ARTE CON T E MPORANEA
Ettore Roesler Franz.
GLI acquarelli esposti da Ettore Roesler
Franz all'ultima mostra del Palazzo delle
Belle arti, tutti ricordano quello intitolato
Avanzi di Saxula». Un paesaggio umido
d'autunno; sul davanti, fra le crepe del
terreno roccioso, larghe pozze di acqua
quieta, poi una ripa giallastra e pochi
avanzi di mura fra grandi scogli. I mat-
toni rossi e le rupi grigiastre paiono com-
penetrarsi e fondersi in un sola massa
compatta, ancora stillante d'acqua, e la
superficie scabra del granito è tutta im-
perlata di gocciole. Sembra quasi che per
l'aria sia ancora come un leggero pulviscolo e che di lontano, fra
le nubi, che lasciano appena trasparire qualche vetta di monte ed un sottile lembo
di cielo, s'oda l'ultimo brontolìo del tuono. Un'aquila alza il volo alla prima luce
di sereno che filtra fra le nuvole.
L'impressione che si ha davanti al finissimo acquarello è così viva e fresca
che sembra quasi che dal suolo umido si levi il dolce odore della terra bagnata,
i In tutto il quadro c' è come un' eco della bufera passata : le grosse rupi e le mura
pelasgiche, sotto il fremito lieve delle ultime gocce, sono ancora come aduggiate
dall' impeto delle grandi acquate.
Il sole è pallido e desta appena qualche tenue luce sull'acqua delle pozze.
Pare che l'artista abbia dipinto il suo quadro durante la pioggia, sorprendendo
lì, sul luogo, quel delizioso passaggio dalla burrasca al sereno, quel giulivo fremito
con cui, al primo raggio di sole, si levano le erbe chinate dalla tempesta. Ed è così
infatti che lavora Ettore Roesler Franz, pittore veramente campestre.
Al mattino, fra le piante fresche di rugiada, quando la nebbiolina bassa nasconde ancora
le erbe e la luce fredda delle ultime stelle mette il brivido per le ossa ; sotto il sole del
cocente meriggio romano, sino al tramonto, egli, quando è preso dalla febbre del lavoro,
non smette d'andare di qua e di là e di fare all'amore, com'egli dice, colla sua cara cam-
pagna, studiandola in tutti i suoi aspetti, sotto tutte le luci, con tutti i tempi. Ed in ogni
luogo, sia che ritragga il Tevere fra l'umidore mattutino, sia che tracci, col minuscolo pen-
nello, il profilo maestoso della campagna romana, o butti giù, alla diavola, un ciuffo d'alberi,
una pozza d'acqua stagnante od un vecchio muro rosso sotto il sole d'agosto, egli dappertutto
L'Arte, II, 28.
Ettore Roesler Franz.
GLI acquarelli esposti da Ettore Roesler
Franz all'ultima mostra del Palazzo delle
Belle arti, tutti ricordano quello intitolato
Avanzi di Saxula». Un paesaggio umido
d'autunno; sul davanti, fra le crepe del
terreno roccioso, larghe pozze di acqua
quieta, poi una ripa giallastra e pochi
avanzi di mura fra grandi scogli. I mat-
toni rossi e le rupi grigiastre paiono com-
penetrarsi e fondersi in un sola massa
compatta, ancora stillante d'acqua, e la
superficie scabra del granito è tutta im-
perlata di gocciole. Sembra quasi che per
l'aria sia ancora come un leggero pulviscolo e che di lontano, fra
le nubi, che lasciano appena trasparire qualche vetta di monte ed un sottile lembo
di cielo, s'oda l'ultimo brontolìo del tuono. Un'aquila alza il volo alla prima luce
di sereno che filtra fra le nuvole.
L'impressione che si ha davanti al finissimo acquarello è così viva e fresca
che sembra quasi che dal suolo umido si levi il dolce odore della terra bagnata,
i In tutto il quadro c' è come un' eco della bufera passata : le grosse rupi e le mura
pelasgiche, sotto il fremito lieve delle ultime gocce, sono ancora come aduggiate
dall' impeto delle grandi acquate.
Il sole è pallido e desta appena qualche tenue luce sull'acqua delle pozze.
Pare che l'artista abbia dipinto il suo quadro durante la pioggia, sorprendendo
lì, sul luogo, quel delizioso passaggio dalla burrasca al sereno, quel giulivo fremito
con cui, al primo raggio di sole, si levano le erbe chinate dalla tempesta. Ed è così
infatti che lavora Ettore Roesler Franz, pittore veramente campestre.
Al mattino, fra le piante fresche di rugiada, quando la nebbiolina bassa nasconde ancora
le erbe e la luce fredda delle ultime stelle mette il brivido per le ossa ; sotto il sole del
cocente meriggio romano, sino al tramonto, egli, quando è preso dalla febbre del lavoro,
non smette d'andare di qua e di là e di fare all'amore, com'egli dice, colla sua cara cam-
pagna, studiandola in tutti i suoi aspetti, sotto tutte le luci, con tutti i tempi. Ed in ogni
luogo, sia che ritragga il Tevere fra l'umidore mattutino, sia che tracci, col minuscolo pen-
nello, il profilo maestoso della campagna romana, o butti giù, alla diavola, un ciuffo d'alberi,
una pozza d'acqua stagnante od un vecchio muro rosso sotto il sole d'agosto, egli dappertutto
L'Arte, II, 28.