Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 12.1909

DOI Heft:
Fasc. 1
DOI Artikel:
Pacchioni, Guglielmo: Gli ultima anni del Beato Angelico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.24137#0040

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
GUGLIELMO PACCHIONI

2

di Eugenio IV dal 1435 al 16 marzo del 1447 non ci è possibile fissare il momento della
sua venuta se non per congettura. La tradizione formatasi nel convento di S. Marco e dal
Vasari accolta nelle sue Vite narra come l’arcivescovado di Firenze prima che a S. An-
tonino fosse da Niccolò V offerto a frate Angelico e come questi pregando il pontefice di
esonerarlo da un tal carico indicasse il suo austero compagno come meglio degno di que-
st’ufficio. L’elezione di S. Antonino avvenne nel 1445, due anni prima della esaltazione del
cardinale Tommaso Parentucelli al papato: essa non potè perciò certamente essere opera di
questo papa, ma se nell’aneddoto vasariano è qualche fondamento di verità, esso deve ri-
ferirsi a Eugenio IV e non più a Niccolò V.

Ma, se non par molto verosimile l’offerta del vescovado di Firenze a frate Giovanni
meno ancora si potrebbe spiegare come il papa mandasse a interrogarlo sulla scelta del
vescovo il pittore o come questi desse un consiglio non richiesto.

L’aneddoto è stato per questo senz’altro rigettato dalla critica come privo di qualsiasi
fondamento storico. Bisogna però notare, prima di negare alla tradizione ogni credenza, che
tutta la inverosimiglianza del racconto vasariano sparisce quando si voglia ammettere che
l’Angelico si trovasse già in Roma nel tempo.in cui per la morte del Zabarella il papa
doveva esser nel pensiero di nominarne il successore.

E così appunto dovette essere: a confortare questa supposizione si presta il racconto
che di questo episodio fa uno dei più antichi biografi dell’Angelico, don Silvano Razzi;1
dice egli che fra Giovanni — vedendo sopra pensiero il pontefice — nello scegliere un ec-
cellente pastore alla chiesa fiorentina gli additasse S. Antonino come il più degno di quel-
l’ufficio. Nello stesso modo racconta il fatto Francesco Castiglioni, segretario e biografo di
S. Antonino, che aggiunge esplicitamente che l’Angelico stava allora lavorando nella cap-
pella pontificia.2

Si può dunque con certezza fissare per la venuta dell’Angelico alla corte papale la data
del gennaio o febbraio 1445 (S. Antonino fu eletto vescovo nel marzo; apzichè quella del 1446
stabilita dal Douglas o del 1447 sostenuta da meno recenti biografi ; Ta data 1445 era già
stata messa innanzi, ma senza precise ragioni dal Milanesi, seguito poi da molti altri scrit-
tori ; e sono perciò lieto di poterla ora sostenere con qualche attendibile argomento.

Se l’Angelico dal 1445 abbia atteso sempre alle pitture della cappella del Sacramento
(abbattuta poi da Paolo III Farnese; non ci dicono i documenti ma è assai probabile ; la
cappella non era ancora finita però alla fine del 1449 poiché l’ii settembre di quell’anno
troviamo che si compera dell’azzurro da servire per la chapella di santo Pietro.

Senza dubbio il nuovo papa Niccolò V non volle aspettare che fossero del tutto ter-
minate le pitture della cappella del Sacramento per commettere al pittore la decorazione
del suo studio e l’Angelico dovette per un paio d’anni circa attendere contemporanea-
mente a entrambi i lavori. Le pitture del sacello privato del papa furono infatti comin-
ciate assai prima del settembre 1449 poiché tra i documenti pubblicati dal Muntz ve n’è
uno del 15 febbraio 1448 in cui di queste pitture si parla come di cosa già in corso.3 Es-

conclave dal quale uscì eletto Niccolò V e sei prima
della incoronazione del nuovo papa. Non si può dunque
non ammettere che il pittore non si trovasse già a
Roma negli ultimi mesi del regno di Eugenio IV.
Aggiungasi poi che in altro pagamento, anch’esso del
23 maggio, è detto che Iac'nomo d’Antonio da Poli,
uno dei garzoni dell’Angelico, lavorava alla cappella
fino dal i° marzo. Le pitture furono dunque senza
dubbio incominciate assai prima della elezione di Nic-
colò V, e solo per la lacuna de’ registri della Teso-
reria papale ce ne manca la riprova nei documenti.

1 Vite dei Santi e Beati Toscani. Firenze, 1593,
voi. I, pag. 746.' È citato anche dal padre Marchese.

2 La lettera è inserita anche dai Bollandisti in Acta
Sanctorum.

3 Dice il documento « (1448) : die XV Februarii dicti
anni praefatus Robertus depositario de mandato ut
supra retinuit ad manus suas pecunias infrascriptas
et primo fìorenos similes quinquaginta quinque, so-
lidos decem monetae romanae prò totidem per eum
solutis prò duabus libris azuri ultramarini prò pictura
capellae secretae D. N. Papae — Arch. segr. del Va-
 
Annotationen