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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

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Fasc. 1
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Pacchioni, Guglielmo: Gli ultima anni del Beato Angelico
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https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0039

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GLI ULTIMI ANNI DEL BEATO ANGELICO

ell’attività artistica di frate Giovanni da Fiesole studiati e di-
scussi più d’ ogni altro sono il periodo cortonese (che sarebbe
meglio chiamare umbro) e il periodo romano : la prima giovinezza
e l’estrema senilità del longevo pittore.

Le ricerche e gii studi fatti non hanno tuttavia definito assolu-
tamente tutte le questioni nè risolti tutti i dubbi così che si debba
rinunziare senz’altro al tentativo di conoscer meglio lo sbocciare
e il fiorire ultimo di questo artista che fu, nell’arte italiana, quale
in un fecondo giardino un gentile fiore di serra.

I dipinti che esistono tutt’ora e che con certezza assoluta sap-
piamo essere dall’Angelico stati eseguiti nell’ultimo decennio della sua vita (1445-1455) si
riducono a due : gli affreschi della cappella Niccolina e gli affreschi del Duomo d’Orvieto.

Intorno a queste, due opere vogliamo ora concentrare il nostro studio; di altre (quali
gli Sportelli dell’Annunziata ora all’Accademia fiorentina) che tutte o in parte si potrebbero
con qualche fondamento attribuire a questo periodo avrò ad occuparmi altra volta.

* * *

Le pitture del Duomo d’Orvieto furono eseguite nell’estate del 1447: su questa data
non esiste alcun disaccordo nè vi è alcuna possibilità d’incertezza.

Meno precisamente e meno correttamente si è, invece, determinata la data delle storie
dipinte nella cappella vaticana e a questa mi pare si debba portare qualche correzione.

A queste pitture si assegnano dalla critica gli anni che vanno dal 1449 al 1455 (anno
della morte del pittore) ammettendo un indeterminato periodo d’interruzione dopo il 1450.
Si dovrebbe invece, se le ragioni che ora esporrò sono valide, spostare di qualche anno
questa che è l’ultima opera eseguita direttamente dal maestro che ci sia stata conservata,
e portarla agli anni 1447-1449.

I documenti pubblicati dal Muntz stabiliscono che fra Giovanni fin dal 1447 lavorava,
insieme con i suoi garzoni, alla chapella di santo Pietro. A Roma però egli dovette venire
qualche tempo prima di questa data,1 ma, poiché mancano i registri della Tesoreria segreta

1 L’errore del Vasari che fa andare l’Angelico a
Roma per chiamata di Niccolò V, anziché di Eugenio IV,
fu già notato dal padre Marchese e tutti gli scrittori
d’arte a lui posteriori sono d’accordo nella rettifica.
Ecco come i documenti pubblicati dal Muntz defini-
scono la questione: il 13 febbraio (1447) nel convento
di S. Maria sopra Minerva muore il pontefice Eu-

genio IV; il 9 marzo è eletto papa Niccolò V, poi
solennemente incoronato ai 19 dello stesso mese. Un
pagamento fatto il 23 di maggio a frate Giovanni
di 40 ducati e 28 fiorini per il tempo che va dal /j
dì marzo a tutto il maggio ci fa certi che l’Angelico
stava già lavorando alle sue pitture nella cappella di
santo Pietro, sette giorni soltanto dopo il termine del

L’Arte, XII, i.
 
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