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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 1
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0077
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MISCELLANEA

SPIGOLATURE.

Un dipinto del Perugino scoperto recentemente
in Castelnuovo di Porto. — Chi avrebbe mai po-
tuto credere che a pochi passi da Roma, in un obliato
castello, esistesse, e in stato di buona conservazione,
uno dei più nobili dipinti del Perugino, ignorato fino
ad oggi da tutti gli storici, ignorato dai critici d’arte,
sfuggito all’assalto schedativi) dello stesso ministero
dell’istruzione?

D’ora innanzi la notizia di questo dipinto confi-
diamo che entrerà nella storia dell’arte e nel cata-
logo di cose d’arte che il ministero viene compilando.

Non pervenni da me solo alla pregevole scoperta.
Me ne fu dato il primo avviso e mi furono poi esibiti
preziosi aiuti da un colto avvocato reatino, vecchio
amico mio, Stefano Marcucci, marito di una delle
figlie, Ester, dell’ultimo discendente della nobilissima
famiglia dei Degli Effetti, oriunda di Castelnuovo di
Porto, dalla quale provenne a Pietro la commissione
del dipinto che anche oggi adorna la chiesa collegiata
di Santa Maria Assunta in Castelnuovo.

Più innanzi, qualche notizia brevissima intorno a
questa famiglia non nuova, anzi più malnota che oscura
nella storia dell’arte italiana : parliamo intanto del di-
pinto.

Raccolte dal Marcucci le prove storiche sull’auten-
ticità del dipinto, eseguitane per sua commissione la
riproduzione dal fotografo Moscioni, io, messo in pos-
sesso delle une e dell’altra, sottoposi tutto all’auto-
revole giudizio di un artista valente e coltissimo, il
conte Lemmo Rossi-Scotti, e del prof. Adolfo Venturi.

Mirabile la corrispondenza dei due giudizi, concor-
danti nel tenere per nobile lavoro uscito dalle mani
di Pietro il dipinto della tavola maggiore; e, per fattura
dei suoi scolari, della sua bottega, altre quattro figure
intere, la Vergine con tre santi, che si osservano nei
due sportelli destinati a chiudere la tavola maggiore.

Sapevo inoltre che avrei dovuto trovare riella chiesa
una specie di cronaca lapidaria autorevolissima, rife-
ribile alla commissione data a Pietro dai Degli Effetti
ed al lavoro eseguito da lui.

Quale segretario della Commissione nominata dalla
Riunione Artistica Perugina per la ricerca dei resti
mortali di Pietro Vannucci, ebbi per eccellente au-
gurio che, intanto, tornasse alla luce della notorietà
un mirabile dipinto del nostro glorioso artista; e corsi
il due dello scorso febbraio a Monterotondo, di lì a
Leprignano; poi, con un tempo infernale, a Morlnpo
e quindi a Castelnuovo di Porto.

Viaggio non sciupato e da non rimpiangersi, anche
sotto altro aspetto ; poiché oltre accenni e tradizioni
locali intorno a Pietro, potei nello stesso borgo di Le-
prignano vedere e ammirare in un’antica basilica, iti
San Leo, oggi discesa a cappella mortuaria, al-
cuni affreschi e una importantissima iconostasi, come
quella di San Marco di Venezia, posta a chiusura
del presbiterio, in travertino, di grosso lavoro bizan-
tino e massiccia, accennante nei suoi caratteri al se-
colo vili o IX.

Castelnuovo di Porto, già feudo dei Colonna, mo-
stra, nella parte più alta e visibile, il castello baro-
nale che sovrasta alla borgata, ed ha nella piattaforma
più diffusa una chiesa collegiata abbastanza ampia, che
nella primitiva struttura fu probabilmente coeva del-
l’antico campanile, ma rifatta in epoca posteriore assai,
e con restauri e complementi piuttosto recenti.

Entrando dalla porta principale, a sinistra, la se-
conda cappella, difesa da una cancellata di ferro e
con una pietra sepolcrale, sull’ingresso esterno, dedi-
cata alla famiglia Pagnani (che aveva comperato dai
Degli Effetti), è per l’appunto quella fregiata dal di-
pinto del Vannucci.

L’altare di marmi e pietre dure, a tre riquadri ret-
tangolari per altrettante imagini, di stile seicentesco,
ha un vano, profondo forse cinquanta centimetri,
dietro la tela che occupa il riquadro centrale. Tolta
la tela, splende allo sguardo la tavola dipinta dal Pe-
rugino, e sui due lati dello spessore del vano, sono
incastrate altre due tavole alte come quella del fondo,
larghe la metà, formanti con la prima un trittico a
sportelli, sottratto alla pubblica esposizione o per più
 
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