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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 10.1907

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Fasc. 6
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Colasanti, Arduino: Per la storia dell'arte nelle marche
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https://doi.org/10.11588/diglit.24152#0452

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4io

ARDUINO CO LASAN TI

M.C.C.C.L.X.X.X.I.I . DEL MEXE . DE MAR . CO . A DI. VI. FEFAR . S. AN-
DREA DE CHOLVCO . CITADIN . DE VENEXIA QVESTO . LAVORIER .

GVIELMVS PINXIT

Il nome di Guglielmo è finora assolutamente sconosciuto nella letteratura relativa alla
pittura veneziana del secolo decimoquarto, ma comparisce qualche volta nei documenti,
riferibile a vari pittori, senza che sia possibile stabilire a quale di essi deve attribuirsi il
trittico di Recanati.

L’arte di maestro Guglielmo è quella di un pittore ritardatario e convenzionale ; le sue
figure sono angolose, rigide, senza vita; capelli e barbe cadono come rivoletti neri o bian-
chi ; sui volti scarni si attacca la pelle bruna,
solcata da rughe profonde e da pieghe sottili;
le pupille scintillano vivacemente nella sclero-
tica bianchissima, le mani hanno dita molto
lunghe ed esili, quasi filiformi ; le vesti sono
drappeggiate sobriamente, con pieghe piatte,
non sempre illogiche ; ombre fosche si adden-
sano nelle orbite, danno rilievo alla preparazione
verdastra del dipinto, contrastano violentemente
alle luci vivaci che il pittore ama disporre sulle
barbe bianche, sulle sopracciglia, lungo le pinne
nasali, sulla convessità delle rughe, su tutte le
parti in rilievo, come se il quadro fosse rischia-
rato da una luce radente. Guglielmo si attenne
strettamente alle formule di quell’arte bizanti-
neggiante che ebbe larga diffusione a Venezia
nella seconda metà del secolo decimoquarto e,
nel gruppo dei maestri che ebbero con lui comuni
le tendenze e gl’ ideali, occupa un posto notevol-
mente inferiore a quello di Nicoletto Semitecolo e di Stefano pievano di Sant’Agnese, che
pure dipinsero prima di lui.

L’altro dipinto veneziano, la cui esistenza qui si rivela, è costituito dall’insieme di sette
tavole conservate a Fermo, nella chiesa di Sant’Angelo, frammenti di una più grande com-
posizione. Sei tavole, che dovevano formare gli sportelli laterali del polittico, rappresentano
San Michele Arcangelo, San Giacomo Maggiore, Sant’Antonio da Padova, San Giovanni
Battista, Santa Caterina e un Santo vescovo che non abbiamo elementi per poter identifi-
care ; nella tavola centrale si vede l'Incoronazione della Vergine, che ricorda molto la com-
posizione simile dipinta nel 1372 da Donato e da Catarino veneziano, conservata ora nella
collezione Querini Stampalia. Dietro l'Incoronazione, nella tavola di Fermo e in altre somi-
glianti, è disteso un velo sormontato da una mezza sfera sparsa di astri lucenti, che ci fa
pensare alla rappresentazione del cielo sotto forma di segmento stellato, abbastanza comune
nella concezione religiosa e artistica dell’alto medioevo, e a quella dello stereoma, che nelle
opere d’arte del secolo ottavo si stende dietro il soggetto a guisa di un tappeto colorato.1
Evidentemente si tratta di un’associazione incosciente di elementi rimasti nell’arte senza più
un significato determinato, usati con un intento del tutto decorativo.

L’arte del polittico di Fermo è quella di un pittore meno impacciato di maestro Gu-
glielmo e affine specialmente a Lorenzo Veneziano, da cui certamente deriva. Le propor-
zioni lunghe dei Santi, le figure stecchite e schiacciate, gli occhi dalle grandi pupille rotonde, 1

1 W. De Gruneisen, Studi iconografici compara- elùvio della R. Società romana di Storia Patria, 1907,
tivi stelle pitture medioevali romane. Il cielo nella con- 443 e segg.
cezione religiosa ed artistica dell’ alto medioevo, in Ar-
 
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