BIBLIO GRAFIA AR TI STIC A
presentante una madre morente ed il suo bimbo in-
cosciente che ancora poppa. Il quadro è composto
secondo la descrizione che Plinio fa di un celebre
dipinto di Aristide, il competitore di Apelle. Il Wick-
hoff nega giustamente che il dipinto possa essere
di Philippe de Champagne, ed estrae da un antico
catalogo della Galleria un'indicazione secondo la quale
il quadro è di un tale Andrea.
Secondo l'A. questo Andrea non può essere che
Andrea Sacchi, lo scolaro dell'Albani e maestro del
Maratta, il quale lavorò per l'arciduca Leopoldo.
Queste ricostruzioni di celebri quadri dell' antichità
classica non sono una rarità nel Cinquecento e nel
Seicento.
Il Wickhòff paragona la Madre morente del Sacchi
al Mordevo-dì Raffaello inciso da Marcantonio, e trova
giustamente delle somiglianze di composizione fra
il gruppo di Vienna e la madre morta dell'incisione.
Gazette deBeaux-Arts, Parigi. i°febbraio 1900.
Marcel Reymond : Gli inizi dell'architettura del
Rinascimento (1418-40, i° articolo). — L'attività degli
architetti del Rinascimento s'è volta a distruggere le
forme dell'arte gotica ed a far rivivere quelle dell'arte
greca, sostituendo alle costruzioni basate sulle linee
verticali, simbolo dell'anima medievale, tutta rapita
nella visione del soprannaturale, le orizzontali che più
convenivano a persone che cercavano la loro perfe-
zione sulla terra e fra gli uomini.
Il Rinascimento non poteva farsi che in Italia, dove
si conservavano ancora così vive le memorie dell'an-
tichità classica.
Tutta l'architettura medievale italiana non era stata
che un compromesso delle forme gotiche colle forme tra-
dizionali paesane. Secondo l'A. fra tutte le città d'Italia
Firenze era la più acconcia ad essere la culla dell'arte
nuova. Che le condizioni politiche e sociali facilitas-
sero nella capitale della Toscana il Rinascimento ar-
tistico è vero, ma non è men vero, me lo permetta
l'illustre autore, che i primi e più vigorosi sintomi
dell'arte dei nuovi tempi si manifestarono in terre ita-
liane ben lontane da Firenze. Niccolò da Bari {vulgo
da Pisa) basta per tutti. Dico ciò perchè l'A. nella
sua apologia di Firenze e della Toscana non si limita
a parlare dell'architettura. Prima di discorrere del Bru-
nelleschi « creatore dello stile del Rinascimento », il
Reymond accenna alle prime tracce del nuovo stile,
che cominciano a mostrarsi già nel goticissimo taber-
nacolo dell' Orcagna.
Nel 1418 il Brunelleschi cominciòl a costruzione del-
l' Ospedale degli Innocenti e, secondo i documenti
pubblicati dal Fabriczy, prima del 1420, una delle
colonne era già alzata. Essa segna, secondo l'A., il
principio dell'architettura del Rinascimento. Con essa
il Brunelleschi rinuncia ai pilastri gotici e si riaccosta
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alle proporzioni classiche della colonna greca. Del
resto, è questa la sola novità architettonica di questo
portico.
La seconda opera della nuova architettura è la sa-
grestia di San Lorenzo (1421-30).
Contemporanea di queste costruzioni è la cappella
Strozzi, ora sagrestia della chiesa di Santa Trinità.
Tanto nelle finestre, quanto negli architravi delle
porte, accanto a reminiscenze classiche, sono i carat-
teri del nuovo stile.
Nelle finestre si vede il primo esempio di frontone
del Rinascimento accoppiato all'arco gotico.
Questo accoppiamento si trova anche nella decora-
zione della nicchia di San Matteo ad Or' San Michele,
opera anche questa del Brunelleschi. Forme miste si
osservano pure nella tomba di Giovanni XXIII, opera
di Donatello e Michelozzo (1427), nel fonte battesimale
di Siena e nel pulpito di Santa Maria Novella.
