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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 5
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0435

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BIBLIOGRAFIA

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che è rimasto ignoto fra gli autori dei progetti com-
piuti nel secolo xvi per la facciata del tempio e con-
servati nel Museo di San Petronio. 1

Non meno preziosa riesce la notizia che il Belluzzi
fornisce quando dice che recatosi a Loreto nel mag-
gio 1540, quivi fece « amicitia con maestro Ranieri
che era architetto de la Madonna » (pag. 130). Chi è
questo Ranieri? Forse, nota l’Egidi, lo scultore Ra-
nieri Nerucci da Pietrasanta. Il forse è di troppo. Il
Nerucci (che non fu soltanto scultore) era già per
altra fonte indicato come predecessore di Antonio da
Sangallo nell’ ufficio di architetto della basilica di Lo-
reto ; ma apparivano tuttavia non privi di fondamento
i sospetti espressi in proposito nelle Memorie storiche
delle arti e degli artisti della Marca di Ancona (II, 7)
da Amico Ricci: ora la testimonianza, d’incontesta-
bile attendibilità, del Belluzzi dilegua ogni dubbio e
restituisce sicuramente a maestro Ranieri il suo posto
fra gli architetti di Loreto.

Bastino questi esempi e questi cenni a dimostrare
P importanza del diario, trascritto dall’ Egidi con dili-
genza scrupolosa, illustrato da lui con un ricchissimo
commentario, ove, mentre non vi è una parola o una
notizia che rappresenti uno sfoggio superfluo di eru-
dizione, nulla manca che valga alla piena intelligenza
del testo. Così ottima è la biografia succintamente
tessuta dall’A., nella introduzione, per quegli anni
della vita del Belluzzi, che l’autobiografo stesso non
narra. L’opera dell’Egidi è, in conclusione, degna
sotto ogni aspetto delle maggiori lodi ; ma la lode
migliore che possa farsene si è (ripetiamo) questa che
in essa trova un necessario complemento una delle
vite di Giorgio Vasari. 2

Enrico Brunelli.

Andreas AuberT: Die malerische Dekora-
tion der San Francesco Kirche in Assisi,
ein Beitrag zur Lósung der Cimabue
Frage. Leipzig, Iv. Hiersemann, 1907.

Andrea Aubert, lo storico dell’arte norvegese, che
possiamo un poco considerare dei nostri, perchè ha
vissuto molto fra noi a Roma ed ama il nostro paese
quasi come una seconda patria, ha in questo volume
dato nuova prova della sua dottrina e della bontà del
suo metodo critico.

Egli intitola il suo libro semplicemente Contributo

1 Mi riferisco al progetto segnato col n. 13 nel Museo di
San Petronio; l’altro progetto pure indicato come d’autore ignoto
(n. 19) è più che palesemente opera di Giulio Romano. Per at-
tribuire al Genga quel disegno di facciata, potrebbe, coll’ indi-
zio che il Belluzzi fornisce, concorrere qualche argomento stili-
stico ; ma qui non è certo il caso di entrare in un minuto esame
della interessante questione.

2 Ci duole che l’indole di questo periodico non consenta di par-
lare del pregevole contributo dato dal Crocioni all’illustrazione del
diario del Belluzzi.

alla soluzione della questione di Cimabue, ma giunge
a conclusioni tali da farci considerare questo contri-
buto come una vera e propria soluzione dell’intricata
e difficilissima questione.

Nel suo lavoro egli ha seguito con grande rigi-
dezza come guida costante e documento sicuro lo
svolgimento della parte strettamente ornamentale della
decorazione nella Chiesa superiore e nella inferiore
di San Francesco ad Assisi. Con ciò egli è riuscito
a procurarsi alcuni capisaldi per le sue ricerche, che
altri avevano trascurato.

E veramente meravigliosa la sagacia con cui ha sa-
puto scoprire motivi ornamentali caratteristici là dove
nessuno li aveva supposti, nella chiesa inferiore. Il
ritrovare gli stessi motivi nella chiesa superiore gli
ha dato modo di stabilire che un concetto organico
unico aveva diretto la decorazione primitiva di tutto
il monumento. La grandezza stilistica di questa de-
corazione gli ha permesso di dimostrare cho lo Strzy-
govvski aveva torto quando affermava che i primitivi
decoratori di San Francesco erano stati maestri lo-
cali, poiché chiare sono invece nella parte ornamentale
le connessioni colla grande arte medievale romana.

Interessante è l’esame che egli fa delle pitture che
decorano il transetto ed il coro della chiesa supe-
riore e di cui, come tutti sanno, non è giunta sino
a noi che l’imprimitura.

Dopo un esame stilistico attento, l’Aubert ha po-
tuto stabilire che, fatta eccezione per la decorazione
pittorica delle volte e della galleria del transetto, tutti gli
affreschi nel coro e nel transetto della chiesa supe-
riore sono stati eseguiti sotto la direzione di un unico
maestro, perchè tutto vi è disegnato e composto se-
condo un solo schema ed un solo pensiero di deco-
razione monumentale.

Dal principio del secolo xvm, dagli scritti del
Wadding e del Padre Angeli sino al Cavalcasene
questi affreschi furono attribuiti a Giunta Pisano ed
a Cimabue. Fu primo il Thode ad osservare che il
pittore era stato uno solo ed attribuì tutto a Cimabue.

L’Aubert a conforto di ciò reca il contributo del
suo esame minuto della parte ornamentale che, come
abbiamo già visto, è un indice sicuro dell’unità del-
l’opera, che del resto anche iconograficamente è pen-
sata secondo un concetto organico.

L’Aubert attribuisce a seguaci del grande maestro
che ha decorato l’abside ed il transetto pure gli af-
freschi più alti nella navata della chiesa superiore, ed
in tutte queste pitture vede anche chiari i legami
con Roma.

Egli conchiude l’esame stilistico di tutti gli affreschi
con queste parole : un risultato assolutamente sicuro
delle mie indagini è di avere accertato la connessione
stilistica intima fra l'arte del maestro che ha dipinto
l’abside ed il transetto e l'arte dei pittori che hanno
decorato con affreschi la grande navata.

L’Arte. X, 50.
 
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