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GIUSEPPE SUPER T
argento dorato e adorno soltanto di doppiette, come oggi le chiamano i gioiellieri. L’inca-
stonatura delle pietre e la forma delle rosette d’argento dorato dànno a credere che allora
furono applicate alla immagine anche le quattro grandi rose parimenti d’argento dorato
insieme ad altre più piccole. Inoltre si racconciò molto alla buona la lamina d’Innocenzo III
nella cornice superiore, inchiodandovi senz’altro lamine d’argento sottilissime. I tralci che
adornano queste lamine si ripetono nel genuflessorio della donna che prega a mani giunte
(fig. 18). Essendo anche il materiale di questa immaginetta dello stesso sottile argento, par
lecito riconoscere nella donna la donatrice del nimbo e degli altri ornamenti summenzionati.
Il suo grazioso ritratto la mostra in età ancor giovanile, ed in un ricco vestiario, del quale
segnatamente rileviamo il fazzoletto da testa venuto assai di moda fin dal tempo di Santa Fran-
cesca Romana (f 1440). Lo sguardo, leggermente alzato, è per noi un indizio che l’imma-
Fig. 28 — Natività
ginetta stava presso la testa del Salvatore, a destra del nimbo. Nelle ulteriori modificazioni,
essa fu tolta. La trovai dietro la lamina di rame, e aveva l’occhiello strappato.
Al secolo XV abbiamo anche ad attribuire la chiusura degli undici fori, dei quali si è
parlato a pag. 18. Servirono a ciò pezzi d’argento che, ad eccezione di due, si vedono
riprodotti nelle figure 19-28. Soltanto i primi due furono fatti appositamente; tutti offrono
rilievi a sbalzo: un Agnus Dei con il vessillo, un Volto Santo, la Vergine col Bambino e
diversi uccelli, i quali rivelano negli atteggiamenti molto naturali un’arte progredita. Nel
piccolo gruppo della Vergine è da notare che l’artista, oltre i nimbi, ha dato alle figure
quei raggi che seppe esprimere con tanta maestria il B. Angelico. Soltanto questo gruppo
è dorato. Sembra che la doratura della lastra d’Innocenzo III fosse allora talmente impal-
lidita da non stonar troppo con l’argento.
Maggior contrasto facevano i tre medaglioni smaltati con i quali si decorò l’Acheropita
nello stesso secolo XV (fig. 28-30). La loro tecnica è la medesima dei dieci rombi della
GIUSEPPE SUPER T
argento dorato e adorno soltanto di doppiette, come oggi le chiamano i gioiellieri. L’inca-
stonatura delle pietre e la forma delle rosette d’argento dorato dànno a credere che allora
furono applicate alla immagine anche le quattro grandi rose parimenti d’argento dorato
insieme ad altre più piccole. Inoltre si racconciò molto alla buona la lamina d’Innocenzo III
nella cornice superiore, inchiodandovi senz’altro lamine d’argento sottilissime. I tralci che
adornano queste lamine si ripetono nel genuflessorio della donna che prega a mani giunte
(fig. 18). Essendo anche il materiale di questa immaginetta dello stesso sottile argento, par
lecito riconoscere nella donna la donatrice del nimbo e degli altri ornamenti summenzionati.
Il suo grazioso ritratto la mostra in età ancor giovanile, ed in un ricco vestiario, del quale
segnatamente rileviamo il fazzoletto da testa venuto assai di moda fin dal tempo di Santa Fran-
cesca Romana (f 1440). Lo sguardo, leggermente alzato, è per noi un indizio che l’imma-
Fig. 28 — Natività
ginetta stava presso la testa del Salvatore, a destra del nimbo. Nelle ulteriori modificazioni,
essa fu tolta. La trovai dietro la lamina di rame, e aveva l’occhiello strappato.
Al secolo XV abbiamo anche ad attribuire la chiusura degli undici fori, dei quali si è
parlato a pag. 18. Servirono a ciò pezzi d’argento che, ad eccezione di due, si vedono
riprodotti nelle figure 19-28. Soltanto i primi due furono fatti appositamente; tutti offrono
rilievi a sbalzo: un Agnus Dei con il vessillo, un Volto Santo, la Vergine col Bambino e
diversi uccelli, i quali rivelano negli atteggiamenti molto naturali un’arte progredita. Nel
piccolo gruppo della Vergine è da notare che l’artista, oltre i nimbi, ha dato alle figure
quei raggi che seppe esprimere con tanta maestria il B. Angelico. Soltanto questo gruppo
è dorato. Sembra che la doratura della lastra d’Innocenzo III fosse allora talmente impal-
lidita da non stonar troppo con l’argento.
Maggior contrasto facevano i tre medaglioni smaltati con i quali si decorò l’Acheropita
nello stesso secolo XV (fig. 28-30). La loro tecnica è la medesima dei dieci rombi della