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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 7.1904

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Fasc. 2
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Frizzoni, Gustavo: Disegni di antichi maestri a proposito della pubblicazione dei disegni delle collezioni di Oxford
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https://doi.org/10.11588/diglit.24149#0140

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94

GUSTAVO FRI ZZO NI

delle riproduzioni; ma nella scelta del primo anno occuperanno un posto limitato, essendo
stabilito che si debba dare la preferenza ai disegni meno noti in entrambe le collezioni ».

Ci è grato constatare dal canto nostro, che stando al saggio offertoci dalla prima car-
tella, v’è da augurare bene pel seguito della lodevole impresa, — per quanto non sapremmo
dichiarare ineccepibile in modo assoluto la scelta fatta, — come si vedrà dall’esame che stiamo
per farne.

Rispetto al primo gruppo di disegni, appartenenti alla scuola germanica, crediamo non
vi sia nulla a ridire. Riguarda tre pittori di prim’ordine: Martino Schongauer, il vecchio
Holbein e Matteo Griinewald, artista poco conosciuto fra noi quest’ultimo, ma assai stimato
oggidì dalla critica in Germania. Dotato di sbrigliata fantasia e di un senso singolare per
la percezione del più accentuato chiaroscuro nei suoi dipinti, che gli procurò la qualifica di
« Correggio della Germania », difficilmente egli saprebbe col suo stile, stravagante oltre ogni
dire, appagare il gusto di chi è cresciuto nella contemplazione dell’arte classica. E ciò
malgrado non si saprebbe negare in lui una originalità e un senso di vita saporito che con-
ferisce alle scarse sue opere un interesse non comune e lo innalza quasi al livello dei sommi,
quali il Durerò e i due Holbein. Le sue opere di pittura conosciute superano di poco la
mezza dozzina, i disegni, come osserva il Colvin, non raggiungono la dozzina. Quello ch’egli
porge riprodotto, eseguito a carboncino, rappresenta una mezza figura di donna a mani
giunte, forse uno studio dal vero per una Maddalena, d’indiscutibile autenticità, provata non
solo dall’iscrizione appostavi, ma eziandio dal carattere della figura e dalla condotta delle linee
fortemente movimentate ed ondulate, quali si riscontrano pure ne’ suoi dipinti.

Alla scuola italiana spetta la parte del leone in questa prima serie e le sarà riserbata
senza dubbio nelle seguenti.

Ab Jove principio, è il caso di dire, essendoci dato contemplare in primo luogo, riuniti
sopra il medesimo cartoncino, tre foglietti del principe dei disegnatori, Leonardo da Vinci.
Si tratta di manifestazioni fin qui inedite, crediamo, della mente ricercatrice e della mano
abile per eccellenza. La prima allude alla fantastica figura femminile della Castità, simboleg-
giata dall’unicorno giacente a’ suoi piedi. Accanto a questa, su apposito foglietto, uno studio
di un unicorno, diversamente inteso. A questo soggetto strano si riferisce il Vinci anche
ne’suoi scritti, fra i quali avvene uno sotto la intestazione d’ « intemperanza » del seguente
tenore: «Il liocorno, ovvero unicorno, per la sua intemperanza e non sapersi vinciere, per
lo diletto che a delle donzelle, dimentica la sua ferocità e salvatichezza; ponendo da canto ogni
sospetto va alla sedente donzella e se le adormenta in grembo, e i cacciatori in tal modo lo
pigliano ».

In più diretto rapporto con questo passo sta un altro schizzo simboleggiante la Castità,
di Leonardo stesso, conservato nel gabinetto dei disegni del British Museum. Nel terzo dei
foglietti dei quali ci occupiamo, l’autore dà un nuovo sfogo alla sua passione per le azioni
movimentate, più volte espresse in combattimenti di cavalieri, sempre con una spontaneità
e una foga insuperabili. Nel caso presente pare egli abbia voluto accennare, benché un
po’ alla rinfusa, ad un assalto di un cavaliere contro un grifone. Da per tutto le tratteggiature
della penna e della punta d’argento corrono in senso contrario a quello comunemente usato,
indicando manifestamente il disegnatore mancino, più agile ed elegante di qualsiasi altro
disegnatore dalla mano destra, come abbiamo avuto altre volte a costatare.

Un altro genere coltivato con predilezione speciale da Leonardo si è quello della cari-
catura. Di questo, la cartella di che ci occupiamo porge un esempio bene spiccato in un
orrido ceffo d’uomo, dalla bocca deforme per anormali escrescenze carnose alla bocca. Nella
sua mostruosa bruttezza è un tipo splendido direbbesi, adoperando il termine tanto usato in
Inghilterra. Il tratto al carboncino vi è fluido, animato, e rivela un originale indiscutibile.

Egualmente autentico è a riputarsi l’unico foglio ricavato dal gruppo dei disegni di Miche-
langelo. Oltre ad essere caratteristico per la designazione delle forme del nudo, secondo il
modo di vedere e di sentire eminentemente personale al grande Maestro, attira l’attenzione
 
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