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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 1.1898

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Fasc. 10-12
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Fraschetti, Stanislao: I sarcofagi dei reali angioini in Santa Chiara di Napoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.24143#0448

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/ SARCOFAGI DEI REALI ANGIOINI IN S. CHIARA DI NAPOLI 389

Christi », e così similmente nei registri angioni si fa men-
zione di un Nicola Sparella, che nel 1328 ricevette dalla
regina Sancia l'incarico della direzione de'lavori di codesto
monastero.1

Questo fatto, ché a bella prima sembra contraddizione,
risulta invece cosa naturalissima quando si rifletta che
Gagliardo Primario può ben essere stato l'autore del di-
segno e l'iniziatore dei lavori, e che poi abbia creduto
opportuno di far eleggere per le costruzioni secondarie,
come suoi coadiutori, Bernardo di Vico, e, a distanza di
dieci anni, forse per la morte di questo, Nicola Sparella.

L'esterno della chiesa ha l'aspetto di un fortilizio, di
un castello medievale, fiancheggiata com' è dalle due torri
ottagonali; però le superfetazioni e le fabbriche moderne
la deturpano notevolmente.

Dalla enorme porta, difesa da una meravigliosa gronda
di marmo foggiata a guisa d'una celata d'elmo, si accede
nella corte dove sorge il pronao, diviso in tre archi acuti,
sopra cui s'alza a mirabile altezza la facciata del tempio.
Su questo enorme muro smantellato si arrotonda un gran-
dioso occhio traforato ad esagono in sei cerchi contenenti
ciascuno sei cerchi minori. In alto, quasi sotto al tetto,
se ne apre un altro più piccolo, a foggia di trifoglio,
stretto in un triangolo composto d'archi di cerchio. Le
pareti laterali della chiesa sono rafforzate da possenti con-
trafforti di tufo, a seconda dello stile originale.

Nella corte sorge la vetusta torre campanaria formata
di tre ordini eretti su una enorme base a scarpa, di cui il
primo, ora modificato, fu costruito nel Lrecento, e gli altri
due nel Seicento. Esso è formato di travertino e sull'alto
di mattoni, nel grandioso stile romano, e le sue iscrizioni
in lettere di bronzo dànno notizie della fondazione, della
consacrazione e dei privilegi del tempio.2

Sono aggregati alla chiesa il convento e il monastero
ricco di un chiostro ampio dai severi ambulacri ogivali,
formato di diciotto archi in quadro sorretti da belle co-
lonne di granito bigio.

Il superbo tempio misura ottantun metri di lunghezza

e trentadue di larghezza ed ha dietro il muro del fondo» Santa Chiara. — Colonna spirale
come corpo aggiunto, il coro delle Clarisse ancora integro

nella sua bella antica architettura gotica, ma non così nelle pitture murali, che furono rifatte
nel secolo xvn.

Scrive il Vasari:

«... essendo Giotto ritornato in Firenze, Ruberto re di Napoli scrisse a Carlo re 5 di
Calavria suo primogenito, il quale si trovava in Firenze, che per ogni modo gli mandasse

1 « Nicolao Sparellae de Neapoli statuto per Incli-
tam dominam Reginam Jerusalem et Sicilia super opere
Constructionis Monasterij S. Corporis Christi de Nea-
poli...». Reg. 1328, fol. 62, t.

2 Vincenzo d'Auria, Il campanile di Santa Chiara.

« Napoli nobilissima », volume III, fascicolo I, 1894.

3 Carlo di Calabria era duca, e non re, come af-
ferma il Vasari. Nelle edizioni recenti delle « Vite »
questo svarione si trova corretto.
 
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