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CORRIERI ARTISTICI
Corriere delle Provincie meridionali.
Castel del Monte.
E nota oramai l'importanza del Castel del Monte
nella storia e nell'arte. Se pure non vorrà ritenersi,
come lo giudicò il Perkins, la costruzione più com-
pleta di tal genere che sia nel mondo, esso resta
sempre un monumento d'importanza capitale ; uno
dei più grandiosi testimoni della storia medievale. Esso
giganteggia su una collina della catena delle Murge
presso Andria, elevando su quel purissimo cielo le sue
otto torri ottagonali, che, formidabili colossi, sfidano
l'ali del tempo
Mille frammenti, rottami di musaici, di rilievi,
dì pavimenti che tornano a luce ogni giorno, mentre
si praticano i restauri, fanno fede dell'antico splen-
dore ; e la fantasia corre subito a cercare la corte sfar-
zosa del potente Svevo in quelle sale, ove i marmi, i
musaici, gli intagli e le preziose stoffe ricevute in
dono dal Sultano di Damasco avean riprodotto un
giorno, sotto il tepido cielo di Puglia, tutte le imma-
gini della vita e del lusso orientale.
Chi fu l'autore di questo celebre palazzo da caccia
di Federico II? Ecco un problema rimasto insoluto,
e che il Bertaux ora ci annunzia di avere spiegato,
dichiarando il monumento un capolavoro dell'arte
francese del 1200, e più precisamentè dell'arte bor-
gognona che ha sentito molto dell'imitazione dei mo-
numenti romani, come quelli d'Autun e di Langres.
Egli ha confrontato Castel del Monte con alcune
fabbriche di Sicilia del tempo di Federico, come la
torre di Castrogiovanni, i palagi di Castel Maniace a
Siracusa e di Castello Orsini a Catania, e li ha dichia-
rati tutti della medesima architettura francese.
Di più, una epigrafe che si legge sulla porta del
castello di Trani gli ha suggerito il nome di un ar-
chitetto francese, Filippo Chinard, che egli, pur con-
fessando che non vi sono documenti per determinare
la parte avuta da costui nell'importazione &<t\Yarchi-
tettura francese nel Napoletano ed in Sicilia, ritiene
autore di Castel del Monte e di molti altri castelli di
quei luoghi.
Il Bertaux ha presentato all'Accademia d'iscri-
zioni e belle lettere di Parigi una Memoria su Castel
del Monte et les archìtectes francais de Frédéric II,
che non è, stata ancora pubblicata, e se ne ha solo un
riassunto nei Rendiconti della detta Accademia. Con-
temporaneamente ha accennato alla tesi da lui soste-
nuta e agli argomenti su cui si appoggia in un lavoro
che ha per titolo: Imonumenti medievali della regione
del Vulture.1 Aspettiamo con vivissimo interesse la
pubblicazione della suddetta Memoria, ove ci augu-
riamo che il Bertaux, il quale studia con tanto amore
e competenza i nostri monumenti, possa fornir argo-
1 Supplemento alla Napoli Nobilissima, Anno VI, 1897.
menti tali da rendere accettabile un'influenza classica
che abbia avuto per intermediaria l'arte borgognona,
nelle fabbriche delle nostre provincie, nelle quali pure
non furono spente mai del tutto le tradizioni dell'arte
antica, e dove non mancavano certo modelli da imi-
tare. Parrebbe pure necessario qualche dato di mag-
gior peso per farci ritenere lo Chinard autore di
Castel del Monte, non bastando il solo trovarlo men-
zionato nell'epigrafe del castello di Trani, il quale
non ha nessun punto di contatto con Castel del
Monte, e, se rispondeva alle esigenze militari, non
ha mai avuto importanza artistica.
