MISCELLANEA
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Mentre alla facciata non si recò alterazione alcuna,
lasciandola integra col paramento calcareo, rotto dal
portale a cordonate concentriche e da un rosone, che
è una squisitezza di sagome e di trafori, l’interno
venne, come in tante altre chiese medievali, deturpato
da cappelloni e da cupole, che, gravando su murature
deboli e non erette per tali pesi, causarono il crollo
questa soluzione, che è richiesta da alte finalità arti-
stiche.
Eppure la chiesetta meriterebbe bene d’esser sal-
vata. La facciata, molto guasta, ha linee decorative,
le quali, benché semplici, sono improntate a squisita
eleganza di forme.
I muri laterali, incorporati nelle posteriori costru-
Finestra medioevale, già in piazza Azuni a Sassari
(Fotografia Zonini)
di alcune parti dell’edificio e resero pericolanti le ri-
manenti.
Per fortuna pare che si pensi sul serio a salvare
la chiesa, poiché dal Comune di Martis venne uffi-
ciato l’Ufficio regionale dei monumenti della Sardegna
per la compilazione del progetto di consolidamento.
Eguale sorte non sorride alla Chiesa della Mad-
dalena, posta nelle vicinanze di Oristano, della quale
appena intravedonsi le belle linee, perdute fra le in-
formi costruzioni che vi si addossarono.
Venne acquistata insieme con il convento, che non
ha pregio veruno, dai padri Scolopi, i quali intendono
usarla come oratorio, riparandola senza restituirla alla
primitiva forma. Il Ministero dell’ istruzione pubblica
promise di concorrere nelle spese purché si addivenisse
ad un razionale restauro, ma nè i reverendi padri, nè
l’Amministrazione comunale si mostrano propensi a
zioni, furono sopraelevati con murature in mattoni
crudi e rotti in diverse parti per l’apertura di alcuni
vani.
L’abside è di forma quadrata con una grande fine-
stra a sesto acuto, che venne murata, rinchiudendovi
probabilmente la lastra traforata e la colonnina della
bifora.
La navata interna si presenta in condizioni ancora
più deplorevoli, essendo ridotta a deposito di foraggi
da quando passò in mani di privati per vendita fattane
dal Demanio. Le incavallature sono fortunatamente le
antiche con mensole in legno, aventi scolpite con arte
medievale i simboli dei quattro Evangelisti. Un esame
accurato delle travi, costituenti la grossa e la piccola
armatura del tetto, mi permise di constatare in esse
una decorazione policroma di elegante disegno.
Abbiamo insomma un ammasso di rovine e di scon-
cezze, da cui, con un restauro paziente ed affettuoso,
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Mentre alla facciata non si recò alterazione alcuna,
lasciandola integra col paramento calcareo, rotto dal
portale a cordonate concentriche e da un rosone, che
è una squisitezza di sagome e di trafori, l’interno
venne, come in tante altre chiese medievali, deturpato
da cappelloni e da cupole, che, gravando su murature
deboli e non erette per tali pesi, causarono il crollo
questa soluzione, che è richiesta da alte finalità arti-
stiche.
Eppure la chiesetta meriterebbe bene d’esser sal-
vata. La facciata, molto guasta, ha linee decorative,
le quali, benché semplici, sono improntate a squisita
eleganza di forme.
I muri laterali, incorporati nelle posteriori costru-
Finestra medioevale, già in piazza Azuni a Sassari
(Fotografia Zonini)
di alcune parti dell’edificio e resero pericolanti le ri-
manenti.
Per fortuna pare che si pensi sul serio a salvare
la chiesa, poiché dal Comune di Martis venne uffi-
ciato l’Ufficio regionale dei monumenti della Sardegna
per la compilazione del progetto di consolidamento.
Eguale sorte non sorride alla Chiesa della Mad-
dalena, posta nelle vicinanze di Oristano, della quale
appena intravedonsi le belle linee, perdute fra le in-
formi costruzioni che vi si addossarono.
Venne acquistata insieme con il convento, che non
ha pregio veruno, dai padri Scolopi, i quali intendono
usarla come oratorio, riparandola senza restituirla alla
primitiva forma. Il Ministero dell’ istruzione pubblica
promise di concorrere nelle spese purché si addivenisse
ad un razionale restauro, ma nè i reverendi padri, nè
l’Amministrazione comunale si mostrano propensi a
zioni, furono sopraelevati con murature in mattoni
crudi e rotti in diverse parti per l’apertura di alcuni
vani.
L’abside è di forma quadrata con una grande fine-
stra a sesto acuto, che venne murata, rinchiudendovi
probabilmente la lastra traforata e la colonnina della
bifora.
La navata interna si presenta in condizioni ancora
più deplorevoli, essendo ridotta a deposito di foraggi
da quando passò in mani di privati per vendita fattane
dal Demanio. Le incavallature sono fortunatamente le
antiche con mensole in legno, aventi scolpite con arte
medievale i simboli dei quattro Evangelisti. Un esame
accurato delle travi, costituenti la grossa e la piccola
armatura del tetto, mi permise di constatare in esse
una decorazione policroma di elegante disegno.
Abbiamo insomma un ammasso di rovine e di scon-
cezze, da cui, con un restauro paziente ed affettuoso,