COLLABORATORI DI DONATELLO
NELL’ ALTARE DEL SANTO
ndò Donatello a Padova con tutta probabilità alla fine del 1443,1
chiamatovi dai Fiorentini colà residenti: da Palla Strozzi, dotto
e ricco uomo, cultore delle arti belle, e dal tagliapietra Giovanni
Nani, addetto ai lavori della basilica di Sant’Antonio. Dell’abi-
lità di questo maestro, poco dicono i documenti ; ma c’ è a
Padova una porta, la laterale della chiesa degli Eremitani,
che reca la data del 1443, compiuta quindi allorché Donatello
stava per iniziare i suoi lavori tra le antenoree mura. Vi sono
rappresentati i dodici mesi dell’anno in una forma poco sicura,
ma toscana certo, e con accenni donatelliani per giunta. Può
ritenersi quindi opera dello scultore fiorentino, che, nell’anno
suddetto, viveva e lavorava a Padova.2 Dopo quel precursore
di Donatello, molti altri scultori s’incontrano intorno al maestro, tutti intenti a modellare,
gettare, rinettare, cesellare e dorar bronzi: Niccolò Pizzolo, Urbano di Pietro da Cortona,
Giovanni da Pisa, Antonio di Chelino, Francesco d’Antonio da Firenze, Polo d’Antonio da
Ragusa, Giacomo di Baldassare da Prato orefice, Oliviero.3 I primi cinque insieme con Do-
natello promettevano di condurre dieci angeli a tale perfezione che si potessero dorare ; e
si obbligavano a gettare e a limare i quattro simboli degli Evangelisti. Quegli angioli e quei
simboli dovevan riporsi nella pala o ancona di bronzo che il lanaiuolo Francesco da Terzola
volle composta in onore del Santo.
La donazione del divoto avvenne il 13 di aprile 1446; e i massari aggiunsero altro
denaro, perchè l’ancona diventasse vieppiù magnifica. Si mise subito mano al lavoro ; e il
29 aprile dell’anno seguente, quando Donatello e i cinque artisti suindicati s’accordarono
coi massari deputati all’arca del Santo, per il compimento dei dieci angioli e de’ quattro
simboli, quelli già fusi, questi pronti per la fusione, l’opera era dunque assai avanzata.4 Onde
i patti stretti tra gli artisti e i massari furono stipulati evidentemente allo scopo di dare
regolarità al lavoro, d’impedire interruzioni all’opera, di stcìbilire penalità in caso di negli-
genza o di mancata perfezione ne’ bronzi.
Donatello in quell’anno 1447 doveva essere intento principalmente a gettare la statua
del Gattamelata e a scolpirne il basamento. E necessario di trattenerci su questo fatto, che
può metterne in luce altri parecchi sull’opera degli aiuti di Donatello. Abbiamo detto che
1 Gloria, Donatello fiorentino e le sue opere mira-
bili nel tempio di Sant’ Antonio in Padova. Padova, 1895.
2 Venturi, Donatello a Padova {Ld Arte, anno X,
fase. IV, 1907).
3 Lazzarini, Nuovi documenti intorno a Donatello
e all’opera del Santo, in Nuovo Archivio Veneto, nuova
serie, XIII, 1, 1906, pag. 161.
4 Gloria, op. sudd.
NELL’ ALTARE DEL SANTO
ndò Donatello a Padova con tutta probabilità alla fine del 1443,1
chiamatovi dai Fiorentini colà residenti: da Palla Strozzi, dotto
e ricco uomo, cultore delle arti belle, e dal tagliapietra Giovanni
Nani, addetto ai lavori della basilica di Sant’Antonio. Dell’abi-
lità di questo maestro, poco dicono i documenti ; ma c’ è a
Padova una porta, la laterale della chiesa degli Eremitani,
che reca la data del 1443, compiuta quindi allorché Donatello
stava per iniziare i suoi lavori tra le antenoree mura. Vi sono
rappresentati i dodici mesi dell’anno in una forma poco sicura,
ma toscana certo, e con accenni donatelliani per giunta. Può
ritenersi quindi opera dello scultore fiorentino, che, nell’anno
suddetto, viveva e lavorava a Padova.2 Dopo quel precursore
di Donatello, molti altri scultori s’incontrano intorno al maestro, tutti intenti a modellare,
gettare, rinettare, cesellare e dorar bronzi: Niccolò Pizzolo, Urbano di Pietro da Cortona,
Giovanni da Pisa, Antonio di Chelino, Francesco d’Antonio da Firenze, Polo d’Antonio da
Ragusa, Giacomo di Baldassare da Prato orefice, Oliviero.3 I primi cinque insieme con Do-
natello promettevano di condurre dieci angeli a tale perfezione che si potessero dorare ; e
si obbligavano a gettare e a limare i quattro simboli degli Evangelisti. Quegli angioli e quei
simboli dovevan riporsi nella pala o ancona di bronzo che il lanaiuolo Francesco da Terzola
volle composta in onore del Santo.
La donazione del divoto avvenne il 13 di aprile 1446; e i massari aggiunsero altro
denaro, perchè l’ancona diventasse vieppiù magnifica. Si mise subito mano al lavoro ; e il
29 aprile dell’anno seguente, quando Donatello e i cinque artisti suindicati s’accordarono
coi massari deputati all’arca del Santo, per il compimento dei dieci angioli e de’ quattro
simboli, quelli già fusi, questi pronti per la fusione, l’opera era dunque assai avanzata.4 Onde
i patti stretti tra gli artisti e i massari furono stipulati evidentemente allo scopo di dare
regolarità al lavoro, d’impedire interruzioni all’opera, di stcìbilire penalità in caso di negli-
genza o di mancata perfezione ne’ bronzi.
Donatello in quell’anno 1447 doveva essere intento principalmente a gettare la statua
del Gattamelata e a scolpirne il basamento. E necessario di trattenerci su questo fatto, che
può metterne in luce altri parecchi sull’opera degli aiuti di Donatello. Abbiamo detto che
1 Gloria, Donatello fiorentino e le sue opere mira-
bili nel tempio di Sant’ Antonio in Padova. Padova, 1895.
2 Venturi, Donatello a Padova {Ld Arte, anno X,
fase. IV, 1907).
3 Lazzarini, Nuovi documenti intorno a Donatello
e all’opera del Santo, in Nuovo Archivio Veneto, nuova
serie, XIII, 1, 1906, pag. 161.
4 Gloria, op. sudd.