422
GEROLAMO BISCARO
ultime volontà del defunto. Le procure sono in data 29 aprile 1364, ottavo giorno dalla morte
di Pietro; figurano intervenuti quali testimoni il notaio che aveva rogato il testamento,
Sperchignino Bartolomeo — non Barchinus come per errore si era letto nell'estratto concer-
nente la compagnia di Orsanmichele, — e tre tayapiera del luogo, accorsi probabilmente
nella speranza di beccarsi la commissione della tomba. Pietro aveva nominato suoi commis-
sari Leonardo di Baldinaccio, uno dei molti toscani che avevano a Treviso, come nelle
altre città della Marca, il monopolio del cambio, degli appalti delle gabelle, dei banchi dei
pegni e di molte industrie, e frate Liberale da Treviso, priore degli Eremitani di Santa Mar-
gherita, personaggio che incontrasi
altre volte nei testamenti dell'epoca
onorato di simili incarichi.
Nella prima procura si allude ad
un legato di mille ducati da distri-
buirsi a cura dei commissari —
somma assai cospicua che dimostra
come non a torto il Bruni dicesse
di Pietro che aveva tesoreggiato;
vi si parla inoltre di una disposi-
zione fiduciaria di cento e cinquanta
ducati, per la quale i commissari
dovevano recarsi a Verona a con-
ferire coi cognati del testatore, Gio-
vanni e Pietro di Dolzeto, e di un
unico figlio ed erede a nome Dante,
cui si doveva chiedere la ratifica
della spesa del funerale e delle ese-
quie, ammontante a L. 220. Nella
seconda è cenno di un credito per
l'importo di mille ducati verso le
eredità del banchiere fiorentino Bar-
Fig. 3a. — Frammenti della tomba di Pietro di Dante tolomeo degli Agolanti e de' suoi
figli Gasparino e Baldassare; si può
credere che appunto la morte dei tre Agolanti, avvenuta a brevi intervalli di tempo fra il
settembre e l'ottobre 1363, e le complicazioni verificatesi nella liquidazione delle loro eredità,
avessero indotto Pietro a portarsi da Verona a Treviso per affrettare l'esazione del proprio
credito. 1 Quanto alla disposizione fiduciaria è a supporsi avesse lo scopo di provvedere
cautamente ad un figlio naturale del testatore; si spiegherebbe così l'apparente contraddi-
zione fra la procura che nomina un solo figlio ed erede, Dante, e i documenti e le lettere
pubblicate nelVAlbitm dantesco veronese del 1865, che provano l'esistenza di un d. Bernar-
dmus de Aligeriis q. d. Petri, notaio in Verona, fratello di d. Lucia abbatissa S'.ti Michaelis,
1 La prima notizia di Bartolomeo fu Deo Agolanti
è in un decreto del podestà di Treviso, del 9 mag-
gio 1320, che imponeva un prestito di lire 300 a ca-
rico dei feneratori toscani residenti nella città {nei
protocolli del notajo Guidone da Marostìcà) ; testò il
30 agosto 1363 e morì poco appresso, seguito a breve
distanza di tempo dai figli Baldassare, morto ab inte-
stalo, e Gasparino, il quale fece testamento il 14 otto-
bre 1363. Dai protocolli del notaio Dionisio di Bar-
tolomeo Zuperio risulta che la liquidazione delle tre
eredità fu assai laboriosa e si protrasse per parecchi
anni.
È notevole che in un atto del 13 marzo 1347, ro-
gato nel banco degli Agolanti a San Leonardo dal
notajo Antonio De Nepote, figura quale testimonio
ser Dantino q. Aldigerii de flore ntia qui nunc moratur
Verone, probabilmente lo stesso Dantino q. Aldigerii
de florentia del famoso documento padovano del 1306
che fu per lungo tempo scambiato col grande poeta.
GEROLAMO BISCARO
ultime volontà del defunto. Le procure sono in data 29 aprile 1364, ottavo giorno dalla morte
di Pietro; figurano intervenuti quali testimoni il notaio che aveva rogato il testamento,
Sperchignino Bartolomeo — non Barchinus come per errore si era letto nell'estratto concer-
nente la compagnia di Orsanmichele, — e tre tayapiera del luogo, accorsi probabilmente
nella speranza di beccarsi la commissione della tomba. Pietro aveva nominato suoi commis-
sari Leonardo di Baldinaccio, uno dei molti toscani che avevano a Treviso, come nelle
altre città della Marca, il monopolio del cambio, degli appalti delle gabelle, dei banchi dei
pegni e di molte industrie, e frate Liberale da Treviso, priore degli Eremitani di Santa Mar-
gherita, personaggio che incontrasi
altre volte nei testamenti dell'epoca
onorato di simili incarichi.
Nella prima procura si allude ad
un legato di mille ducati da distri-
buirsi a cura dei commissari —
somma assai cospicua che dimostra
come non a torto il Bruni dicesse
di Pietro che aveva tesoreggiato;
vi si parla inoltre di una disposi-
zione fiduciaria di cento e cinquanta
ducati, per la quale i commissari
dovevano recarsi a Verona a con-
ferire coi cognati del testatore, Gio-
vanni e Pietro di Dolzeto, e di un
unico figlio ed erede a nome Dante,
cui si doveva chiedere la ratifica
della spesa del funerale e delle ese-
quie, ammontante a L. 220. Nella
seconda è cenno di un credito per
l'importo di mille ducati verso le
eredità del banchiere fiorentino Bar-
Fig. 3a. — Frammenti della tomba di Pietro di Dante tolomeo degli Agolanti e de' suoi
figli Gasparino e Baldassare; si può
credere che appunto la morte dei tre Agolanti, avvenuta a brevi intervalli di tempo fra il
settembre e l'ottobre 1363, e le complicazioni verificatesi nella liquidazione delle loro eredità,
avessero indotto Pietro a portarsi da Verona a Treviso per affrettare l'esazione del proprio
credito. 1 Quanto alla disposizione fiduciaria è a supporsi avesse lo scopo di provvedere
cautamente ad un figlio naturale del testatore; si spiegherebbe così l'apparente contraddi-
zione fra la procura che nomina un solo figlio ed erede, Dante, e i documenti e le lettere
pubblicate nelVAlbitm dantesco veronese del 1865, che provano l'esistenza di un d. Bernar-
dmus de Aligeriis q. d. Petri, notaio in Verona, fratello di d. Lucia abbatissa S'.ti Michaelis,
1 La prima notizia di Bartolomeo fu Deo Agolanti
è in un decreto del podestà di Treviso, del 9 mag-
gio 1320, che imponeva un prestito di lire 300 a ca-
rico dei feneratori toscani residenti nella città {nei
protocolli del notajo Guidone da Marostìcà) ; testò il
30 agosto 1363 e morì poco appresso, seguito a breve
distanza di tempo dai figli Baldassare, morto ab inte-
stalo, e Gasparino, il quale fece testamento il 14 otto-
bre 1363. Dai protocolli del notaio Dionisio di Bar-
tolomeo Zuperio risulta che la liquidazione delle tre
eredità fu assai laboriosa e si protrasse per parecchi
anni.
È notevole che in un atto del 13 marzo 1347, ro-
gato nel banco degli Agolanti a San Leonardo dal
notajo Antonio De Nepote, figura quale testimonio
ser Dantino q. Aldigerii de flore ntia qui nunc moratur
Verone, probabilmente lo stesso Dantino q. Aldigerii
de florentia del famoso documento padovano del 1306
che fu per lungo tempo scambiato col grande poeta.