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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 9.1906

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Fasc. 6
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24151#0493
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450

MISCELLANEA

ino nostro Padre Adamo insino al Santissimo Papa
SISTO | QV1NTO, onde s’ha utile, e necessaria, e
vera cogitinone d’infinite \ Historie. \ Oltre la dichia-
ratione di molle altre Figure, che dimostrano gl'ef-
fetti (sic) della Natu | ra, e dell’Artificio humano fatto
dallo stesso Auttore per beneficio universale. | ( Anna
di Sisto V) - Con licenza de' Superiori, e con Priui-
legio del Som \ ino Pontefice per 16. anni. \ - In Roma,
Per Francesco Coattino. M.D.LXXXX. In-8°. Di pa-
gine 96 num., più 8 s. n. Il frontespizio citato è pre-
ceduto da una carta contenente, al verso, la Pianta et
Ripartìmento dell'Opera, la quale è divisa in 146 ri-
quadri ovvero ottangoli recanti ciascuno una rappre-
sentazione in bassorilievo. Nell’ottangolo 146° è situata
la scritta seguente:

D. O. M.

Honor et Gloria
Iacobus Vivius
Presbiter (sic) Aquilanus
et V. /. D. mira
foeliciter arte sciti
psit atque excogita
uit, anno 1588.

Le prime 8 pagine sono senza note. Dopo il fron-
tespizio, che nel rovescio è bianco, si legge la dedica
a Sisto V, nella quale il Vivio gli consacra «l’opeta
che ho fatta di Basso rilieuo di cera stuccata con co-
lori scolpita in diece pezzi di pietra congiunti, oue si
contengono 1'Historie del Vecchio, e del Nuouo Te-
stamento dal principio del mondo insino all’estremo,
et uniuersal Giudicio, con l’Effigie di molti illustri
huomini, per dottrina, per valore, e per Santità, dal
nostro primo Padre Adamo insino al tempo della
S. V. oltre molte altre figure che dimostrano l’opere
della Natura, e l’Artificio humano». E soggiunge che
dell’opera sua aveva fatto fare precedentemente una
grande tavola in rame, dedicandola al Cardinal Mon-
talto, al quale pure è indirizzata la lettera che si
legge alle pagine 6 e 7, dopo la quale è l’avverti-
mento al lettore. Il discorso ha termine alla pag. 96,
in cui è incluso un sonetto di Agostino Lopes, arci-
prete di Borbona, Sopra il ritratto del Dottor lacomo
Vivio, scultor, et inuentor dell’opera. Nelle 8 pagine
senza note che seguono si legge un’ottava di Ettore
Almerici da Pesaro, cameriere del Papa, in lode del
Vivio ; vengono poi le tavole delle materie, quella
degli uomini illustri raffigurati nel bassorilievo e un’in-
cisione in rame che rappresenta un obelisco insieme
ad altri motti ed emblemi. Segnat. A. N. di duerno.

Da questo rarissimo libro, sconosciuto finora ai
bibliografi, come più sopra ho detto, si apprendono
tutte le circostanze attinenti all’esecuzione del famoso
bassorilievo, il quale procurò all’autore, fra i tanti
onori, quello della cittadinanza romana estendibile
anche ai fratelli di lui. Anzi uno scrittore patrio, il

Massonio1 aggiunge che il Senato romano deliberò
di fare acquisto del prezioso bassorilievo per collo-
carlo nel Campidoglio, circostanza che, a quanto pare,
non si verificò in seguito, essendo l’opera rimasta
presso l’autore. Nella dedica al cardinale di Montalto,
quegli, accennando al disegno dell’opera, così s’espri-
me : « Ho voluto in una opera, e corpo stesso in bas-
sorilievo mostrar la loro eccellenza (della scoltura e
della pittura) per mezzo di una mistura à simiglianza
del marmo durabile, con cera, e colori temperata, che
dimostra la carnagione, non solo al uedere ; ma si
rende al tatto come la propria carne; cosi gli panni,
et altre cose, che di diuersi colori distinte, secondo il
lor suggetto, si veggono ». Nel primo capitolo del
libro, il Vivio tratta della ripartizione e disposizione
delle parti che componevano il grandioso bassorilievo ;
ed è pregio dell’opera riprodurre qui l’interessante
descrizione, anche perchè, in mancanza della tavola
intagliata su rame, che non mi è stato possibile tro-
vare, si acquisti un concetto esatto del lavoro in tutti
i suoi dettagli. «Tutta quest’opera (scrive il Vivio) 2
sta ripartita in diece parti, e quelle contengono in se
altre diece parti: Le prime parti distinguono l’opera :
la prima parte è tutto il contorno di essa per di fuori,
la seconda il contorno di mezzo. Questi contorni sono
ripartiti per il largo in quattro parti, e ciascheduna hà
in se due tondi ouer circoli et nel mezzo uno Ouato,
Per il lungo in altre quattro parti si ripartono, oue
non è figura matematicale, queste stanno in luogo di
colonne, si come in luogo di sbarre stanno quelle per
lo lungo, che fanno il numero di diece parti. Ciasche-
duna delle parti che stanno per il contorno, haue uno
ottangolo, salito le due parti di mezzo diuise in due
quadri, che fanno il numero parimente di diece. Il
primo ottangolo della superior, e primiera parte, è
circondato da otto tondi ouer circoli, hà poscia ne
gl’angoli quattro tondi maggiori, e dalle bande hà doi
quadri, et il simigliante sta nell’ottano ottangolo, per
diametro à questo primo. Nelle sei prime parti che
rimangono dalle bande oue sono parimente gl'ottan-
goli, stanno anco circondati da otto tondi, et vi sono
diece parti per di fuori all'ottangolo, tre maggiori di
sopra, cioè uno triangolo nella metà di due mezzi
triangoli, et altre tre di sotto, e ne gl’angoli dell’ot-
tangolo quattro imperfetti triangoli, che fanno il nu-
mero di diece parti.

« Tal che tutta quest’opera sta divisa in diece volte
diece parti, oue si contengono tutte l’historie, figure
et effigie. - Nella prima parte del contorno di fuori,
ni sono 1’historie, e figure del testamento Vecchio e
Nuouo, per le quali la generatione humana, fidele et
Cattolica si governa mentre durerà il mondo.

« Nella seconda parte del contorno di mezzo ui sta

1 Meni, degli uomini celebri dell'Aquila. Ivi, 1594, pag. 152.

2 Pag. 9 e seg.
 
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