Ma fra tutti questi monumenti nessuno ha l'impor-
tanza della cappella di San Lorenzo, costruita secondo
le regole più pure dell'arte antica ad imitazione del
classico Battistero.
L'esempio maraviglioso fu tosto seguito e la tomba
del cardinale Brancacci, di Michelozzo e Donatello,
quella frammentaria dell'Aragazzi, anch'essa di Mi-
chelozzo e varie altre opere sono ispiiate al modello.
— i° marzo 1900. Pag". 177.
Herbert Cook : / tesori dell'arte italiana in In-
ghilterra. — All'infuori delle collezioni pubbliche in
Inghilterra, anche i privati posseggono opere d'arte
italiane di gran valore. Però, se un tempo la magni-
ficenza dei signori inglesi nel raccogliere era prover-
biale, ora, una dopo l'altra, molte opere partono dal-
l'Inghilterra per altri paesi, e specialmente per l'A-
merica.
Noto qui i principali capi annoverati dal Cook :
In casa Mond a Londra, la Crocifissione di Raffaello,
che è stata dipinta fra il 1501 ed il 1502 per la cap-
pella Gavari nella chiesa dei Domenicani di Città di
Castello, ed è quindi anteriore allo Sposalizio dipinto
per i Francescani della stessa città. Due opere con-
temporanee sono V Incoronazione di spine, dipinta per
gli Agostiniani di Città di Castello, e lo stendardo pro-
cessionale conservato anch'esso nel Museo di quella
città.
L'Incoronazione ha poi stretta parentela con la Tri-
nità di Timoteo Viti, conservata nella chiesa dei Cap-
puccini a Milano, e ciò serve mirabilmente a spiegare
quelle tenui tracce d'influssi ferraresi che si mostrano
nel quadro del giovane Raffaello.
Quanto allo stendardo esso è intermedio fra la Tri-
nità di Timoteo Viti e la Crocifissione della collezione
Mond.
L'autore, per mezzo di raffronti, determina le date
delle tre opere fatte da Raffaello per Città di Castello.
presentante una madre morente ed il suo bimbo in-
cosciente che ancora poppa. Il quadro è composto
secondo la descrizione che Plinio fa di un celebre
dipinto di Aristide, il competitore di Apelle. Il Wick-
hoff nega giustamente che il dipinto possa essere
di Philippe de Champagne, ed estrae da un antico
catalogo della Galleria un'indicazione secondo la quale
il quadro è di un tale Andrea.
Secondo l'A. questo Andrea non può essere che
Andrea Sacchi, lo scolaro dell'Albani e maestro del
Maratta, il quale lavorò per l'arciduca Leopoldo.
Queste ricostruzioni di celebri quadri dell' antichità
classica non sono una rarità nel Cinquecento e nel
Seicento.
Il Wickhòff paragona la Madre morente del Sacchi
al Mordevo-dì Raffaello inciso da Marcantonio, e trova
giustamente delle somiglianze di composizione fra
il gruppo di Vienna e la madre morta dell'incisione.
Gazette deBeaux-Arts, Parigi. i°febbraio 1900.
Marcel Reymond : Gli inizi dell'architettura del
Rinascimento (1418-40, i° articolo). — L'attività degli
architetti del Rinascimento s'è volta a distruggere le
forme dell'arte gotica ed a far rivivere quelle dell'arte
greca, sostituendo alle costruzioni basate sulle linee
verticali, simbolo dell'anima medievale, tutta rapita
nella visione del soprannaturale, le orizzontali che più
convenivano a persone che cercavano la loro perfe-
zione sulla terra e fra gli uomini.
Il Rinascimento non poteva farsi che in Italia, dove
si conservavano ancora così vive le memorie dell'an-
tichità classica.
