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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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Venturi, Lionello: Studii Antonelliani
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0498

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LIONELLO VENTURI

dola di gotica in classica, e la mantiene proprio nella stessa posizione, più vicina all’angelo
che alla Madonna. Alla sinistra di essa, in ambedue i quadri, è l’angelo inginocchiato, avvolto
in un ampio manto, che giungendo largamente in terra forma un ammasso voluminoso di
pieghe. Le ali hanno il gomito molto rialzato al disopra della testa di Gabriele, il quale è
rappresentato nell’atto di dare il saluto : a questo scopo alza in ambo i quadri leggermente
il mento (solo nel quadro di Aix è scritto innanzi alla bocca: Ave Maria, ecc.) e allunga
il braccio come per far parlare anche le mani. Esse hanno dita lunghissime e molto fles-
sibili. Anche i volti sono assai simili nei due Gabriele : quello di Antonello è più forte, quello
francese è più fine ; ma in ambedue è lo sguardo fisso come di chi è incantato, in am-
bedue l’alta fronte è coronata da abbondanti e tortuosi capelli che ricadono fin sopra
le spalle.

Anche nella Madonna le somiglianze sono molteplici : ambedue sono inginocchiate e
avvolte in amplissimo manto che si sparge con grosse pieghe sul terreno, ambedue piegano
leggermente il volto, largo e con zigomi forti, con profondo il solco che conduce agli occhi,
con i capelli abbondanti e incollati. I limiti dell’ombreg'giatura della guancia sono gli stessi,
sebbene Antonello ombreggi con ben maggiore sapienza e produca un più forte rilievo.
La veste delle due Madonne è scollata in forma circolare, e lascia scorgere un collo robusto.
Persino l’ornamento della stanza è ripetuto in ambo i quadri. Ciò basta a dimostrare quanto
è stato supposto, che le somiglianze non sono casuali e che vi sono indizi per ritenere più
vicino all’originale comune il quadro di Aix.

Nonostante le poco giustificate proteste del Bouchot,1 ci sembra innegabile .la deriva-
zione del quadro di Aix da un modello dei Van Eyck.2 II De Loo, premesso che per il
taglio dei capelli e delle maniche il quadro si può datare con certezza tra il 1440-50, osserva
che il tipo della Vergine è Van Eyckiano ; il taglio del volto, i piccoli occhi, le palpebre
leggermente gonfiate, la piccola bocca si ritrovano nella santa che tiene tre corone (colle-
zione Rotschild) e nella moglie deH’Arnolfini (Londra, Nat. Gallery). Non solo, ma anche
la proporzione tra figure e architettura, e l’esecuzione minuziosa degli oggetti di dettaglio
sono conformi al sistema dei Van Eyck.

Le Annunziazioni conservate dei Van Eyck sono, come è noto, tre. Quella di Pietro-
burgo proviene da Bigione e la sua composizione è stata modificata per adattamento alla
forma di uno sportello laterale di ancona: perciò Gabriele deve rimanere in piedi, mutando
cosi la scena completamente. E nella stessa posizione si trova nell’ esterno dell’ anconetta
della Galleria di Dresda. Nemmeno nell’Annunziazione che decora due scomparti esterni
della pala di Gand si trovano corrispondenze di concezione con il quadro di Aix. L’angelo
è bensì inginocchiato, ma ha una mossa differente : non alza la testa come per dare l’an-
nuncio più ad alta voce, ma piega la testa in avanti, non allunga le braccia ma le avvicina
al petto. Esso è meno araldo, meno padrone di sè : è più timido, meno grave, più ingenuo.
Ma non tutte le Annunziazioni dei Van Eyck ci sono conservate: dobbiamo ricordare che
Bartolomeo Facio vide, ammirò, esaltò l’Annunziazione di Giovanni Van Eyck che al suo
tempo si trovava a Napoli, nel palazzo d’Alfonso d’Aragona,3 e che oggi è perduta.

Ma non solo nei due quadri di Aix e di Palazzolo Acreide Gabriele assume l'atteg-
giamento di araldo: anche nell’Annunziazione di Jacopo Bellini a Brescia (1444) e di Giusto
di Ravensburg a Genova (1451). Il carattere d’oltr’Alpi assunto dal quadro del Bellini è
evidente soprattutto nel volto, nell’atteggiamento, nelle vesti e nelle ali di Gabriele, ed è
carattere tanto più notevole in quanto non si è mai trovato accenno di esso in altre opere
di Jacopo. E la somiglianza fra i due arcangeli del Bellini e di Giusto di Ravensburg è
strettissima, persino nel modo di piegare il ginocchio e di alzare la mano. L’opera di Giusto

1 Henri Bouchot, Les Primitifs Frangais, Pa- Frangais, Bruxelles-Paris, Floury, 1904, pag. 35.
ris, 1904, pag. 250. 3 Bartholomei Facii, De Viris Illustribus, (1455-56)

2 G. Hulin de Loo, L’expositìon des Primitifs Fiorentine, 1745, pag. 46.
 
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