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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 1
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D'Ancona, Paolo: Di alcuni codici miniati conservati nelle biblioteche tedesche e austriache
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0062

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DI ALCUNI CODICI MINIATI

CONSERVATI NELLE BIBLIOTECHE TEDESCHE E AUSTRIACHE

entre attendevo a frugare nelle varie biblioteche della Ger-
mania in cerca di codici miniati da artisti fiorentini, ebbi la
fortuna di imbattermi sovente in preziosi manoscritti italiani
sconosciuti o mal noti, nei quali l’arte del minio fu adoperata
con scienza e profusione non comune. Non credo inutile se-
gnalare alcuni di questi rari cimeli che fin dall’antico, attra-
verso fortunose vicende, emigrarono dalla patria, e ciò spe-
cialmente per invogliare qualche studioso a farne speciale
soggetto di lavoro e darne completa illustrazione.

Comincio col ricordare un bel Filocolo 1 boccaccesco, adesso
conservato nella Landesbibliothek Cassellana, ove pervenne
da Heidelberg, dopo un primo soggiorno nella biblioteca di Monaco. Della importanza
letteraria del codice non sarebbe opportuno parlare in questa Rivista ; del resto ai filologi,
che pur ne ignorano il valore artistico, non è sconosciuto il codicetto per le varianti non
trascurabili che esso reca rispetto alle edizioni del 1527 e 1557 date in luce in Venezia.
11 suo prolisso romanzo, così lontano dalla gaia festività del Decamerone, il Boccaccio lo
trasse, come è noto, da un altro più antico componimento francese, e lo scrisse per compiacere
a Maria, figlia naturale di Roberto, re di Napoli, di cui il poeta nella chiesa di San Lorenzo,
si era invaghito, sembra, il Sabato Santo del 1338. Compito del miniatore, dotato al pari
del poeta di doti inventive non comuni, fu di tener dietro esattamente al filo del racconto
e dare una sensibile rappresentazione di quelle mille avventure che il romanziere si era com-
piaciuto a narrare; di qui il numero stragrande delle scene miniate, di qui, inoltre, la gran-
dissima varietà cui esse sono informate. Raramente ci siamo imbattuti in composizioni d’arte
che con maggiore evidenza rendanola vita cortigiana propria alla società aulica del Quattrocento,
e quella raffinata eleganza che gli Angioini dalla loro patria di origine trasportarono nel nostro
Mezzogiorno ove doveva porre salde e profonde radici.

Nelle nostre piccole scene appaiono schiere di cavalieri coperti di elmo e chiusi entro
corazze di acciaio che si slanciano gli uni contro gli altri con le aste in pugno, arcieri ben
allineati che tendono gli archi e scoccano freccie micidiali, militi che con le spade prendono
parte alla mischia, mentre il suolo è coperto di corpi sanguinosi e rotolano le teste recise
(c. 13, 14, 15). Alle passioni umane si mescolano talora le passioni divine, e come già nella
grande epopea classica, vediamo Dee pietose che dalle altitudini dell’Olimpo non sdegnano

1 Cod. membr. (20 ms., Poet. 3) seconda metà del xv secolo, di cc. 2x0, di sesto 25.x X 33-2 con lega-
tura del xvm secolo in pelle marrone fregiata d’oro.

L'Arte. X, 4.
 
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