La sontuosa reggia di Federico fu tenuta dai suc-
cessori nel Regno di Napoli più come rocca che come
palazzo di delizie. Molte volte carcere ad illustri pri-
gionieri, per lunghi anni quelle mura furon custodi
degli sventurati figliuoli di re Manfredi e del loro
cugino Corrado, conte di Caserta. Più tardi fu dato
il castello a Consalvo di Cordova, insieme con la ducea
di Andria, in premio d'aver conquistato a Ferdinando
il Cattolico il Regno di Napoli. Passò poi alla illu-
stre casa Carafa, alla quale ha appartenuto fino ai nostri
tempi, prima di esser dichiarato monumento nazio-
nale. Nel 1879 ebbe i primi restauri. Ora essi sono
continuati dall'architetto Ettore Bernich il quale, tanto
in questo monumento come in molti altri delle Pu-
glie, dà ottima prova del suo valore.
Egli ha rinvenuto a .20 metri dal castello un muro
di pietra calcarea dello spessore di circa 5 metri alla
base e di m. 2.30 alla sommità, alto oltre tre metri,
formato di due parti: una più antica, verticale (del
tempo svevo, forse) è larga in tutta la sua altezza
m. 1.50, e alla sommità m. 0.80. Il muro termina a
fior di terra, formando una specie di grosso scaglione
che girava anche a forma ottagonale intorno intorno
al castello.
Il Bernich ha pure scoverto, entro il muro di una
delle torri, un tratto della fascia che coronava gli otto
lati del castello. Essa era dell'altezza di circa trenta
centimetri, per circa venti di aggetto e seguiva il peri-
metro « facendo da base — scrive il Bernich — chi
sa mai a quale elegante ringhiera di pietra trafo-
rata ». 1
Tra i costoloni delle volte si sono trovati alcuni
tubi di bronzo di cui non si conosce l'uso originario.
Si è stabilito infine in modo non dubbio che il por-
tone sulla grande porta aveva una decorazione a bas-
sorilievo della quale si osservano tuttora gl'incastri.
La lunetta doveva poi essere ornata da un mosaico.
Durante i lavori dal novembre scorso in poi si è
trovato che il castello in origine, avanti alla porta
principale, aveva una grandiosa scalinata scoperta.
Questa fu rotta probabilmente nel tempo angioino,
quando fu scavato un fossato dai muri a picco e col
Cfr. Corriere delle Puglie, n. 197.
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CORRIERI ARTISTICI
Corriere delle Provincie meridionali.
Castel del Monte.
E nota oramai l'importanza del Castel del Monte
nella storia e nell'arte. Se pure non vorrà ritenersi,
come lo giudicò il Perkins, la costruzione più com-
pleta di tal genere che sia nel mondo, esso resta
sempre un monumento d'importanza capitale ; uno
dei più grandiosi testimoni della storia medievale. Esso
giganteggia su una collina della catena delle Murge
presso Andria, elevando su quel purissimo cielo le sue
otto torri ottagonali, che, formidabili colossi, sfidano
l'ali del tempo
Mille frammenti, rottami di musaici, di rilievi,
dì pavimenti che tornano a luce ogni giorno, mentre
si praticano i restauri, fanno fede dell'antico splen-
dore ; e la fantasia corre subito a cercare la corte sfar-
zosa del potente Svevo in quelle sale, ove i marmi, i
musaici, gli intagli e le preziose stoffe ricevute in
dono dal Sultano di Damasco avean riprodotto un
giorno, sotto il tepido cielo di Puglia, tutte le imma-
gini della vita e del lusso orientale.
Chi fu l'autore di questo celebre palazzo da caccia
di Federico II? Ecco un problema rimasto insoluto,
e che il Bertaux ora ci annunzia di avere spiegato,
dichiarando il monumento un capolavoro dell'arte
francese del 1200, e più precisamentè dell'arte bor-
gognona che ha sentito molto dell'imitazione dei mo-
numenti romani, come quelli d'Autun e di Langres.
Egli ha confrontato Castel del Monte con alcune
fabbriche di Sicilia del tempo di Federico, come la
torre di Castrogiovanni, i palagi di Castel Maniace a
Siracusa e di Castello Orsini a Catania, e li ha dichia-
rati tutti della medesima architettura francese.
