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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 5
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Fogolari, Gino: La prima deca di Livio illustrata nel Trecento a Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0380

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33$

GINO FOCOLARI

gono i due consoli, a c. 75, e quello dei censori, a
c. 79, ed altri ancora tutti ricordano la fastosa e larga
decorazione marmorea veneziana.

La tomba di Publio Valerio, a c. 34 v., col sar-
cofago sostenuto da colonnine e sopra coperto da un
arco infisso nel muro, ripete il tipo del monumento
sepolcrale veneziano comune nel Tre e nel Quattro
cento. Peccato che i disegnatori abbiano messa poca
cura in cotali architetture, altrimenti si potevano ripro-
durre, senza paura di far cattiva scelta, certe vedute
complessive di città, dove i campanili quadrati sor-
gono lisci e chiusi e i tetti sono popolati di alti ca-
mini a campana, che sembrano riprodurre dal vero
vedute di Venezia dall’alto. Un’agile colonna messa
ad esclusivo ornamento nel campo gallico ove Ambi-
garo re congeda i nipoti Sigoveso e Belloveso (c. 115)
fa pensare alle colonne della Piazzetta.

Abbiamo vedute singolarissime di cortili veneziani,
come nella scena (c. 21) di pastori che uccidono
Tarquinio Prisco, e in quella del litigio tra le figliuole
di Marco Fabio Ambusto, dove sotto il verone ve-
diamo il campiello ben lastricato e in mezzo il pozzo
con la vera sui gradini e il ferro e la secchia pen-
dente dalla catena, come oggi ancora a Venezia.

Le navi sono fatte con esattezza di particolari ; la barca nella quale Cincinnato passa il
Tevere, insieme ai senatori che lo hanno chiamato alla dittatura, ha la prora alta e un rema-

c. 144 v. L. Licinio Stolone
paga secondo la legge da lui stesso proposta

tore con un piede sul ponticello di poppa e
l’altro sulla sponda sinistra che voga con un
sol remo: una specie di primitiva gondola.

Una volta, commentando un breve passo
del libro VII su Lucio Stolone che fece una
legge gravosa per i tribuni costringendoli, se
possedevano oltre una data somma, a cedere
il soverchio allo Stato, ed egli stesso Lucio
Stolone per il primo dovette sottostare a
tal legge; gli illustratori introducono un
personaggio, estraneo a Livio, ma ben noto
a Rialto: il Camerlengo de comun, che
versa da un sacchetto le monete sul ta-
volo e ride e si fa beffe del legislatore
che tanto a malincuore porta il suo denaro
alle casse dello Stato. Il tavolo è fatto in
modo singolare con una parte, forse mo-
bile, cinta intorno da un listello e solo
aperta in un punto donde, come da un im-
buto, le monete contate potevano essere
versate a doccia nei sacchi del tesoro. I
Camerlenghi della Signoria a Rialto do-
vevano avere di simili tavoli per contar de-
nari; e l’uso deve essere stato poi comune
ai banchi di cambio anche privati. Ne ab-

Vittore Carpaccio : San Giorgio degli Schiavoni
Vocazione di San Matteo. Venezia
 
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