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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 11.1908

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Fasc. 5
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.24153#0505

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MISCELLANEA

453

palese che il Paimezzano si limitò a fare una ridu-
zione di qualche opera sua propria; ed egli, nel ri-
durre a più modeste proporzioni il motivo già trattato
e pertrattato in vaste pale d’altare, non seppe serbare
un equo rapporto tra le figure e l’ambiente, onde
questo difetta d’aria e di luce.

Nel 1530 il maestro dipinse il grande Presepio del
museo di Grenoble, ove ritroviamo, identiche quasi
in ogni particolare, le figure della Madonna e del
Bambino. 1 Questa, parzialmente almeno, è la fonte
diretta, che indica altresì in modo approssimativo
l’età del nostro quadretto. Ed estendendo il riscontro
alle altre piccole composizioni del Paimezzano, ov’è
trattato il medesimo o un analogo soggetto, nessuna
fra esse troviamo sotto ogni rapporto cosi affine a
questa come la Santa Famiglia, datata 1536, dal museo
di Padova. Circa il terzo decennio del secolo xvi è
in conclusione a ritenere dipinto il Presepio della
collezione Scialoja, poco prima cioè che avesse ter-
mine la feconda esistenza del Paimezzano.

Enrico Brunelli.

Due quadri del XV secolo ritrovati a Mon-
reale. — La tela del 1492, pervenuta al Museo di
Palermo dal convento della Maddalena di Corleone,
non è la sola in cui si osservi, dipinta ad olio da To-
maso De Vigilia, la figura dell’evangelista Giovanni,
in atto di scrivere l’Apocalisse, un’altra identica nel
soggetto, simile nei particolari è da molti anni custo-
dita a Monreale dall’ Ufficio dei monumenti in una
cella del soppresso monastero dei Benedettini, dove,
frugando nello scorso settembre tra gii avanzi polve-
rosi di alcune vecchie pitture, quasi tutte immerite-
voli di una collocazione migliore, mi fu dato di trarla
in luce e di riconoscerne la singolare importanza ar-
tistica e documentaria.

L’apostolo vi è rappresentato a figura intera2 dentro
un’angusta cella, seduto a destra in un seggiolone di
legno con alta spalliera a guisa di baldacchino, rivestita
di stoffa azzurra, e intento a scrivere in un grande vo-
lume, che’ gli sta dinanzi sopra un tavolo coperto di
panno verde,"stringendo nella sinistra un piccolo cala-
maio. Assorto in un pensiero profondo e mistico egli
socchiude dolcemente gli occhi cerulei e china sulle pa-
gine, segnate da minuti caratteri, il viso imberbe, quasi
femminile, adorno di un’aureola conchiliare gialla e in-

gabile coi rapporti fra il Paimezzano e il Rondinello. Ma le figure
della Madonna e del Bambino hanno un riscontro palese nelle fi-
gure corrispondenti dei quadri nn. 81 e 82 della Pinacoteca di
Bologna.

1 11 confronto si può estendere a un altro grande Presepio,
quello di Brera (n. 469), che tuttavia, per la data segnatavi (t492)>
sembra"appartenere a tutt’altro periodo della vita del maes ro. Ma
tal data è sospetta, e, addimostrarne l’inattendibilità, vale appunto
il fatto che’ iFPresepio affine di Grenoble reca l'anno 1530.

2 II quadro misura m 1.97 x 1.25.

corniciato dai capelli castagni, che gli scendono lungo
il collo. Una tunica rossa, su cui si avvolge un manto
di color turchese, gli copre le membra sino ai piedi,
ignudi nei sandali. A sinistra sopra un cassettone di
legno intagliato, si nota un leggìo con asse cilindrica,
che emerge da una corona di bianche nuvolette, e so-
stiene tre volumi aperti e altri libri chiusi, disposti a
piramide. In basso la simbolica aquila, dalle ali rac
colte, poggia gli artigli sul pavimento di marmo bianco
e nero, presso al gradino di una predella di legno, che
reca a grandi lettere il nome dell’autore e la data.

Già la menzione di un quadro con S. Giovanni Evan-
gelista del De Vigilia, nell’elenco degli oggetti d’arte,
libri e documenti scientifici di quel monastero, ceduti
dal Demanio alla Commissione di antichità nel 1867 ',
me ne aveva fatto ritenere non improbabile 1’esistenza,
confermatami in seguito dal Prof. Salinas, cui era nota
non soltanto quest’ultima vicenda, ma anche la prece-
dente rimozione del dipinto dalla Chiesa palermitana
di S. Giovanni degli Eremiti, grangia dei Benedettini,
che con lodevole zelo l’avevano di là trasportato nella
lor sede di Monreale per evitarne la completa e non
lontana rovina.

Or siccome queste notizie venivano opportunamente
ad aggiungersi a quelle fornite dal Di Marzo, che nella
sua giovinezza aveva visto, in brani, sopra un altare
dell’antico S. Giovanni l’immagine del titolare colla
firma delDe Vigilia e con Panno 1488, da lui in seguito
ritenuta distrutta 1, ben comprendevo che l’esito favo-
revole delle mie ricerche, per quanto probabilmente
utile all’incremento della pinacoteca del Museo di Pa-
lermo, nulla di nuovo avrebbe appreso agli studiosi sul
pittore della soave Madonna di Risaiaimi.

Si giudichi quindi della mia sorpresa nel constatare
sulla superficie della tela, ripulita alla meglio, accanto
al nome dell’artista, una data non mai supposta, an-
teriore non solo a quella trascritta dal Di Marzo ; ma
anche e di parecchi anni all’altra, che si legge nel più
antico lavoro superstite, che sicuramente appartenga
al nostro pittore: l’Eterno Padre col Crocifisso, del 1481,
nella borgata Settecannoli, presso Palermo 3.

Il San Giovanni di Monreale è infatti segnato :
(T)OMAVS DE \ IGILIA . P1NSIT . MCCCC . LX .
1ND . Vili, nè alcun dubbio può sorgere sull’auten-
ticità di questa iscrizione, che a differenza delle altre
parti del dipinto, offese da un ignobile restauro, si
conserva genuina, sebbene interrotta da frequenti la-
cune, che ne rendono difficile la lettura anche a breve
distanza.

L’aspetto frammentario della firma spiega e giusti-
fica l’errore, in cui cadde il Di Marzo, indicando come

1 G. Millunzj, Il Tesoro, la Biblioteca e la Chiesa di Santa
Maria Nuova in Monreale, in Archivio storico siciliano. N. S„
XXIII, 1903, Doc. LXXXII, pag. 459-

2 Di Marzo, La pittura in Palermo ne%jkmàmmento, pag. 101.

3 Di Marzo, op. cit., pag. 97.
 
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