Di più, una epigrafe che si legge sulla porta del
castello di Trani gli ha suggerito il nome di un ar-
chitetto francese, Filippo Chinard, che egli, pur con-
fessando che non vi sono documenti per determinare
la parte avuta da costui nell'importazione &<t\Yarchi-
tettura francese nel Napoletano ed in Sicilia, ritiene
autore di Castel del Monte e di molti altri castelli di
quei luoghi.
Il Bertaux ha presentato all'Accademia d'iscri-
zioni e belle lettere di Parigi una Memoria su Castel
del Monte et les archìtectes francais de Frédéric II,
che non è, stata ancora pubblicata, e se ne ha solo un
riassunto nei Rendiconti della detta Accademia. Con-
temporaneamente ha accennato alla tesi da lui soste-
nuta e agli argomenti su cui si appoggia in un lavoro
che ha per titolo: Imonumenti medievali della regione
del Vulture.1 Aspettiamo con vivissimo interesse la
pubblicazione della suddetta Memoria, ove ci augu-
riamo che il Bertaux, il quale studia con tanto amore
e competenza i nostri monumenti, possa fornir argo-
1 Supplemento alla Napoli Nobilissima, Anno VI, 1897.
menti tali da rendere accettabile un'influenza classica
che abbia avuto per intermediaria l'arte borgognona,
nelle fabbriche delle nostre provincie, nelle quali pure
non furono spente mai del tutto le tradizioni dell'arte
antica, e dove non mancavano certo modelli da imi-
tare. Parrebbe pure necessario qualche dato di mag-
gior peso per farci ritenere lo Chinard autore di
Castel del Monte, non bastando il solo trovarlo men-
zionato nell'epigrafe del castello di Trani, il quale
non ha nessun punto di contatto con Castel del
Monte, e, se rispondeva alle esigenze militari, non
ha mai avuto importanza artistica.
La sontuosa reggia di Federico fu tenuta dai suc-
cessori nel Regno di Napoli più come rocca che come
palazzo di delizie. Molte volte carcere ad illustri pri-
gionieri, per lunghi anni quelle mura furon custodi
degli sventurati figliuoli di re Manfredi e del loro
cugino Corrado, conte di Caserta. Più tardi fu dato
il castello a Consalvo di Cordova, insieme con la ducea
di Andria, in premio d'aver conquistato a Ferdinando
il Cattolico il Regno di Napoli. Passò poi alla illu-
stre casa Carafa, alla quale ha appartenuto fino ai nostri
tempi, prima di esser dichiarato monumento nazio-
nale. Nel 1879 ebbe i primi restauri. Ora essi sono
continuati dall'architetto Ettore Bernich il quale, tanto
in questo monumento come in molti altri delle Pu-
glie, dà ottima prova del suo valore.
Egli ha rinvenuto a .20 metri dal castello un muro
di pietra calcarea dello spessore di circa 5 metri alla
base e di m. 2.30 alla sommità, alto oltre tre metri,
formato di due parti: una più antica, verticale (del
tempo svevo, forse) è larga in tutta la sua altezza
m. 1.50, e alla sommità m. 0.80. Il muro termina a
fior di terra, formando una specie di grosso scaglione
che girava anche a forma ottagonale intorno intorno
al castello.
Il Bernich ha pure scoverto, entro il muro di una
delle torri, un tratto della fascia che coronava gli otto
lati del castello. Essa era dell'altezza di circa trenta
centimetri, per circa venti di aggetto e seguiva il peri-
metro « facendo da base — scrive il Bernich — chi
sa mai a quale elegante ringhiera di pietra trafo-
rata ». 1
Tra i costoloni delle volte si sono trovati alcuni
tubi di bronzo di cui non si conosce l'uso originario.
Si è stabilito infine in modo non dubbio che il por-
tone sulla grande porta aveva una decorazione a bas-
sorilievo della quale si osservano tuttora gl'incastri.
La lunetta doveva poi essere ornata da un mosaico.
Durante i lavori dal novembre scorso in poi si è
trovato che il castello in origine, avanti alla porta
principale, aveva una grandiosa scalinata scoperta.
Questa fu rotta probabilmente nel tempo angioino,
quando fu scavato un fossato dai muri a picco e col
Cfr. Corriere delle Puglie, n. 197.
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