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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 4.1901

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Fasc. 1
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24146#0098

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M ISCELLANEA

SPIGOLATURE.

Tre sculture di Francesco di Simone fieso-

lano. — In un articolo di tal titolo, pubblicato nel-
VArte,1 Giovanni Bedeschi indicò agli studiosi pa-
recchi lavori del detto artefice, di cui due, al dir suo,
« erano finora sfuggiti del tutto all’ osservazione di
essi, mentre il terzo da chi se ne era occupato non
fu rettamente determinato ». Senonchè il primo dei
bassorilievi indicati, uno stucco duro nel Museo civico
di Bologna, di cui fu data nell’articolo citato una ri-
produzione zincografica, era già noto a chiunque si
occupi seriamente della scultura italiana del Quattro-
cento, dacché l’aveva indicato all’attenzione degli stu-
diosi il dott. Guglielmo Bode nell’eccellente suo libro
sugli scultori italiani del Rinascimento. 2 L’autore ivi
dichiara èsser quello una riproduzione dei due angeli
sostenenti un’edicoletta colla faccia del Salvatore, che
si trovano nello zoccolo del ciborio di Monteluce,
eseguito — come stabilisce lo stesso autore nel luogo
citato — da Francesco di Simone nella bottega del
Verrocchio; a lui dunque devesi assegnare anche la
copia del Museo di Bologna. Errò però il Bode, ed
erra in ciò anche il Bedeschi, nel vedervi una copia
esatta della parte indicata del ciborio di Monteluce,
giacché lo scultore non ne riprodusse se non l’edico-
letta con la faccia di Cristo nel mezzo ; in quanto ai
due angeli che poggiano la mano sopra di essa, egli
li copiò fedelmente sul modello di quelli che nella base
del sarcofago del monumento Tardili reggono una
corona con entro l’arme del defunto.

Circa l’autore del bassorilievo del Museo di Bolo-
gna, dunque, non può correre nessun dubbio. E lo
stesso deve dirsi della seconda scultura che il Bede-
schi aggiunge pel primo al novero delle opere di
Francesco di Simone; un plinto, cioè, con due ge-
metti reggenti fra loro una corona con stemma, oggi
conservato in casa Malerbi a LUgo, avanzo,senza
dubbio, di un monumento sepolcrale. Benché chi scrive

1 Voi. Ili, pag. 154.

2 Italienìsche Bildhauer der Renaissance, Berlino 1887, pag. 99,
nota 1.

non conosca la scultura in questione, la descrizione
particolareggiata che ne reca il Bedeschi accenna a
tanti segni caratteristici del fare di Francesco di Si-
mone da escludere ogni dubbio intorno alla giustezza
dell’attribuzione.

Non si può dire, invece, altrettanto della terza opera
messa avanti dal Bedeschi : il grande bassorilievo in
marmo della Madonna col Bambino entro ricca in-
corniciatura, che dalla rocca di Solarolo passò al pa-
lazzo comunale di quel luogo. Chi scrive, anni or
sono, l’attribuì, se non ad Antonio Rossellino, certa-
mente alla sua bottega o scuola, 1 basando il suo
giudizio sulla riproduzione fotografica di cui l’Argnani
aveva corredato il suo opuscoletto sopra la scultura
in discorso. Ora in quanto all’incorniciatura, ricca
di decorazione ornamentale, posso dichiararmi con-
vinto dagli argomenti addotti dal Bedeschi per l’attri-
buzione di essa a Francesco di Simone, argomenti
ch’egli potè desumere dallo studio geniale in cui il
Venturi aveva ricostruito la personalità artistica del-
l’artefice fiesolano, rimasta fino allora nel buio. Non
mi trovo, invece, d’accordo con l’autore, almeno non
in modo cosi assoluto, riguardo al bassorilievo della
Madonna. Gli argomenti da me addotti per l’attri-
buzione di questo al Rossellino o alla sua bottega,
dal confronto con altri lavori, di autenticità indubi-
tata, del detto maestro, non mi paiono rifiutati da
quanto il Bedeschi espone sullo stile della scultura e
sull’affinità di questo stile con opere, sia indubbie,
sia presunte, di Francesco di Simone.

E, prima di tutto, non posso scoprire nella Ma-
donna di Solarolo niente « della maniera delicata di
Desiderio da Settignano », e per giustificare questa
asserzione rievoco alla memoria dei benevoli let-
tori tutte le Madonne di questo artista: quella nel
monumento Marsuppini, l’altra nel Museo di Torino ;
quelle nei tabernacoli del palazzo Panciatichi in via
Cavour e di San Giovanni degli Scolopi in via Mar-
telli ; quella infine nel bassorilievo presso il signor

1 Archivio storico dell'arte, 1,331.
 
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