Tutta l'architettura medievale italiana non era stata
che un compromesso delle forme gotiche colle forme tra-
dizionali paesane. Secondo l'A. fra tutte le città d'Italia
Firenze era la più acconcia ad essere la culla dell'arte
nuova. Che le condizioni politiche e sociali facilitas-
sero nella capitale della Toscana il Rinascimento ar-
tistico è vero, ma non è men vero, me lo permetta
l'illustre autore, che i primi e più vigorosi sintomi
dell'arte dei nuovi tempi si manifestarono in terre ita-
liane ben lontane da Firenze. Niccolò da Bari {vulgo
da Pisa) basta per tutti. Dico ciò perchè l'A. nella
sua apologia di Firenze e della Toscana non si limita
a parlare dell'architettura. Prima di discorrere del Bru-
nelleschi « creatore dello stile del Rinascimento », il
Reymond accenna alle prime tracce del nuovo stile,
che cominciano a mostrarsi già nel goticissimo taber-
nacolo dell' Orcagna.
Nel 1418 il Brunelleschi cominciòl a costruzione del-
l' Ospedale degli Innocenti e, secondo i documenti
pubblicati dal Fabriczy, prima del 1420, una delle
colonne era già alzata. Essa segna, secondo l'A., il
principio dell'architettura del Rinascimento. Con essa
il Brunelleschi rinuncia ai pilastri gotici e si riaccosta
I25
alle proporzioni classiche della colonna greca. Del
resto, è questa la sola novità architettonica di questo
portico.
La seconda opera della nuova architettura è la sa-
grestia di San Lorenzo (1421-30).
Contemporanea di queste costruzioni è la cappella
Strozzi, ora sagrestia della chiesa di Santa Trinità.
Tanto nelle finestre, quanto negli architravi delle
porte, accanto a reminiscenze classiche, sono i carat-
teri del nuovo stile.
Nelle finestre si vede il primo esempio di frontone
del Rinascimento accoppiato all'arco gotico.
Questo accoppiamento si trova anche nella decora-
zione della nicchia di San Matteo ad Or' San Michele,
opera anche questa del Brunelleschi. Forme miste si
osservano pure nella tomba di Giovanni XXIII, opera
di Donatello e Michelozzo (1427), nel fonte battesimale
di Siena e nel pulpito di Santa Maria Novella.
Ma fra tutti questi monumenti nessuno ha l'impor-
tanza della cappella di San Lorenzo, costruita secondo
le regole più pure dell'arte antica ad imitazione del
classico Battistero.
L'esempio maraviglioso fu tosto seguito e la tomba
del cardinale Brancacci, di Michelozzo e Donatello,
quella frammentaria dell'Aragazzi, anch'essa di Mi-
chelozzo e varie altre opere sono ispiiate al modello.
— i° marzo 1900. Pag". 177.
Herbert Cook : / tesori dell'arte italiana in In-
ghilterra. — All'infuori delle collezioni pubbliche in
Inghilterra, anche i privati posseggono opere d'arte
italiane di gran valore. Però, se un tempo la magni-
ficenza dei signori inglesi nel raccogliere era prover-
biale, ora, una dopo l'altra, molte opere partono dal-
l'Inghilterra per altri paesi, e specialmente per l'A-
merica.
Noto qui i principali capi annoverati dal Cook :
In casa Mond a Londra, la Crocifissione di Raffaello,
che è stata dipinta fra il 1501 ed il 1502 per la cap-
pella Gavari nella chiesa dei Domenicani di Città di
Castello, ed è quindi anteriore allo Sposalizio dipinto
per i Francescani della stessa città. Due opere con-
temporanee sono V Incoronazione di spine, dipinta per
gli Agostiniani di Città di Castello, e lo stendardo pro-
cessionale conservato anch'esso nel Museo di quella
città.
L'Incoronazione ha poi stretta parentela con la Tri-
nità di Timoteo Viti, conservata nella chiesa dei Cap-
puccini a Milano, e ciò serve mirabilmente a spiegare
quelle tenui tracce d'influssi ferraresi che si mostrano
nel quadro del giovane Raffaello.
Quanto allo stendardo esso è intermedio fra la Tri-
nità di Timoteo Viti e la Crocifissione della collezione
Mond.
L'autore, per mezzo di raffronti, determina le date
delle tre opere fatte da Raffaello per Città di Castello.