trascritto dal Tertio registro instrumentorum hospitalis magni Mantuae al foglio 215.

(2) — Questo è Roberto Sacchi pitlore stato ricordato al § 3. del cap. 1. del libro 2 nel primo volume.
Dai medesimi registri dello spedale apparisce che allTl di gennajo del 1541 la stessa D. Annuntiata uxor
mag. pictoris Ruberli, cum assensu ct parabula dicli sui viri tradidit Hospitali Mantuae petiam terrae
arativam sitam in territorio S. Mariae del boscho.
 
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